Durante questo scambio, gli impulsi nervosi stimolano la contrazione del diaframma che di conseguenza cambia forma. La cupola del diaframma si appiattisce e allunga, in tal modo, la cavità toracica. Le contrazioni di altri muscoli innalzano la gabbia toracica, rendendola più larga e più profonda. La meditazione ha lo scopo di rallentare il movimento mentale fino al punto in cui il vuoto esistente tra due pensieri successivi possa cominciare a essere percepito e riconosciuto dal praticante. In linea di massima, il respiro durante la meditazione viene utilizzato per calmare la mente e sviluppare pace interiore. Si può utilizzare questo respiro meditativo da solo o come pratica preliminare per ridurre le distrazioni prima di cominciare una sessione di meditazione. Vediamo come respirare meditando Durante la meditazione, il praticante si concentra sul movimento dell’addome durante l’inspirazione e l’espirazione. È importante che la respirazione della meditazione non sia alterata né intenzionale, ma rimanga semplice e fluida. La fine di ogni espirazione deve, in modo molto naturale, implicare una leggera pausa. È importante non bloccare la pausa dopo l’espirazione, ma lasciarla fluttuante per evitare che l’addome si tenda e finisca per provocare un affanno. Il praticante, inoltre, deve aver cura di non lasciarsi sprofondare in uno stato di sottile torpore durante la pausa che segue l’espirazione. Di solito, durante la pausa dopo l’espirazione, si avverte una certa tranquillità che risuona nella mente; nell’inspirazione stessa i pensieri tendenzialmente tornano ad agitarsi. Si deve imparare ad approfittare di questa piccola tregua della mente nella pausa che segue l’espirazione e non permetterle di riprendere il suo movimento agitato durante la successiva inspirazione. L’esercizio di respirazione e meditazione Proviamo a respirare naturalmente, attraverso le narici; l’obiettivo è divenire consapevoli della sensazione del nostro respiro mentre entra ed esce dalle narici. Questa sensazione è l’oggetto della meditazione. L’obiettivo è di concentrarsi completamente su di essa, escludendo tutto il resto. All’inizio, la nostra mente sarà irrequieta e impegnata da diversi pensieri. Questo perché stiamo divenendo maggiormente consapevoli di quanto sia stressata la nostra mente. Saremo tentati di seguire i pensieri che sorgono inconsciamente, ma è importante resistere, lasciandoli andare, tornando a concentrarci sulla sensazione del respiro. Se ci rendiamo conto che la nostra mente si è allontanata e sta seguendo quei pensieri, dobbiamo immediatamente tornare a concentrarci sul respiro. Facendo anche solo 10-15 minuti al giorno di respiro meditativo, saremo in grado di ridurre di molto il nostro livello di stress. La meditazione samatha, di scuola buddista, consiste proprio in questo. L’insegnamento del maestro Negli Yoga-Sutra, Patanjali descrive le otto fasi dello sviluppo del corpo mentale, attraverso la pratica, come attitudine quotidiana, dello yoga. Una di queste fasi, il pranayama, è il mezzo essenziale per questo scopo, per poter controllare la respirazione della meditazione. Questo metodo, consistente nel regolarizzare coscientemente il respiro, è così importante che il pranayama è la tappa preliminare obbligatoria di ogni rituale induista. Nel pranayama, Patanjali vede un mezzo molto efficace per padroneggiare la mente e renderla adatta alla concentrazione, poiché, ben condotto, possiede la proprietà di neutralizzare il pensiero e di dissolvere le impressioni subliminali ingombranti. Con le sue parole, “la ritenzione dei soffi vitali permette alla mente di non oscillare”. Fonte: www.cure-naturali.it
Durante questo scambio, gli impulsi nervosi stimolano la contrazione del diaframma che di conseguenza cambia forma. La cupola del diaframma si appiattisce e allunga, in tal modo, la cavità toracica. Le contrazioni di altri muscoli innalzano la gabbia toracica, rendendola più larga e più profonda. La meditazione ha lo scopo di rallentare il movimento mentale fino al punto in cui il vuoto esistente tra due pensieri successivi possa cominciare a essere percepito e riconosciuto dal praticante. In linea di massima, il respiro durante la meditazione viene utilizzato per calmare la mente e sviluppare pace interiore. Si può utilizzare questo respiro meditativo da solo o come pratica preliminare per ridurre le distrazioni prima di cominciare una sessione di meditazione. Vediamo come respirare meditando Durante la meditazione, il praticante si concentra sul movimento dell’addome durante l’inspirazione e l’espirazione. È importante che la respirazione della meditazione non sia alterata né intenzionale, ma rimanga semplice e fluida. La fine di ogni espirazione deve, in modo molto naturale, implicare una leggera pausa. È importante non bloccare la pausa dopo l’espirazione, ma lasciarla fluttuante per evitare che l’addome si tenda e finisca per provocare un affanno. Il praticante, inoltre, deve aver cura di non lasciarsi sprofondare in uno stato di sottile torpore durante la pausa che segue l’espirazione. Di solito, durante la pausa dopo l’espirazione, si avverte una certa tranquillità che risuona nella mente; nell’inspirazione stessa i pensieri tendenzialmente tornano ad agitarsi. Si deve imparare ad approfittare di questa piccola tregua della mente nella pausa che segue l’espirazione e non permetterle di riprendere il suo movimento agitato durante la successiva inspirazione. L’esercizio di respirazione e meditazione Proviamo a respirare naturalmente, attraverso le narici; l’obiettivo è divenire consapevoli della sensazione del nostro respiro mentre entra ed esce dalle narici. Questa sensazione è l’oggetto della meditazione. L’obiettivo è di concentrarsi completamente su di essa, escludendo tutto il resto. All’inizio, la nostra mente sarà irrequieta e impegnata da diversi pensieri. Questo perché stiamo divenendo maggiormente consapevoli di quanto sia stressata la nostra mente. Saremo tentati di seguire i pensieri che sorgono inconsciamente, ma è importante resistere, lasciandoli andare, tornando a concentrarci sulla sensazione del respiro. Se ci rendiamo conto che la nostra mente si è allontanata e sta seguendo quei pensieri, dobbiamo immediatamente tornare a concentrarci sul respiro. Facendo anche solo 10-15 minuti al giorno di respiro meditativo, saremo in grado di ridurre di molto il nostro livello di stress. La meditazione samatha, di scuola buddista, consiste proprio in questo. L’insegnamento del maestro Negli Yoga-Sutra, Patanjali descrive le otto fasi dello sviluppo del corpo mentale, attraverso la pratica, come attitudine quotidiana, dello yoga. Una di queste fasi, il pranayama, è il mezzo essenziale per questo scopo, per poter controllare la respirazione della meditazione. Questo metodo, consistente nel regolarizzare coscientemente il respiro, è così importante che il pranayama è la tappa preliminare obbligatoria di ogni rituale induista. Nel pranayama, Patanjali vede un mezzo molto efficace per padroneggiare la mente e renderla adatta alla concentrazione, poiché, ben condotto, possiede la proprietà di neutralizzare il pensiero e di dissolvere le impressioni subliminali ingombranti. Con le sue parole, “la ritenzione dei soffi vitali permette alla mente di non oscillare”. Fonte: www.cure-naturali.it
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