Il restyling dell’Arma

Creato il 03 maggio 2010 da Socialmediares

Si sente spesso parlare della guerra e di tutte le vittime che essa porta con se ma esiste anche un’altra faccia della medaglia rappresentata da coloro che combattono in prima persona, sono i milioni di arruolati nelle forze armate per difendere il proprio Paese e che spesso per farlo perdono la loro stessa vita.
I soldati sono spesso protagonisti delle pubblicità create da Ministero della difesa al fine di creare campagne di “people raising”, e nascono in seguito al passaggio dalla coscrizione obbligatoria all’arruolamento volontario. La necessità di creare una nuova immagine accattivante al fine attirare nuovi arruolati ha la funzione di modificare lo stereotipo cinematografico dell’ Arma che viene comunemente proposto nei film americani, verso un’ immagine più umana, che vede l’arruolamento come un valido mezzo per formarsi, acquisire una solida base culturale, diventare dei professionisti nel proprio mestiere. L’immagine del soldato si svincola così da quella legata al fronte per avvicinarsi alla vita della gente comune.

http://www.esercito.difesa.it/root/Concorsi/spot_TV.asp

Nella campagna pubblicitaria del ministero “Il nuovo esercito” traspare un’ operazione simile, ma questa volta non indirizzata ad argomenti motivazionali bensì a una rivalutazione del ruolo delle forze armate. Gli spot di questa campagna sembrano smentire ciò che ci insegna la storia ma ancora di più gli eventi contemporanei che vedono la figura dell’arma, in taluni casi come portatrice di morte e di violenza.
I cinque spot che compongono la campagna sono incentrati su situazioni pratiche e sono stati realizzati riprendendo delle situazioni militari reali in cui ci sono in primo piano mezzi da guerra sofisticatissimi ma mai soldati che imbracciano fucili o armi o perlomeno mai in maniera evidente, sono sempre celati da una situazione di penombra o contro luce. In tutti i casi si descrive una situazione di guerra in cui la tensione è altissima: la sala operativa di Roma, dove si prendono le decisioni, è gestita da un uomo anziano dall’aspetto rassicurante, la situazione sembra sempre volgere al peggio ma alla fine tutto si risolve in un ritiro delle armi con slogan quali “ La forza della legge contro la legge della forza” o “Una squadra affiatata per far vincere la pace”.

prendendo il largo dalla nostra realtà nazionale, la campagna di reclutamento nell’esercito americano “Army strong” del 2007, propone una visione completamente diversa del soldato. Lo spot mette in primo piano la figura del soldato attraverso la sua fisionomia imponente, l’imbracciare il fucile in maniera fiera, l’affermare “I’m a soldier” sottolinea che fare parte dell’arma è più che un mestiere, ma uno stile di vita, una missione, un modo di essere imprescindibile. Lo slogan ci dice che non c’è nulla di più forte dell’esercito americano perché i soldati americani fondano se stessi su valori quali la fratellanza, il rispetto per il prossimo. Le immagini e le parole lasciano passare un nobile messaggio ma ciò che si legge tra le righe, ciò che non appare immediato dalle immagini e dalle parole è un atteggiamento persistente di difesa personale che vede l’America contro il resto del mondo. I soldati ritratti, infatti, trasmettono una sicurezza precaria, le armi sempre in primo piano tradiscono il messaggio che le parole vorrebbero trasmettere.

In conclusione mi sento di esprimere un opinione che va al di là delle due campagne pubblicitarie prese in considerazione, e cioè che se esiste una giusta maniera di considerare l’uso delle armi deve necessariamente essere per la salvaguardia della pace e deve esserlo anche nei fatti, non solo nelle immagini e negli slogan pubblicitari.
M.G.

Foto in prima pagina: AdrianoIt


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