
Iniziato lo smantellamento del relitto della nave russa Lepse
Dopo anni di scandali e proteste è iniziato lo smantellamento della nave Lepse, da oltre 20 anni ferma nel porto russo di Murmansk. La nave militare sovietica, ormeggiata in banchina ad Atomflot nel 1988, è piena di combustibile nucleare esausto e rappresenta un grave pericolo per le persone e l’ambiente della Russia nordoccidentale. Nella stiva sarebbero presenti centinaia di tonnellate di materiale radioattivo, in buona parte danneggiato da un incidente che portò all’abbandono della nave.
Progettata nel 1934, abbandonata in un fiume in Polonia e recuperata nel 1961, la Lepse venne utilizzata come nave d’appoggio per la flotta dei rompighiaccio russi, di cui ritirava il combustibile nucleare esaurito e ricaricava i reattori, diventando negli anni ’80 una pattumiera sull’acqua e contribuendo allo scarico di scorie radioattive nel Mar di Barens durante la Guerra Fredda.
La nave verrà rimorchiata al Nerpa (un cantiere navale specializzato) e tagliata a segmenti, successivamente verrà fornita l’attrezzatura necessaria per la gestione dei rifiuti tossici. Circa 23 milioni di euro è il costo dell’operazione di rimozione stimato dalle autorità russe.
«La tecnologia impiegata dipenderà dalla condizione delle barre di combustibile nucleare esaurito», spiega Alexander Nikitin, presidente della fondazione ambientalista Bellona. «Quelle che possono essere estratte saranno rimosse dalla nave e inviate alla Mayak Chemical Combine, negli Urali meridionali. Altre che sono danneggiate, come quelle provenienti dal rompighiaccio Lenin, avranno bisogno di tecnologie di rimozione che dovranno essere specificamente inventate allo scopo».
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