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Sullo sfondo in grigio il grattacielo della Hadid, a destra la Cattedrale de la Major e il Museo "Regards de Provence" e di fronte al mare, in un angolo paludoso su cui non c'era nulla se non un vasto hangar, il J4, poi demolito, sorgono queste due prodezze della modernità architettonica. Il primo progettato da Stefano Boeri è tutto bianco, spunta dalle acque ed è come sospeso nel vuoto, il secondo appare come un incredibile virtuosismo di pizzo d'acciaio a firma di Rudy Ricciotti. Si chiamano "La Villa Méditerranée" dedicata a mostre sulle varie forme d'espressione del bacino mediterraneo e "il MuCEM" (Museo delle Civiltà d'Europa e del Mediterraneo), primo museo nazionale francese delocalizzato in provincia.
A fare da legame e continuità fra passato e presente, fra il Fort Saint Jean, iniziato nel XII° secolo e di cui l'ingegnere militare Vauban, grande esperto di fortificazioni in tutta la Francia, ha provveduto a erigere gli spalti difensivi secondo i desideri del Re Sole e i due splendidi esempi dell'architettura del presente, c'è un ponte o meglio una passerella che non ha bisogno di commenti perché parlano le immagini.
Vedendo certe prospettive esterne del Museo Cocteau progettato da Ricciotti a Mentone (mentone-e-i-molari-di-jean-cocteau.html) avevo espresso qualche perplessità, ma di questa sua realizzazione marsigliese da qualunque parte la si guardi vien da dire solo che è semplicemente straordinaria. Un cubo di vetro circondato tutto all'intorno da una passerella di cemento, sorta di musciarabia aperto sul mare realizzato in BFUPH ( béton fibré ultra haute performance). Chiaramente non capisco nulla dei dati tecnici, ma è evidente che l'originalità non concerne solo le forme ma anche le innovazioni di materiali e di costruzione. Il MuCEM vuole essere non solo museo ma luogo di incontro culturale a tutto tondo della ricchezza e delle diversità dei popoli che da occidente come da oriente affacciano sul Mare Nostrum, aperto cioè a molteplici iniziative e manifestazioni.Sul tetto dalla vista mozzafiato tavoli all'aperto per consumatori di panini ma anche ristorante con fior di cuoco stellato, due librerie, auditorium, atelier per bambini, uno spazio audio-visivo, spettacoli e concerti, in programma di tutto e di più. All'interno due mostre temporanee entrambe interessanti, protagonista sempre il Mediterraneo.La prima si intitolava "au bazar du genre", mi verrebbe da tradurre "il casino dei generi" vari modi di essere donna e di interpretare la variegata e complessa gamma della femminilità con un occhio di riguardo per lesbiche e trans nei diversi paesi dell'area mediterranea passando con grande scioltezza da virago tutte muscoli con i tacchi a spillo a reggiseni pizzi e merletti, da manifesti e foto che proclamavano "né puttane né sottomesse" (ni putes ni soumises) a una variopinta scelta di chador.La seconda mostra, stupenda, continuerà fino a gennaio e s'intitola "Noir et bleu, une rêve méditerranéen", il nero e il blu, Goya e Mirò, ombre e sole. Un percorso fra visioni e rappresentazioni, un invito al racconto e a un viaggio che visita attraverso quadri, sculture, foto, documenti tutte le realtà mediterranee partendo dal XVIII° secolo per arrivare fino ai nostri giorni. Mi ha particolarmente colpito il "Registro degli indesiderabili del Consolato Reale d'Egitto a Smirne", documento esibito per la prima volta al pubblico secondo la sottostante didascalia. Non si va tanto per il sottile, prostituta francese, anarchico o bolscevico italiano in fondo è la stessa cosa, tutti ritenuti pericolosi per l'ordine pubblico e quindi espulsi. Colpisce anche la ricchezza dei particolari nel pur sintetico testo: il Signor Angelo Lofru per esempio avrebbe otto denti d'oro nella mascella superiore, Anna Pinchon per fortuna ha la fronte, il naso, la bocca e le orecchie normali, però è alta e grassoccia. Qui siamo nel 1926, ma mi domando se nei moderni registri computerizzati sia poi tanto diverso.
Risultato di una lunga riflessione sullo specchio, in mostra l'opera "Mar Mediterraneo" di Michelangelo Pistoletto del 2003-2007, un tavolo- specchio in cui di fronte ai tragici risvolti delle primavere arabe l'artista sembra invece proporre il riflesso delle diverse identità, l'amore per la ricchezza delle differenze, non una sedia uguale all'altra. Non mancano anche riflessioni e testimonianze artistiche su questo Mediterraneo divenuto "cimitero marino" come testimoniano quasi giornalmente le acque di Lampedusa. Tanta luce e spazi bianchi alla "Villa Mediterranea" di Stefano Boeri. Questo edificio anche lui a vocazione culturale, ha come obbiettivo quello di favorire l'accoglienza e una rete di contatti fra gli attori della cooperazione internazionale, addetti ai lavori e pubblico. Anche qui programmazione artistica molto diversificata, concerti, teatro, danza, cinema, incontri e mostre tematiche. Era in allestimento il prossimo evento e abbiamo solo visitato gli spazi. A questo punto credo che il concetto sia chiaro, a Marsiglia il Mediterraneo è il solo vero protagonista.
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