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Il renzismo, da Farinetti a Fantozzi

Creato il 14 luglio 2014 da Alessandromenabue
Che cos'è il renzismo? Se lo chiede oggi Andrea Scanzi in un post sul blog del Fatto Quotidiano: "E’ difficile descrivere qualcosa che, come cifra distintiva, ha il nulla. E il renzismo, ideologicamente e contenutisticamente, è il nulla o quasi". Forse per questo piace tanto agli italiani: fuffa agghindata con belle parole, una parvenza di modernità, rapidità (poco importa se inconcludente) e modi spicci. Un Bruno Cortona del 2000 in salsa toscana: dopo più di mezzo secolo gli italiani ancora subiscono il fascino di quell'irruento cialtrone, splendidamente tratteggiato da Vittorio Gassman nel film Il Sorpasso. Eppure anche il renzismo ha bisogno di contenuti, perlomeno di facciata: a questi ha pensato Oscar Farinetti, patron di Eataly e stella polare dell'ideologia renzina. Nel suo post Scanzi cita i ragazzi del portale Amaroblog e la loro cronaca della terza serata della rassegna "Il libro possibile", che ha visto tra gli ospiti Farinetti. Questo è il loro resoconto: "Venerdì sera al Libro Possibile di Polignano a Mare era pieno di gente fortunata. Tantissima gente ottimista e fortunata che volendo può lavorare e guadagnare quanto vuole! Parola di Oscar Farinetti, il renzismo fatto orsacchiotto. ‘Dicono a questi ragazzi di Renzi che le loro riforme sono incostituzionali. Ma chi se ne frega! Basta che lavorino’. Yuppi! Fanculo Travaglio e la sua ossessione per la democrazia autoritaria. Con la riforma di Renzi il segretario di un partito del 20% potrebbe arrivare a nominare il 55% di parlamentari e governare indisturbato senza contrappesi? Chissene! Who cares? Basta con questi giornalisti che ci danno ogni giorno cattive notizie. ‘Noi dobbiamo essere fortunati’. Capito? Dobbiamo!? Che si fotta il pessimismo (e anche la semantica). Dire. Fare. Amare. Nell’era renziana, caro 43% di giovani disoccupati, per essere fortunati basta volerlo! Altrimenti ci penserà Farinetti a globalizzare anche le torte delle vostre nonne e lasciarvi un decimo della percentuale". Ancora Scanzi: "Ecco: il renzismo è questo. E’ sete di potere, ambizione sfrenata, dilettantismo ai massimi livelli, autoritarismo sbarazzino, slogan e promesse, hashtag e supercazzole. Obbligo alla positività, azzeramento dell’opposizione, arroganza benedetta dall’informazione. Ed è l’elogio acritico e dissennato del “fare”: non importa poi cosa si fa, e se quel che si fa è un orrore antidemocratico persino peggiorativo del già orrendo status quo preesistente".
Appunto: l'elogio acritico e dissennato, l'esaltazione aprioristica e dogmatica, il servilismo elevato a professione, a volte nemmeno ben remunerata. Molti associano il renzismo al berlusconismo, eppure il pregiudicato di Arcore era assai più divisivo mentre Renzi ha conquistato quasi tutti. Non solo: Berlusconi stesso ha sempre provveduto al sostentamento di molti dei suoi lacchè, e questo spiega la loro fedeltà. Ben difficilmente un cane morde la mano del padrone che lo nutre. I renzini vanno oltre il semplice interesse materiale: la loro ruffiana cortigianeria è mera questua al banchetto del Re Sole (più spesso un Re Sola) di turno, nella speranza di arraffarsi qualche brandello di potere. Non più cani ma giullari.
In un paese la cui società resta ancora quella descritta da tante commedie all'italiana, forse chi può descrivere al meglio il renzismo è quella maschera inventata nel 1968 da Paolo Villaggio: Fantozzi. Torna alla mente una celebre scena del secondo capitolo della saga dedicata all'impiegato dell'ufficio sinistri:

In fondo il renzismo è questo perchè questa, decenni dopo, resta l'Italia: ossequiosa e viscida. Forse un giorno qualcuno troverà il coraggio di ribellarsi alla sua condizione di patetico valletto e si conquisterà i suoi meritati novantadue minuti di applausi:
Forse accadrà. Nel frattempo è meglio non coltivare illusioni: prepariamoci a molti anni di montaggio analogico.

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