Il Renzismo – Sfenomenologia.

Creato il 15 novembre 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
di Rina Brundu. C’é voluto Matteo Renzi per mettere finalmente d’accordo Carlo De Benedetti e Silvio Berlusconi. Il primo – durante una recente intervista ad un noto quotidiano – ha definito il Premier “spregiudicato”; in precedenza, il secondo lo aveva descritto come character dotato di grande e invidiabile cattiveria. In tempi non sospetti si era espressa – in termini altrettanto “elegiaci” – anche la nomenclatura storica del PD ma, mercé la scarsa credibilità di cui godeva in quel particolare momento storico, in pochi hanno prestato la dovuta attenzione. Altri, che sono per la maggior parte gli anonimi commentatori di notizie lo chiamano “il bomba”, “Mr Bean” e chi più ne ha più ne metta. Ne deriva che se tutti costoro hanno usato parole non troppo lusinghiere sul renzismo-imperante un motivo ci sarà, o no?

Tra i tanti episodi accaduti di recente che “confortano” queste “cogitazioni”, opinioni (?), ce n’é uno a mio avviso abbastanza grave. È quello che riguarda l’esposto fatto da due rappresentanti del M5S contro un ministro della Repubblica e sul quale la procura interessata avrebbe aperto un fascicolo. Dato che le indagini sono ancora in corso non è dato sapere se la denuncia avesse ragione d’essere oppure no, ma è giusto pensare che qualora l’esposto fosse senza fondamento i denuncianti dovrebbero risponderne com’é nella logica delle cose. Ciò che “spaventa” e preoccupa è però quello che si leggeva sui giornali di ieri, ovvero di un una sorta di contro-denuncia preventiva che avrebbe presentato un importantissimo Corpo dello Stato alle dipendenze di quello stesso ministro (e dunque con i soldi del contribuente), a difesa delle proprie ragioni; contro-denuncia che sarebbe condita di moniti contro questo o quel giornale che si sarebbe interessato all’argomento.

Dato lo status-quo meglio non dire troppo ma, mi chiedo, quando mai in una nazione moderna e democratica si tollererebbe tutto questo? Non ci sono già gli organi preposti a fare eventuale giustizia? Perché non attendere il loro responso primo di procedere oltre? E da quando in qua in Italia non si può commentare e criticare, dubitare, sulle questioni che riguardano la spesa pubblica? Bene, benissimo (se in dubbio e se hanno correttamente valutato i rischi del loro operato), hanno fatto i rappresentanti del M5s a procedere come cani di guardia del Sistema, perché proprio di una simile tipologia di pedine abbiamo attualmente bisogno. C’é l’ha insegnato la storia passata, la storia presente e la storia di oggi, laddove è di poche ore fa la notizia dell’ennesimo scandalo tangentaro che avrebbe coinvolto addirittura un ministro dell’ex governo tecnico, ma non dovevano essere i migliori?

Si salvi chi può perché davvero qui non si salva nessuno!

Ma quali sono, almeno secondo me e a macro-livello, gli elementi del renzismo che lo rendono sicuramente uno degli “ismi” più pericolosi della storia dell’Italia moderna?

La sovra-esposizione mediatica – In altri tempi, i cultori dell’anti-berlusconismo a tutti i costi, poco inclini ad usare circonlocuzioni retoriche, non avrebbero esitato a parlare di “regime”. In epoche ancora più datate, oltre-cortina, nessuno avrebbe osato criticare il Sistema a viso aperto ma tutti avrebbero dovuto recarsi all’annuale parata militare (un mandatory-task), ad incensare le virtù del leader, mentre gli organi di informazione deputati si sarebbero occupati di diffondere il “vangelo” ai quattro venti. Più o meno quello che fanno attualmente tutti i telegiornali del servizio pubblico, impunemente e a dispetto di qualsiasi elementare etica norma di par-condicio: non ce n’é uno che non apra con il faccione sorridente del leader, fatto salvo il caso in cui si trovino “costretti” a dare notizia di una qualche nuova alluvione in questa o quella città d’Italia; in codesta situazione il poster digitale gigante scompare all’istante come smaterializzato da raggio alieno sconosciuto che tutto vede e prevede.

