In un Paese normale, uno che abbia una moralità diffusa, un senso civico radicato, una sensibilità pubblica sana, un personaggio come Emilio Fede avrebbe troncato la sua carriera già con la sua implicazione nel crack di Lele Mora. Invece il più servile dei servitori di Berlusconi, l’uomo che meglio incarna lo standard del buffone di corte, dell’essere prono al potere, del cane che lecca le briciole che cadono dal tavolo dei potenti se ne sta ancora a dirigere uno dei sette telegiornali nazionali più diffusi.
E ci sta nonostante l’ultimo scandalo, che sia vero o no, relativo a presunti fatti illeciti con una banca svizzera. Fede nega, forse è vero che è tutta un’invenzione, ma il punto non è questo. E non è, in fin dei conti, nemmeno il fatto che continuiamo a vederlo apparire in televisione e arringare il pubblico secondo i suoi convincimenti. Il punto è proprio il pubblico che continua a seguirlo.
Ci sono milioni di Italiani che assistono al suo telegiornale, che non si indignano, che non lo reputano degno di biasimo. Ci sono Italiani che lo ammirano. Ditemi se questo fa sperare bene per il nostro popolo.
Luca Craia