Il raggio traente: dalla fantascienza alla realtà

Creato il 08 settembre 2010 da Zonwu

Per chi, come il sottoscritto, è appassionato di film di fantascienza, uno dei congegni più affascinanti in assoluto è il raggio traente. Tramite un raggio di energia, un'astronave è in grado di attrarrne un'altra, trascinandolo come se i due oggetti fossero attaccati tramite un cavo.
Il raggio traente è sempre stato considerato come uno strumento irrealizzabile, frutto della fantasia di scrittori di fantascienza. Ma potrebbe (in una versione un po' diversa) diventare realtà nei prossimi anni grazie ad una ricerca della Australian National University, che ha creato un apparecchio in grado di spostare piccole particelle attraverso l'impiego della luce.
La manipolazione di particelle non è una novità: da anni i laboratori di tutto il mondo sono in grado di spostare di qualche millimetro particelle minuscole, applicazioni definite "pinze ottiche". Si tratta essenzialmente di strumenti in grado di spostare particelle delle dimensioni di un batterio, a patto che il bersaglio si trovi in immersione in un liquido.
Ma la tecnica messa a punto da Andrei Rhode è molto più sofisticata, ed in grado di ottenere risultati su scala estremamente più vasta. Il "raggio traente" (nome improprio, lo so, ma spiega bene il concetto) è in grado di spostare nell'aria oggetti dalle dimensioni di poco inferiori al millimetro ad oltre un metro e mezzo di distanza.
La nuova tecnologia sfrutta il riscaldamento dell'aria attorno al bersaglio, riscaldamento ottenuto tramite un raggio laser. Il laser in questione è particolare: ha un nucleo freddo, che funge da "canale" entro il quale la particella non incontra particolare resistenza rispetto al calore generato dal rivestimento ottico di questo condotto.
All'interno del canale centrale viene inoltre iniettata una piccola quantità di luce, per fare in modo che un lato della particella si surriscaldi generando la spinta necessaria a farla muovere lungo il raggio laser.
Rhode sostiene che la nuova tecnica sia in grado di funzionare anche a distanze superiori da quelle testate in laboratorio. "Con le particelle ed i laser che usiamo, credo che 10 metri di spostamento nell'aria non rappresentino un problema. Abbiamo ottenuto una distanza massima di 1,5 metri, distanza limitata dalle dimensioni del tavolo ottico del laboratorio".
Freniamo la fantasia se già pensiamo ad ascensori spaziali o raggi traenti alla Star Trek. Questa metodologia infatti non funzionerebbe nello spazio.
Perchè? Perchè funziona attraverso il riscaldamento di un gas (o di una miscela, come l'aria), e nel vuoto spaziale non è possibile sfruttare alcun gas.
Sulla Terra tuttavia si possono trovare innumerevoli applicazioni per questa tecnologia: si potrebbero, ad esempio, ideare metodi di trasporto sicuri per batteri o sostanze pericolose, senza metterli a contatto con alcuna superficie e senza la possibilità di far subire loro traumi da urto.
"C'è la possibilità di utilizzare sfere vuote come mezzo per trasportare agenti chimici, o contenitori microscopici, ma sarà necessario lavorare ulteriormente per verificare cosa accade dentro le sfere in termini di calore" precisa David McGloin, fisico dell'Università di Dundee.
Tractor beams come to life

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