Che poi, a ben guardare, questa sovra-esposizione mediatica, mercé la naturalità con cui il Premier non riesce proprio a “bucare lo schermo”, è fondamentalmente un boomerang. Diceva uno dei suoi registi, forse Sergio Leone, che Clint Eastwood aveva due espressioni: una col capello, una senza. Anche Matteo Renzi ha fondamentalmente due espressioni: in una appare borioso, nella seconda pure; lascio al lettore decidere con chi starebbe in una eventuale disfida stile Mezzogiono di fuoco….

La retorica inconcludente senza arte ne parte, senza un fine – Chi pensa che i disastrosi allagamenti procurati dalle piogge autunnali siano la sola calamità che sta interessando l’Italia di oggi, deve ricredersi. Di fatto è quasi un anno ormai che il renzismo ci sta facendo affogare in un mare magnum di retorica inconcludente, senza arte ne parte, senza un fine come non si era mai vista prima. Figure di dizione, di elocuzione, di ritmo, di costruzione, di significato, di pensiero, il nostro beneamato Presidente del Consiglio e i suoi preziosi spin-doctors e ghost-writers non si fanno mancare proprio nulla per portare l’acqua del discorso al proprio mulino. E quindi vai con l’aferesi in libertà, le non rare agnizioni nei racconti, le allegorie, i motti arguti e alliterativi, le allusioni, le amplificazioni, le anacenosi molto apropos quando si tratta di imbonire il gusto nazionalpopolare, gli anacoluti cool, le anafore, gli anagrammi, le anologie, i climax e gli anti-climax, le antifrasi, le antitesi, le assonanze e via così costruendo i costrutti ispirati e acchiappa-consenso… ma meglio fermarsi qui che poi c’é pure la lettera B e un’alluvione al giorno è l’unico modo per togliersi Renzi d’intorno… Mi scuso per la rima, infelice ma illuminante.

La confusione “interessata” dei “ruoli” partito di governo vs opposizione – Sono poche, a mio avviso, le colonne portanti che contraddistinguono una vera realtà democratica moderna. Mi spingo fino a dire che in realtà potrebbe essercene una soltanto di queste ideali colonne ed è quella che ci dà chiara, immediata, visibilità di cosa è governo e di cosa è opposizione. Questa opposizione manichea bianco-nero, che nelle società più liberali non esclude comunque il grigio, resta una componente essenziale per garantire un minimo ordine sociale, etico, di programma, di visione delle cose. Quando infatti i “confini” immaginari che separano queste due modalità di essere dell’homo-politicus e di una società-politica matura, vengono meno, non sono pochi i problemi che ne derivano. E se per il renzismo-imperante il ballonzolare qui e là (in tempi non-digitali si sarebbe detto “il mettere il piede in due scarpe”), per portare il risultato di cui l’Italia avrebbe bisogno, a casa, è prassi politicamente etica, non lo è certamente per i cittadini che “amministra”. Con il rischio più grande derivante da un simile status-quo, che è quello di vedere i sacrosanti diritti degli ultimi calpestati, ignorati, alla peggio guardati con condiscendenza… Da questo punto di vista il social-unrest che si avverte in tutti la penisola in queste settimane, e sul quale si è espresso lo stesso Presidente della Repubblica, può raccontare il nefasto status-quo più di mille editoriali giornalistici e scrivere di più vorrebbe dire solamente aggiungere altro tratto-retorico pernicioso a quello già ricordato qui sopra…

L’incapacità di “chiudere” e l’inclinazione verso la gestione di tipo “politico” – Non sono tempi facili per niuno e chiunque vedesse nel solo renzismo la causa e concausa di tutti i mali presenti non varrebbe più di una talpa ‘cecata in una galleria senza via d’uscita. Vero è però che in tempi così difficili la tipologia di approccio alla risoluzione dei problemi può davvero diventare la chiave importante per uscire da quella spirale recessiva che, dalle ultime notizie che si leggono, in Europa interesserebbe attualmente soltanto l’Italia e Cipro.

