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Il razzismo si sconfigge creando le premesse per l'inclusione

Creato il 17 dicembre 2011 da Ppcaserta
Il razzismo si sconfigge creando le premesse per l'inclusioneL’assassinio di Mor Diop e Modou Samb a Firenze e l’incendio appiccato al campo rom della Cascina Continassa, a Torino, sono soltanto gli ultimi tragici capitoli di quel razzismo diffuso che non è possibile imputare semplicemente alla cattiva politica. Sarebbe riduttivo persino nel caso, il primo, del gesto di un isolato, con legami in parte da chiarire con l’estrema destra; e lo sarebbe a maggior
ragione nel caso, il secondo, di una folla inferocita indirizzata, dalla falsa confessione di una violenza sessuale di una ragazzina,verso un bersaglio considerato evidentemente credibile, per essere già posizionato in un punto preciso dell’immaginario.Venuta meno una maggioranza illiberale che ha fatto della violenta campagna d’odio contro i romeni, e della xenofobia in generale, i fulcri dei suoi successi elettorali, non è evidentemente con ciò venuto meno il razzismo come problema. L’odio seminato e, ove è stato possibile, tramutato in legge dello Stato, non manca di continuare a produrre i suoi frutti marci.Ma sarebbe un errore pensare che la colpa sia solo della cattiva politica, perché il cancro del razzismo alligna nel senso comune. Prima ancora che nelle fiamme appiccate ad un campo rom, immagine purtroppo non inedita in Italia; prima ancora che nella banalità del male incarnata in un balordo che una mattina falcidia due vite a caso; prima ancora che in qualunque altro gesto di razzismo esplicito, il razzismo è già pienamente leggibile, per esempio, nell’appellativo di “extracomunitari” che in troppi utilizzano per designare i cittadini di nazionalità romena, comunitari non da ieri ma dal 2007. Berlusconismo e leghismo non hanno creato il razzismo, lo hanno, semmai, strumentalmente cavalcato, amplificato, reso pensiero autorizzato, sdoganandolo come oggetto d’opinione. Come se il razzismo fosse un punto di vista come un altro e non una vergogna.Il danno che la cattiva politica può fare è incalcolabile. Per un’intera stagione politica, mille Gianluca Casseri si sono sentiti legittimati, laddove un paese pienamente civile e democratico si sforza di tenerli ai margini, non cessando di indicare un’altra idea della società e della convivenza civile.Tra politica e società esiste un rapporto complesso. La politica ha un ruolo fondamentale in quanto, tra l’altro, può valorizzare e promuovere le energie migliori di un paese o, viceversa, frustrarle e far leva sugli istinti peggiori. Purtroppo in Italia, e più manifestamente dal 2008 in poi, si è verificato il secondo caso. Alla situazione che vivono i cittadini di etnia rom, poi, si dovrebbe dedicare un ampio capitolo a parte. È ancora al senso comune che occorre rivolgersi, prima che altrove, per trovare le radici della discriminazione. Anche molti sedicenti non razzisti pensano che, sì certo, non è giusto dare alle fiamme un campo rom, ci mancherebbe, ma come negare che i rom siano un problema. L’opinione che esista una “questione rom” è innegabilmente diffusa, se non altro nella forma della tacita accettazione di tale idea. Lo dimostra il fatto che l’espressione “questione rom” è adottata disinvoltamente anche da molta informazione, come ha fatto notare Daniele Sensi. L’Europa di inizio Novecento era imbevuta di dottrine antisemite, e anche allora non pochi sedicenti non razzisti erano convinti che gli ebrei rappresentassero in fondo un problema, insomma che esistesse una “questione ebraica”. Qualche decennio dopo, qualcuno si premurò di fornire la “soluzione”.In Italia un problema sicuro esiste, affligge gli immigrati e si chiama razzismo. Quello palese, cui troppo a lungo abbiamo assistito impotenti. E quello latente, che di quello palese è sempre la premessa, e si nutre di ignoranza diffusa, non meno che dell’indifferenza dei più.Ora, finita una stagione di governo nella quale la xenofobia è stata al suo posto tra gli ingranaggi della macchina del consenso, sarebbe davvero tempo di affrontare il problema alla radice. Io credo che questo potrebbe farlo soltanto una sinistra consapevole, capace di esprimere una visione e di governare – e sia chiaro che al momento una tale sinistra, all’orizzonte, non c’è.Eppure le indicazioni sulla via da intraprendere non mancherebbero, un segnale forte e chiaro sulla necessità di mettere in cima all’agenda politica inclusione ed integrazione è provenuto dal presidente delle Repubblica Giorgio Napolitano, e anche la creazione di un ministero per l’integrazione va in una direzione, in linea di principio, del tutto desiderabile.Ma occorre reimpostare l’intera problematica risolutamente in termini di cittadinanza e diritti, lavorando, quindi, su quelle condizioni che rendono possibile l’inclusione a cominciare, per esempio, da un dispositivo efficiente per l’apprendimento dell’italiano, che in Italia manca ed è sempre mancato, al netto delle aberrazioni leghiste. In generale, si tratta si promuovere l’inclusione sociale ancorandola saldamente al diritto, che è cosa ben diversa dal lasciare che degli immigrati si occupino, come in molti casi avviene, per lo più le associazioni di volontariato o le organizzazioni religiose. La sinistra dovrebbe farsi carico di questo compito con un’organicità ben diversa da quella che fin qui ha saputo esprimere. Non possono bastare generiche prese di posizione, dichiarazioni d’intenti o incoraggiamenti. Il problema del razzismo non può essere additato solo quando esplode in tutta la sua violenza, bisogna rimuoverne le cause profonde, lavorare ai nodi strutturali mai veramente affrontati, creare le condizioni per l’integrazione e l’inclusione. Per ora, un governo di estrazione democristiana ha già dato, su questo tema, e in poco tempo, segnali che a sinistra dovrebbero suscitare qualche imbarazzo e contribuire ad avviare una riflessione su quanto poco in fondo si sia fatto. Anche quando si poteva.

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