Il Re della Giordania partecipa direttamente all’attacco aereo che causa più di 50 morti tra i combattenti dell’ISIS
Il Re di Giordania Abd Allah II l’aveva detto che ci sarebbe stata una risposta severa all’uccisione del pilota catturato e bruciato vivo dall’ISIS, ma nessuno si sarebbe aspettato che in prima fila, a guidare l’attacco aereo che avrebbe fatto 55 morti tra le file dello Stato Islamico, ci sarebbe stato proprio lui: sua maestà il Re in persona.
E proprio il Re della Giordania pare aver causato la morte di un combattente dell’ISIS conosciuto come il “Principe di Ninive”, in una sorta di conflitto biblico/religioso del nuovo millennio.
D’altra parte, Abd Allah II aveva dichiarato che il pilota ucciso era “figlio di tutti i Giordani” e che la sua morte non sarebbe stata vana. Lo stesso Obama aveva offerto le sue condoglianze al Re, definendo l’assassinio vile, e specificando che l’unico effetto che avrebbe avuto sarebbe stato quello di compattare ulteriormente la comunità internazionale contro il barbaro ISIS. Più o meno la stessa cosa era stata esplicitata anche dal Primo Ministro Israeliano, Benjamin Netanyahu, a testimoniare la vicinanza dei più disparati paesi alla lotta contro lo Stato Islamico.
Prima dell’attacco aereo, la Giordania aveva risposto all’uccisione del pilota giustiziando due prigionieri jihadisti, impiccati, ma il padre del pilota ucciso aveva dichiarato, supportato da un’opinione pubblica densa di ira, che ciò non era abbastanza.
La lotta contro l’ISIS dunque prosegue, e ogni giorno ad ogni barbarie commessa risponde una comunità internazionale sempre più coesa nel voler estirpare questa formazione estremista, quasi come un cancro che si sta diffondendo nel medio oriente, ma che, disorganizzato e povero, sta lentamente accusando i colpi della chemioterapia delle forze alleate.