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Gli Ospedali Riuniti di Foggia sono il simbolo e la rappresentazione materiale di quanto il capoluogo, consapevolmente o no, rappresenti sempre di più una piattaforma fondamentale di servizi altrimenti indisponibili al resto della provincia. I tagli alle spese per la sanità e il depotenziamento, di fatto, della maggior parte degli ospedali della Capitanata, anche quelli di "distretto", comportano una pressione e una domanda sempre crescenti per le strutture e il personale del nosocomio foggiano. Lo si capisce semplicemente, ascoltando la compilation di dialetti che si mescolano nelle sale d'attesa. Alla prima visita pediatrica ospedaliera di Sara, fissata già al momento delle dimissioni di madre e figlia, accanto a noi c'è una coppia di Roseto Valfortore. Il loro bambino è nato a Foggia, non nella più vicina Lucera. Il pediatra lo hanno non troppo distante da casa, nel poliambulatorio di Biccari, ma preferiscono sentire anche il parere dello staff pediatrico foggiano quando sono entrambi liberi.
Nelle settimane che hanno preceduto il parto di Ivana, nei corridoi di maternità ho sentito il dialetto sanseverese, quello lucerino, ho conosciuto un nervosissimo padre troiano e, più tardi, lo spumante per brindare alla nascita delle rispettive pargolette me lo ha offerto un papà di Deliceto (proverbiale generosità e giovialità del popolo a me caro dei Monti Dauni, rendiamo grazia..etc...è cosa buona e giusta....è veramente....etc...amen).
Il reparto del futuribile (intendo tutto l'accrocchio di ginecologia, ostetricia, nido e materinità) per quella che è la nostra esperienza, funziona bene. Riesce ancora, anche se con un po' di fiatone, a regolare il caos generato dai flussi. Le stanze delle neo-mamme sono piccole e nell'orario di visita diventano un carnaio, con i neonati presi d'assalto dai parenti, esposti a caldo stress e un tourbillon di germi confusi e felici. Nonostante il peso dei numeri, l'insufficienza degli spazi e qualche tensione chiaramente percepibile tra il personale dei diversi ruoli (un'infermiera mi ha avvicinato chiedendomi di scrivere un articolo contro le puericultrici...), i reparti del sentimento riescono comunque a esprimere qualità.Il posto in cui hanno visitato, pesato e misurato Sara - l'ambulatorio dell'ospedale, al piano terra dell'edificio maternità - è bello, colorato, con spazi organizzati razionalmente e in modo funzionale al conforto di mamma e neonati. Al suo interno, opera uno staff che mi è sembrato molto affiatato e dedito, disponibile, pieno di premure. Il dr Gaeta, forse perché maschietto anche lui, è il primo cacchio di pediatra che mentre spiega le cose importanti per la crescita della bambina si rivolge anche a quel reietto intruso abusivo del padre (mater semper certa est, pater ovest...etceteram etceteram).
Insomma, Foggia, almeno in questo caso, sembra mettercela davvero tutta per non tradire la responsabilità che necessità, circostanze e centralità hanno assegnato ad essa come grande città del Sud, capoluogo di una delle province italiane più grandi per estensione territoriale.
Non so - perché non ne ho cognizione né 'naso' - quanto questo ruolo sia compreso ed effettivamente esercitato dalle altre grandi istituzioni, gli altri importanti centri decisionali e operativi che dovrebbero costituire il sistema nervoso centrale del dinamismo di una provincia che deve diventare grande anche culturalmente e dal punto di vista economico e politico.
Sia l'Università che la Fiera credo stiano facendo tentativi e compiendo sforzi in quella direzione. Un ruolo importante dovrebbe averlo Palazzo Dogana che qualche sforzo, soprattutto con alcuni dei suoi assessori, lo sta facendo. Certo, il discorso iè cumplichet e long assè, la sostanza è che volevo far giungere il mio ringraziamento a personale, infermieri, medici e tutto il cucuzzaro ospedaliero foggiano per il lavoro che svolgono in condizioni non sempre facili e ottimali.
Grazie.
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