Un’ammenda pr non aver fatto in tempo a commentare l’ottimo fondo di Francesco Giavazzi uscito sul Corriere Torpori e colpe (che ricorda molto Ombre e nebbie di Woody Allen).
Giavazzi ci informava ieri (per chi non se ne fosse accorto) appunto che il Re è nudo (attacco del pezzo) perché tutto quello che i governanti europei ci hanno raccontato negli ultimi quattro mesi sul superamento della crisi erano, nella migliore delle ipotesi, alate speranze. Nell’ipotesi un po’più cattiva, balle fottute. Con l’aggravante che è più o meno l’unica cosa che abbiamo avuto, a livello di politica economica, dall’inizio dell’anno: parole, promesse, fatti pochissimi. E così non si esce dalla reccessione.
La crisi greca insomma, non è una barzelletta. E non è solo greca. Con l’aggravante che in Italia i giornali tendono comunque a minimizzare gli effetti sull’economia , che proprio bene non sta, anzi. Proviamo ad analizzare qualche balla fra le più diffuse:
- Maiali sono gli altri, mica noi: l’orrendo acronimo PIGS (maiali) che sta a indicare i paesi a rischio default nell’area euro è stato coniato ormai nel 2008 da Financial Times e Wall Street Journal. E sta a indicare Portogallo, Italia, Grecia e Spagna, non Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna come si affannano a scirvere i quotidiani italiani (Corriere in primis) nell’ansia di spiegare che noi non siamo fra i cattivi, che Tremonti è un genio, che malgrado il debito pubblico oltre il 125% del Pil da noi è diverso. Ma in quale film? Giusto i più avveduti parlano almeno di PIIGS con due I. Ma se i prossimi ad avere un declassamento di rating saremo noi, per favore non siatene sorpresi. Malgrado l’ultima relazione dell’INPS sui conti più o meno in ordine continuiamo ad essere il paese europeo dove la gente va in pensione più presto e comincia a lavorare più tardi. Nel frattempo l’elenco delle aziende che stanno chiudendo i battenti e lasciando a casa la gente diventa chilometrico. Non c’è da stare tranquilli…
- Da noi la disoccupazione è cresciuta meno per esempio rispetto alla Spagna dove ha superato il 12% mentre da noi è ancora sull’8,4% (come se fosse poco). Peccato che la Spagna calcoli la disoccupazione su circa il 90% della popolazione in età da lavoro e noi su poco più del 60%, che equivale alla percentuale di popolazione che effettivamente almeno ci prova a lavorare. Le casalinghe, gli studenti fuori corso e i delusi di lungo periodo, semplicemente, non entrano nel conto, così come molte partite Iva che nascondono situazioni di sottoccupazione o disoccupazione di fatto. Conclusione: se si rifanno bene i conti (quante persone non lavorano ogni 100 adulti abili) salta fuori per la Spagna una percentuale del 10,8, in Italia dell’11,9. Insomma, stiamo peggio noi. Qualche mese fa lo aveva sottolineato il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, si è visto attaccare all’arma bianca da quel gentiluomo del ministro del Lavoro Claudio Scajola.
- La crisi finanziaria è passata. Basta leggere larticolo di Federico Rampini su Repubblica di oggi (anche online) sui Signori del rating per mettersi un po’ di angoscia addosso. Rampini parla di “sindrome di Stoccolma”, l’amore del sequestrato per il suo aguzzino, nel descrivere il rapporto fra i governi e queste agenzie (Standard & Poors, Moody’s e le altre) e fra queste agenzie e le banche imbroglione che hanno mandato a pallino Wall Street (e l’economia mondiale). Quello che non dice papale, ma che è stato scritto più volte, è che i giudizi di questi signori (che sono aziende private a scopo di lucro) nel migliore dei casi sono disinformati, nel peggiore interessati. E, questo sì, sono loro a decidere la qualità del debito pubblico di un paese perché i governi stessi gli hanno dato questo potere. A questo punto i casi sono due: o si ridiscute a livello internazionale perché questi signori possono, per idiozia o per denaro, mandare a pallino l’economia mondiale e si pone rimedio alla mostruosa stortura. Oppure, ma facciamolo subito, cerchiamo anche noi di corromperli. Perché non sarebbe molto carino e neanche furbo lasciare che ci declassino facendo esplodere la spesa per gli interessi sul debito pubblico.
- Abbiamo già toccato il fondo. Vabbé che a parlare di umana solidarietà ormai in questo paese si fa solo la figura dei coglioni (e ai bambini di Adro niente pappa, tanto i figli degli immigrati sono tutti obesi) ma se vi prendete la briga di leggere su Repubblica (anche online) i resoconti di Ettore Livini su come se la passa le gente in Grecia qualche brivido arriva. Cominciate a pensare cosa succederebbe da noi se ai dipendenti pubblici dalla sera alla mattina amputassero due mensilità di stipendio all’anno e a tutti gli altri prospettassero un taglio del 30% della retribuzione…
Siamo proprio sicuri che da noi non succederà mai? Sarebbe bastato un po’ più di irrigidimento da parte dei tedeschi nel porre mano al portafoglio per la crisi greca o semplicemente ancora un ritardo e rischiavamo di trovarci così anche noi. Entro qualche settimana, non chissà quando.
Ma certo, i giornali devono parlare delle litigate (vere o preseunte) fra Berlusconi e Fini. Se intanto finiamo a ramengo, pazienza…