Recensione a cura di Francesca Battistella
Romanzo epocale più che romanzo storico Il regalo del Mandrogno si svolge attraverso un secolo abbondante: dalla battaglia di Marengo agli anni ’40 del novecento, fra Alessandria, Casale e Genova con alcune puntate nella capitale.
Tre famiglie, i Montecucco, i Bailo e i Baventore intrecciano le loro vicende personali con le guerre d’indipendenza, i moti risorgimentali, la nascita del regno, la Prima Guerra Mondiale e infine l’approssimarsi della Seconda. Il fil rouge che le accomuna, e al tempo stesso le separa, è in verità più ‘rouge’ di quel che s’immagini. Parliamo infatti dell’ufficialetto francese Isidoro Chénousset – rosso di capelli e sciupafemmine incallito – giunto in Italia al seguito di Napoleone Bonaparte. Ferito durante la battaglia di Marengo, sarà un Mandrogno a
condurlo sul suo carretto nella tenuta del Cucco per affidarlo alle cure di Rosina Bosio sposata al padrone Giovacchino Montecucco ancora senza eredi. Cure così amorevoli che da queste nascerà Napoleone Montecucco dall’incredibile destino. Prima scavezzacollo, poi carbonaro e infine, in età avanzata, Canonico in odore di santità. Attraverso di lui, la maledizione dei capelli rossi seguiterà a sparigliare le carte fino alla fine del racconto. E forse, il regalo del Mandrogno è proprio questo: la variabile ignota che scompagina le vite di ben quattro generazioni.
Riassumere le quasi novecento pagine di questo magnifico affresco sarebbe arduo. Basterà dire che il romanzo è suddiviso in sezioni le cui tre principali sono il romanzo di Rosina, il romanzo dello zio Canonico e il romanzo di Paoletta inframmezzati da intermezzi, preceduti da un prologo e seguiti da un epilogo. Travestiti da ultimi discendenti delle tre casate originarie, i fratelli Erizzo si fanno detective e narratori fingendo di ricostruire attraverso le carte scovate in un vecchio armadio nella tenuta del Cucco le complesse vicende familiari.
Giocato sul registro dell’ironia a tratti davvero sottile, sull’attenta e precisa descrizione psicologica dei caratteri, la narrazione si sbilancia solo nelle lunghe e articolate spiegazioni afferenti la causa di separazione nel Romanzo di Paoletta. In quanto avvocati, è probabile che gli Erizzo non siano riusciti a resistere alla tentazione di illustrarsi. Detto questo, a libro chiuso, i personaggi del Regalo restano a lungo nei nostri cuori, così ricchi e complessi nella loro profonda umanità, tanto nel bene quanto nel male.
Pubblicato la prima volta nel 1948, Il regalo del Mandrogno fu scritto a quattro mani fra il giugno del 1940 e l’aprile del ’44 da Pierluigi e Ettore Erizzo, alessandrini di nascita, ma veneti per parte di padre; avvocati e combattenti durante l’ultimo conflitto mondiale, morti rispettivamente nel 1962 e nel 1979.
Chiudo con alcune parole della bella nota introduttiva a questa edizione del 2001 a firma di Giovanni Tesio: “A romanzo concluso … piace tornare su personaggi e oggetti … : la pendola del Cucco, la moneta d’oro, il gioco dei tarocchi, le notti gremite, le primavere estrose, i tanti cani, le molte cacce, i rituali contadini, i modi provinciali…”
E ancora:
“Come sempre è la scrittura…a strappare un mondo al suo oblio, a mantenerne in vita i profumi e i colori.”
Buona lettura.
Francesca Battistella
Dettagli
- Copertina flessibile: 832 pagine
- Editore: Araba Fenice; 2 edizione (1 settembre 2004)
- Lingua: Italiano
- ISBN-10: 888677110X
- ISBN-13: 978-8886771108