Il re è morto, viva il re!

Creato il 28 maggio 2010 da Gadilu

di Francesco Palermo

Ci sono persone predestinate, che sembrano avere il privilegio di poter scegliere persino il momento della propria morte. Silvius Magnago era tra questi. La sua scomparsa segna simbolicamente la fine di un’era nella storia dell’autonomia, quella della costruzione e del consolidamento, e ne apre un’altra, quella dell’età adulta.

Non vi è dubbio che Magnago sia stato non solo il padre dell’autonomia ma anche il “padre della patria” sudtirolese. I suoi figli – l’autonomia e la patria sudtirolese – si trovano ora catapultati nell’età adulta, perché la morte di un padre costringe improvvisamente a diventare adulti. Anche se il passaggio di consegne era avvenuto da tempo, la sola presenza fisica del padre nobile manteneva un legame con l’epoca della sua guida, che ora viene necessariamente meno.

Diventare adulti significa camminare consapevolmente con le proprie gambe, assumersi in pieno le proprie responsabilità, e preparare il terreno per le future generazioni, senza per questo perdere il collegamento, a questo punto solo ideale, con l’insegnamento dei padri.

L’età adulta pone all’autonomia nuove pressanti sfide. Magnago ha speso la sua vita nella costruzione bilaterale dell’autonomia: il suo principale lavoro è consistito nella delimitazione dello spazio di autogoverno della Provincia nei confronti di Roma, e ci è riuscito benissimo. Oggi la scommessa è quella dell’autonomia multilaterale, in cui i rischi ma soprattutto le opportunità arrivano da diverse parti: certo dallo Stato italiano, ma anche dall’Unione europea, dalle altre organizzazioni internazionali (da cui possono venire stimoli e limiti importanti in una serie di questioni aperte, come la gestione della convivenza), dall’Euregio e dalle altre forme di collaborazione tra i territori. Per farvi fronte e cogliere tutte le opportunità di questa nuova era è necessaria un’autonomia che sappia muoversi su vari piani. Un’autonomia che non si chiuda in difesa ma interagisca al meglio con una moltitudine di attori, compresi quelli espressi dal pluralismo e dalla vitalità della società civile e dell’economia. Ai tempi di Magnago governare era più semplice, perché si trattava solo tra leader, ma anche più difficile, perché si giocava su un solo tavolo, e perdere lì significava perdere tutto. Oggi la società è assai più articolata, la politica è in crisi di rappresentatività, il potere dei leader è vincolato da un maggiore pluralismo, ma nel contempo si gioca su più fronti, e le battaglie non sono più esistenziali. Si può anche perdere qualche volta senza che questo metta in pericolo il sistema. Nell’epoca di Magnago non era così.

Anche la “patria” entra nella fase adulta. Il Sudtirolo non può più essere visto, interpretato e proiettato come il territorio di insediamento e “di proprietà” delle minoranze tedesca e ladina, da proteggere e tutelare contro il rischio dell’assimilazione. Non è più il fortino della piccola minoranza che si difende dall’assedio di 60 milioni di potenziali nemici. E’ un territorio fortemente autonomo in un contesto europeo, in cui anche gli italiani e i molti stranieri si sentono e devono sentirsi a casa. Un territorio ricco, con grandi potenzialità ancora inespresse e molto ancora da fare, dalle infrastrutture alla cultura. Non è più un’economia familiare da assistere con fondi pubblici per poter sopravvivere, ma la terra di imprese importanti che competono a livello mondiale. Non è più una provincia di soli contadini, ma esporta un numero crescente di cervelli in giro per il mondo. E’ questa la nuova patria territoriale, costruita grazie all’opera locale di Magnago, che ora entra in una dimensione globale.

Quando muore un padre, se ne ripercorre la vita attraverso gli esempi. L’esempio di Magnago è stata la sua condotta integerrima e irreprensibile, la sua vita dedicata ai principi, la sua lontananza dalla politica come privilegio di casta. Persino l’aspetto fragile, magro e sofferente, il rifiuto ostentato del lusso, hanno contribuito a creare l’immagine di un politico dedito interamente alla sua missione, con una forza morale inversamente proporzionale alla prestanza fisica. E anche questo gli ha consentito di spuntarla di fronte a governi romani deboli e progressivamente sempre più corrotti, fino al collasso di tangentopoli. Sotto questo profilo, di eredi ne ha lasciati pochi.

La morte di un padre apre nuove sfide alla vita che continua. Il modo migliore per onorare i padri e la loro memoria è saper partire da dove loro hanno lasciato e andare oltre. E’ ciò che ogni buon padre si augura per quando non ci sarà più.



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