Quest’articolo per presentarvi qualcosa di fondamentale nella pratica terapeutica, ma anche qualcosa di molto importante nel percorso autoconoscitivo, quando nella quotidianità ci troviamo nella necessità di dover cambiare qualcosa della nostra condotta, che si è rivelata disfunzionale al raggiungimento di un qualche nostro obiettivo.
Sto parlando del relativismo dei fatti mentali.
Perché questo, poiché ciò rappresenta il fulcro del cambiamento.
Parlare di assoluto sicuramente i più ne rimarrebbero sbigottiti… direbbero ma come assoluto se l’assoluto non esiste, a meno che si intenda osare assumendo come assoluto Dio o Allah come dir si voglia con tutti i suoi vari rappresentanti profetici: Maometto, “Gesù”, ecc., ma nonostante ciò appare oggi ormai più che chiaro, che anche nell’area mistica, di assolutamente certo non c’è proprio un bel niente!
Non si può più identificare il divino con l’assoluto a meno che si abbandoni la logica a favore della fede religiosa, ma sappiamo che di fedi religiose ce ne sono tante, per cui anche in questo caso, appare impossibile assumerne una come assoluta, quando siamo consapevoli della presenza di altre, le quali potrebbero essere altrettanto valide.
Ma spesso ci volgiamo al mondo reale con la stessa fede irrazionale con cui ci dirigiamo al divino. Per cui poniamo per necessità, il più delle volte inconsapevolmente quindi senza una minima riflessione, come assoluto dei riferimenti che oggettivamente non lo sono.
Le norme culturali (la sovrastruttura: per es. la cultura occidentale od orientale o araba o ancora le culture primitive tipo tribali presenti in alcune popolazioni dell’Africa centrale o presso gli ultimi aborigeni del continente australe; ecc.) ne sono l’esempio, e l’etica e la morale che sono all’interno, ne costituiscono i riferimenti comportamentali per eccellenza, che erroneamente sono creduti assoluti.
Ognuno di noi possiede all’interno del suo sistema pensante, la sua etica e la sua morale che non sono altro che la sottocultura partorita dalla sovrastruttura culturale. Ed è proprio ciò che vige nella maggior parte dei casi, ed in maniera assolutamente irremovibile, come guida del nostro comportamento.
Le rigidità assolutizzanti e preconcette ne sono l’esempio. Esse rappresentano i punti di riferimento del sistema cognitivo, i concetti fondamentali, con i quali valutiamo il mondo e noi stessi. Sono proprio tali concetti che costituiscono ciò che di “assoluto” vige nella nostra struttura mentale.
Assolutismo/relativismo dicotomia impossibile se non solamente accademica, per cui cercherò di farvi giungere alla consapevolezza dell’inesistenza di certezza assoluta, ma solamente relativa che a nostro “piacimento” consideriamo assoluta.
Tale consapevolezza sarà di vitale importanza, poiché è proprio sul relativo che noi poniamo come assoluto, che si basano gran parte delle nostre difficoltà nell’affrontare la realtà quotidiana: l’origine dei nostri nevroticismi, l’incapacità di spostarsi facilmente, potendo così costruire il mondo e noi stessi da un diverso orizzonte, da una differente angolazione, un’angolazione dissimile da quella che s’impone coattivamente al nostro vivere.
La dimostrazione è semplice basta pensare, come già accennato, alle differenti sovrastrutture culturali ancora esistenti sul nostro pianeta. Esse possiedono come riferimenti assoluti elementi diversi, ed è chiaro che ogni cultura è diversa da un’altra nella misura in cui questi elementi relativi vengono assunti come assoluti.
…continua…