Marlyn Monroe sosteneva di non toglierlo neanche quando andava a dormire; su facebook è stato creato un gruppo che grida amore per chi ne fa a meno.
Sono 97 anni che è stato creato e se ne parla ancora giornalmente con grande interesse.
Quel gran genio dell’ereditiera Mary Phelps Jacob, meglio nota come Carezza Crosby, un bel giorno del 1914 ha deciso che le donne per maggiore comodità avrebbero dovuto buttare tutti quei bustini, corsetti e fasce. Per deliziare il loro, in quell’epoca decisamente abbondante, lato A ha pensato ad una fascia elastica dalle sembianze paracadutistiche che avesse lo scopo di esaltare le forme senza togliere il respiro.
E’ la teoria della massimizzazione delle risorse: massimo rendimento minimo sforzo!
Erano gli anni della prima guerra mondiale ed è ironicamente ipotizzabile che un indumento così semplice da togliere potesse essere utile quando, per ovvi motivi, “il gatto di casa” per lunghi periodi mancava.
Del resto mai teoria è stata più azzeccata: quando il gatto non c’era le donne di casa ballavano più comode. Gli anni passano, il gatto torna e l’utilizzo di quel capo vestiario così utile e comodo diventa indispensabile.
I bisogni cambiano con la presenza costante dell’uomo di casa e il reggiseno si adatta allo scopo di ravvivare, con qualche pizzo in più e mooltaaa stoffa in meno, i desideri notturni e (si spera anche) diurni di mariti abituati a vedere la moglie da 15 anni nello stesso letto.
Quanto poco bastava e basta a questi maschietti per fargli girare la testa…
Gli standard fisici a cui aspirare diventano quelli da top model.
Le donne, che per natura nascono con la tendenza a vivere la vita come una sfida, assecondano l’idea che, seppur nate con 1 metro e mezzo di statura e una struttura ossea da competizione, possano diventare, con dieta e palestra, delle Naomi Campbell in miniatura.
La fantasia a noi donne non è mai mancata…
Il punto è che nell’impegno eccessivo dedicato a tentare di diventare le “Claudia Schiffer” dei poveri, l’unico a perderci davvero è il nostro meraviglioso decoltè che da abbondante balcone mediterraneo che era si trasforma in balconcino, fino ad arrivare alle dimensioni attuali di davanzale a un’anta sola.
Gli sforzi iniziali della signora Phelps sono così vanificati? Certo che no.
La creatività ha supplito la mancanza di materia prima e per riempire quel vuoto si è inventato il divistico push- up e per aiutare le più sfornite, vuoi perchè sfortunate, vuoi perchè particolarmente assidue nelle diete del minestrone, le case di intimo attuali hanno addirittura esagerato con il super push up.
Aggiungo un pensiero alle ragazze che, leggendo, staranno rosicando pensando che a loro, i chili messi sorvolano la parte alta del corpo depositandosi, senza chiedere permesso, direttamente sul lato b! Tranquille ragazze, quando si indossa un super push up nessuno noterà il braccino un pò corto di madre natura.
Rivolgo, nel chiudere, una domanda finale alla signorina Phelps.
Mia cara Mary, tirando di nuovo in ballo la precedentemente citata teoria della massimizzazione delle risorse e conscia del fatto che lì dietro ad armeggiare talvolta sarebbero stati gli uomini, nella sua genialità, non poteva optare per una chiusura un pò più comoda che avrebbe sicuramente risparmiato qualche: <<amore fai tu, io con sto coso non ci riesco mai>> che sega pesantemente ogni briciolo di romanticismo???