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Il “Re Sole” dei miei stivali

Creato il 08 dicembre 2012 da Casarrubea
Luigi XIV il Re Sole

Luigi XIV il Re Sole

Con quell’umorismo inglese che Monti ha dimostrato di avere in quest’anno di governo che ci separa dalla bancarotta in cui Berlusconi ha lasciato l’Italia, alle soglie dell’inverno del 2011, il nostro premier ci ha regalato, ancora una volta, un’immagine efficace del suo predecessore. Quella di un sovrano che governava sul mondo intero e con un potere immenso, perché, quando in Europa il sole tramontava, le terre del suo regno situate all’altro capo del globo terracqueo venivano illuminate dalla luce di un nuovo giorno. Privilegio che capitò a diversi regnanti nell’età moderna e di cui, in quella contemporanea, allo stesso modo di quanto accadeva a Luigi IV, il “Re Sole”, o ai successori di Carlo V, alcuni più modesti uomini comuni si sentono investiti. Per la loro convinzione di essere di altra natura dalla specie umana, fatti di una qualità divina, senza la quale, il loro essere mortale non li collocherebbe in questo mondo, ma direttamente nell’aldilà.

Perciò comprendiamo il sentimento di deprivazione di cui soffre Monti, quando ci fa sapere, senza indicare a chi si riferisce, che il “Re Sole” lo ha abbandonato e che, perciò, una grande ombra fredda e oscura rischia di abbattersi sull’Italia. Per fortuna conosciamo gli abissi infernali da cui risalgono certi diavoli e ne avvertiamo gli effetti con gli spostamenti che provocano, come durante i movimenti sismici, o dopo che un territorio è stato devastato dalle fiamme. Rimangono a terra grandi fenditure, le case appaiono abbattute, la cenere della combustione sovrasta ogni cosa, la desolazione della distruzione, domina ogni scena.

Ora sappiamo che Berlusconi, oltre alla proprietà privata di reti televisive, testate di giornali e settimanali, squadre sportive e quant’altro, ha anche la proprietà personale di un partito politico, il Pdl, che dipende a comando dalle sue decisioni. Alcuni dei suoi dirigenti avevano per un attimo assaporato l’aria della libertà, della competizione delle primarie. L’avevano, diciamo meglio, annusata, come i segugi, i cani da tartufo o da selvaggina. Avevano persino deciso la data del 16 dicembre come la più idonea per le consultazioni. Il padre-padrone se ne stava a sbirciare, da dietro una tendina, sulla scena, facendosi delle grosse risate. Quando non ne ha potuto più e ha visto che le cose stavano per prendere una piega troppo libertina, ha tirato le redini e ha bloccato la carrozza che stava prendendo la sua corsa. Un fischio, un colpo di frusta e tutto è tornato al suo posto. Così, bando alle chiacchere, ciascuno si è messo in riga. Tutto è accaduto a pochi giorni dalle primarie del centrosinistra, dove non è che ci siano stati tanti reali concorrenti a Bersani. Ma qui, in ogni caso, non si può dire certo che sia mancata almeno una parvenza di democrazia, come analogamente, ma in modo più avanzato dal punto di vista delle tecniche mediatiche, accade nel partito/movimento di Beppe Grillo. Dove basta un clic per candidarsi. Ed un altro clic per uscire fuori dalla competizione.

Tra due eccessi di sfaldamento della democrazia, quello del padre-padrone che chiama a raccolta il suo popolo sbandato e quello del profeta virtuale che lancia le sue reti mediatiche, le primarie del centrosinistra sono apparse come un’anomalia tra le tante cose belle e giuste che ci circondano. Perchè ormai i tempi sono questi. Siamo abituati a camminare con la testa in giù e i piedi per l’aria. Se ogni tanto vediamo che qualcuno cammina come madre natura ci ha insegnato a fare, lo chiamiamo pazzo. Purtroppo dentro una cornice che vede comunque il popolo italiano turbato dalla rabbia e dallo sconcerto e che preferisce astenersi dal voto piuttosto che partecipare direttamente per aggiustare la gamba al cane, visto che zoppica vistosamente.

Il sarcasmo della parabola montiana ha perciò un significato più generale di quello che si possa cogliere nel semplice valore metaforico che gli ha voluto attribuire il premier. Che il “Re Sole” si avvicini o pensi di farlo, o si allontani da ogni razionalità e buon senso, lascia del tutto al loro posto le cose: la prospettiva di medio termine in cui l’Italia potrà risolvere i suoi problemi o cominciare a tentare di farlo, la mancanza di linee credibili di sviluppo dell’economia, il sostegno alle imprese e alla produttività, la risoluzione dei problemi dei giovani e degli anziani, il processo delle riforme ancora da attuare. E chi più ne ha più ne metta. Ma le sfide sono sfide e in tempi di guerra tirarsi indietro è da disertori. Ciascuno dovrebbe ora fare la sua parte. Se Berlusconi vuole cimentarsi con se stesso, sarebbe un errore e un fatto improduttivo proibirglielo. Che sperimenti la sua estrema fragilità politica e la sua inconsistenza nell’attuale panorama politico. Gli uomini che miracolosamente gli hanno dovuto spianare la strada lo agevoleranno ancora di più. Finalmente sanno a chi rivolgersi per essere confermati o disconfermati nella loro subalternità al potere. Non c’è nulla di peggio dei morti che vogliono sopravvivere a se stessi, quando da vivi non hanno fatto nulla per questo tentativo paradossale. Anzi, si sono comportortati come quei fantasmi che a furia di fingersi tali e di gridare al lupo hanno reso la scena incredibile, finendo sbranati dai lupi che temevano.

Giuseppe Casarrubea


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