In questo momento il mercato valutario è al centro di tante discussioni. Dollaro USA preso tra i fuochi dell’incertezza. Euro forte malgrado i PIIGS, Franco Svizzero usato come valuta rifugio.
Tutto vogliono sapere che succederà in futuro. Dove arriverà il cross EUR/CHF o il classico EUR/USD.
Come sempre i mercati valutari sono i più complessi ed articolati, in quanto i fattori che possono influenzare i vari cross sono veramente molteplici.
Come è ormai tradizione, l’Economist aggiorna periodicamente quell’indice da loro stessi creato ovvero : il Big Mac Index . L'indice si basa sulla teoria della parità di potere d’acquisto ( PPP ) . Prendendo come parametro il bene di consumo della nota casa americana McDonald’s (Big Mac), vengono presi i vari prezzi di listino, tenendo poi conto del tasso di cambio. Il risultato come sempre è molto interessante anche se, come dice lo stesso Economist, un po’ fuorviante. Infatti non è corretto paragonare il Big Mac “Made in USA” con quello “Made in China”. I costi di produzione sono ben diversi. Occorre bilanciare l’analisi con un parametro diverso. E questo parametro è il reddito pro-capite medio.
Ovviamente i numeri cambiano subito di aspetto, in quanto se dall’analisi grezza lo Yuan risultata sottovalutato di un 44% rispetto al dollaro USA, a seguito della parametrizzazione col reddito, la sottovalutazione si abbassa sensibilmente.
Il grafico che ne deriva è molto interessante : da questo si ricava che il real brasiliano è fortemente sopravvalutato, mentre il Dollaro USA, Yen e Sterlina sono sottovalutati. E la Cina? Secondo questo innovativo metodo, addirittura lo Yuan sarebbe correttamente valutato. Con la metodologia precedente, invece, la sottovalutazione (assieme a quella indiana) sarebbe fortissima.
Fin qui la voce dell'Economist . Il mio contributo alla comprensione dell'indice e dei suoi risultati vole però essere un altro .Da persona non proprio a digiuno di economia e soprattutto ha vissuto gli ultimi 7 in Brasile posso dire che in realtà il prezzo di un prodotto come il Big Mac e non solo del Big Mac non è dovuto semplicemente ai suoi componenti di materiale , lavoro e spese generali : quello è il costo del prodotto NON il prezzo di vendita .Il prezzo di vendita dipende dal concetto di valore percepito dal consumatore e di conseguenza da quanto è disposto a spendere per ottenere quel valore percepito . Mi spiego meglio . Il Big Mac che negli States è un prodotto per le fasce medio basse della popolazione ( o almeno lo era prima della crisi ! ) non è percepito così in Brasile . Qui andare al Mac Donald è per molte famiglie ancora un lusso che non tutti possono permettersi . Spendere R$ 15 per un panino+patatine+cocacola significa per una famiglia di 4 persone la bellezza di R$60 . Per intenderci io pranzo al ristorante la Panela Velha per R$ 5,5 a buffet ovvero senza limiti di peso . Pertanto se proprio vogliamo fare un indice allora l'equivalente in Brasile del Mac Donald è il ritorantino popolare e del Big Mac il Prato Feito !
Per concludere , pur concordando sulla attuale supervalutazione del real NON concordo con i dati dell'Economist che danno il real sopravvalutato del 149% semplicemente per la differenza di prezzo del Big Mac . poichè il Big Mac in Brasile è ancora un alimento di elite come la pizza che è altrettanto cara .
Infine una osservazione personale : Mac Donald non vende panini con hamburger come molti pensano ma vende coca cola e patatine fritte , il panino è solo pubblicità ! Avete notato a quale assurdo prezzo pagate la coca cola e le patatine che accompagnano immancabilmente il panino ?