Di Alberto Stigliano
Un destino da redattore in una grande casa editrice e uno stagista da avvisare?
«Il blackberry!»«No.»«Il nostro nuovo reader per leggere gli eBook!»«No.» «E allora… va be’, dai, te lo meriti: un aumento!»«I soliti cento euro “che però sono un inizio, vedrai tra un anno…”?»«Questa volta soldi veri, ti do duecent… centocinquanta euro! Be’, è un inizio… cioè, volevo dire, è una bella cifretta…»«No.»«Eddai Antonello, sii ragionevole… se vai via tu qui mi crolla tutta la baracca, lo sai, no? Che mi vuoi prendere per la gola? Andiamo…»«Bravo, andiamo. Cioè, io vado, tu fai un po’ quello che vuoi.»«Senti, ma non ti piacerebbe avere un po’ di tempo in più per te, eh? Che vieni a fare tutti i giorni, sempre il primo a entrare, l’ultimo a uscire… Poi tu non vieni da Garbagnate? Un bel viaggetto avanti e indietro… Trenitalia dovrebbe farti un monumento!»«Gessate.»«Va be’, insomma, non sono molto pratico di quei posti lì… Insomma, non ti piacerebbe avere un po’ più di tempo per te?»«Certo. Infatti anche questo è uno dei motivi per cui voglio andarmene.»«Davvero? Ma allora siamo a posto, scusa! E che problema c’è, io ti offro un bel part time! Vieni quattr… du… tre volte alla settimana! E adesso Lillo ha preso pure la nuova scimmietta, lì, quello stagista muto, che ti può dare una mano…»
«Sentito?» mi fa Lillo, acquattato con me dietro al gabbiotto del nostro editor. «Oggi lezione di vita aziendale. Apri bene le orecchie, caro il mio muto.» Mi piego ancora di più sulle ginocchia senza aggiungere altro.
«Non è questione di part time. È che non ne posso più di firmare contratti a progetto ogni sei mesi, ma si può sapere qual è ’sto progetto? Ne ho firmati undici in cinque anni!»«Be’, però sai, nel frattempo sei diventato caporedattore…»«Sì ma neppure così mi avete assunto. Sul contratto ancora c’è scritto che devo occuparmi della realizzazione dei titoli x y e x, “nei tempi e nei modi che riterrò più opportuni e bla e bla e bla…”, che tradotto significa che devo venire qui tutti i giorni a fare orario d’ufficio. E niente ferie, niente liquidazione, niente garanzie sul futuro… ho più di trent’anni e devo ancora chiedere ai miei una mano con l’affitto e con l’assicurazione della macchina… E pregare di stare sempre bene.»«Bene?»«Di salute!»Il capo si gratta le parti basse e guarda Antonello con occhi spiritati.«Fuori non è meglio di così, lo sai vero?» riattacca poi per convincerlo a restare.«Può darsi. Però mi fa strano che lo dica tu, visto che sei sempre qui. Ma poi io voglio proprio cambiare… Basta con le richieste di copertina, le prove colore, la carta uso mano…”«La che?»«Niente, lascia perdere.»«E che vorresti metterti a fare? Tu sei un intellettuale vero, Antonello…»«Un intellettuale volontario. Non so… produrre vino? Fare il cameriere a New York per qualche mese? Fare il giardiniere e il redattore free lance? Non lo so ancora…»«Mah. E da quando vorresti andartene?»«Oggi è il mio ultimo giorno.»«Cooosa? E da domani io come faccio a mandare avanti la redazione? Potevi darmi qualche mese di preavviso…»«Il contratto non lo prevede. Leggi bene: nessun diritto, nessun obbligo… ah scusa, forse questa seconda parte vale solo sulla carta…»
Lillo ha i lucciconi. «Antonello è sempre stato il mio miglior allievo» dice. «Sta facendo quello che avrei fatto io se non avessi amato troppo questo lavoro. E se ai tempi miei non fosse stato diverso, dopo due anni mi avevano assunto. Hai capito quello che sta facendo lì dentro, stagista?»«Si sta licenziando.»«Vedi che allora sei fesso davvero? Non puoi licenziarti se non sei assunto. Ma puoi “dichiarare concluso il contratto di lavoro”, questo sì. Non te lo dimenticare mai.»«Me lo ricorderò.»«Bravo. E adesso torniamo di là prima che ci becchino, la lezione extra è finita.»Torniamo alle nostre scrivanie in silenzio, e avverto l’indefinita sensazione che capirò il senso di questa mattina nel giro di qualche mese.