Chiunque si sia mai interessato di management (quello vero, non quello per-dummies con cui sembrerebbe dilettarsi Renzi e i suoi per costruire i discorsi-to-remember), sa bene che dentro una società d’affari esistono due linee principali di approccio alla gestione. Una linea meramente operativa con la quale si ottiene il risultato e che per sua natura è specialmente tecnica, di-fatica, aliena al politichese, dedita all’approccio logico e preciso  e una linea più “politica”. Quest’ultimo livello è quello a cui guarda per lo più il senior-management che costruisce le strategie di sviluppo futuro, mette un occhio sui conti e in teoria dovrebbe assicurarsi che la società d’affari si pari il culo contro ogni rischio.

Ecco la mia idea è che i tempi che viviamo richiedano un leader sì capace di occupare le posizioni di vertice e di discutere di strategie di ampio respiro ma, ahimé!, anche capace, quando serve, di rimboccarsi le mani e di lavorare; quindi di abbassarsi al livello operativo e dare una mano, se necessario, anche a scaricare la merce nel porto, proprio alla maniera in cui si comportavano i nobili imprenditori di una volta che hanno fatto grande l’Italia.

A dispetto della retorica e dell’arte oratoria con cui Matteo Renzi tenta di convincerci altrimenti, la mia impressione (ma forse non è solo la mia e i diversi disastri ambientali recenti lo hanno dimostrato e lo stanno dimostrando pienamente), è che il nostro beneamato Premier sia più incline ad occuparsi dell’approccio “politico” alla gestione, ad evitare la “fatica” (che non é cool!), delegando a Tizio e a Caio tutto il resto… incluso il pensare e il rimboccarsi le maniche, lo spalare…

Un pregio? Un difetto? Time will tell… ma per quanto mi riguarda questa è proprio la causa prima del carattere inconcludente del renzismo e dubito fortemente che questo tratto possa cambiare perché è uno di quei tratti da DNA del Sistema. Cambiabile, insomma, solamente quando si cambierà lo specimen sotto-esame.

La morale machiavellica – Confesso che quando si tratta di strategia politica io ripongo la mia incondizionata fiducia in un solo pensiero, in un solo uomo; ovvero, nello splendido cogitare del più grande segretario fiorentino di sempre: Niccolò non Matteo! Tra le tante cose Machiavelli ammoniva il suo principe ideale dicendo: “Tu bada ben che l’aver in le tue mani il potere della Repubblica e il plauso di chi crede che si possa governare senza inganno non ti è bastante, poiché non è tanto la novità che conta, ma produrre il nuovo… (…)….Gli uomini non buoni temono sempre che altri non operi contro di loro quello che pare loro meritare…. (…)….Il mondo fu sempre ad un modo abitato da uomini, che hanno avuto sempre le medesime passioni, e sempre fu chi serve e chi comanda, e chi serve mal volentieri, e chi serve volentieri, e chi si ribella ed è ripreso…”. Proprio così, il mondo é abitato da uomini che hanno avuto e avranno sempre le medesime passioni…. e prima o poi si ribellano…. e non dimenticano… come a dire che renzista avvisato è mezzo salvato! Questo perché le implicazioni di quanto scritto ora, rispetto, soprattutto a quanto scritto in precedenza, non sono poche: per dirne una, dubito molto che Silvio Berlusconi e i suoi dimenticheranno la mezza “minaccia” ricevuta di recente di venire esclusi dalla partita elezione-nuovo-presidente-della-repubblica, ad un tempo dubito seriamente che la sinistra radicale scorderà da mattino a sera i molti rospi amari che ha dovuto inghiottire negli ultimi tempi…

Per quanto mi riguarda, non riesco proprio a fare mia la vena elegiaca dei nostri telegiornali nazionali e tutto ciò che mi torna in mente in chiusura è un altro passo machiavellico degno dell’uomo e dello scrittore che era: “Sendo invitato a cena da Taddeo Bernardi lucchese, uomo ricchissimo e splendidissimo, e, arrivato in casa, mostrandogli Taddeo una camera parata tutta di drappi e che aveva il pavimento composto di pietre fine, le quali, di diversi colori diversamente tessute, fiori e fronde e simili verzure rappresentavano, ragunatosi Castruccio assai umore in bocca, lo sputò tutto in sul volto a Taddeo. Di che turbandosi quello, disse Castruccio: – Io non sapevo dove mi sputare che io ti offendessi meno” (da La vita di Castruccio Castracani da Lucca).

 

Artwork, Niccolò Machiavelli nello studio, Stefano Ussi, 1894

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