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Il richiamo del cuculo

Creato il 14 settembre 2014 da Unostudioingiallo @1StudioInGiallo

di Robert Galbraith

71x37sqmSmL__SL1500_Editore italiano: Salani

Trama originale:

Quando una top model, celebre e tormentata, precipita dal balcone del suo attico a Mayfair nessuno dubita che si tratti di un suicidio. L’unico a non crederci è suo fratello, che decide di rivolgersi a Cormoran Strike per far luce sul caso. Strike è un reduce della guerra in Afghanistan, dove è stato ferito nel corpo e nello spirito, e la sua vita è nel caos. Il nuovo incarico gli dà un po’ di respiro, ma a caro prezzo: più si immerge nel mondo complesso e spietato della modella, più la vicenda diventa oscura e densa di pericoli…

Recensione:

Poco più di un anno fa, il 14 luglio 2013, uno scoop del Sunday Times ha rivelato al mondo che il romanzo in commento, uscito in libreria nell’aprile del 2013 a firma dell’esordiente Robert Galbraith, è opera del multiforme ingegno di J.K. Rowling. A chi frequenta con regolarità i social network non sarà sfuggita la polemica suscitata dal tweet al vetriolo di Kate Mills, editor presso la Orion Publishing:

Così adesso posso dire di aver sbattuto la porta in faccia a J.K. Rowling. Ho letto “The Cuckoo’s Calling” e ho detto no. Qualcun altro ha intenzione di confessare?

Non sapremo mai quanti e quali editori abbiano rifiutato il manoscritto di Robert Galbraith; quel che è certo è che, in seguito alle rivelazioni del quotidiano britannico, “Il richiamo del cuculo”, partito in sordina nonostante le numerose recensioni favorevoli, ha conosciuto un incremento delle vendite che possiamo senz’altro definire vertiginoso: i dati forniti da Amazon e dalla stampa inglese parlano di sette milioni e mezzo di copie vendute in una sola mattina! Un gran colpo editoriale (nonché l’ennesima quanto superflua dimostrazione del fatto che un Signor Nessuno dovrà sudare ben più delle proverbiali sette camicie, per “piazzare” un buon manoscritto) ma anche – mi si conceda la banalità dell’espressione – una micidiale arma a doppio taglio: per quanto, nell’ambito specifico della letteratura poliziesca, la si possa considerare un’esordiente, da un’esordiente del calibro di J.K. Rowling i lettori si aspettano meraviglie. Storie originali, dialoghi brillanti, personaggi indimenticabili: non meno di questo siamo tentati di chiedere alla “mamma” del celebre maghetto.

Il richiamo del cuculoTanto più che la saga potteriana fa balzare letteralmente agli occhi la familiarità dell’autrice con il linguaggio e le atmosfere del mystery: “Ho sempre amato la narrativa poliziesca”, ha dichiarato Rowling subito dopo la clamorosa fuga di notizie. “La maggior parte delle storie di Harry Potter, in un certo senso, sono romanzi gialli” (è proprio così, rileggere per credere… e per chi avesse la sfacciata fortuna di non aver mai frequentato Hogwarts e dintorni un semplice consiglio: procuratevi subito una copia di “Harry Potter e la pietra filosofale”). La scrittrice deve aver sentito forte e chiaro il peso di questa responsabilità, se vogliamo prestar fede alle sue dichiarazioni in merito alla scelta di utilizzare un nom de plume: “desideravo tornare … a lavorare senza clamore e aspettative, e ricevere un riscontro sincero e crudo”.

E’ ciò che proverò a mettere nero su bianco, quest’oggi: l’analisi spassionata di un romanzo che, per dirla con cruda sincerità, non mi sarei mai sognata di acquistare prima del 14 luglio di un anno fa.

*

Primo elemento degno di nota è che “Il richiamo del cuculo” sancisce l’ingresso di una figura alquanto sui generis nella grande famiglia degli investigatori letterari.

In Cormoran Strike, ex ufficiale del S.I.B. (Special Investigation Branch, ramo in borghese della Polizia Militare Reale Britannica) tornato dalla guerra in Afghanistan con mezza gamba in meno e lo spirito in subbuglio, si fondono alcuni tratti caratteristici dell’hard-boiled classico – alcool, fumo, utili agganci nelle alte sfere dell’investigazione e un nugolo di creditori perennemente alle calcagna – con elementi (il reducismo, la menomazione fisica, l’invalidità civile) che rappresentano una novità, nel panorama letterario poliziesco e caratterizzano fortemente il personaggio, rendendolo interessante: su tutti, il travaglio interiore che lo porta a ricordare con una punta di nostalgia il mondo di privazioni e violenza che si è lasciato alle spalle e a sentirsi, al contempo, terribilmente inadatto a condurre un’esistenza “normale”. Al suo fianco, nel solco della più nobile tradizione del mystery, una spalla d’eccezione – l’intraprendente segretaria-tuttofare Robin Ellacott – che rivela sin dai primi capitoli un talento formidabile per l’investigazione. Strike e Robin formano un duo che non esito a definire vincente e che suscita una grande, immediata simpatia: le vicende private di entrambi i personaggi e l’evolversi del loro rapporto costituiscono il punto forte del romanzo e appassionano almeno quanto la trama gialla.

Quest’ultima si mantiene su binari oltremodo convenzionali – un volo dal balcone frettolosamente archiviato come suicidio, un fratello devoto che non accetta il verdetto ufficiale, una serie di lunghi e minuziosi interrogatori (troppo minuziosi, forse, e decisamente troppo lunghi: il romanzo avrebbe tutto da guadagnare, a parer mio, da una robusta “sforbiciata”) – e, pur non presentando falle o incoerenze di sorta, faticherà ad avvincere i lettori più esigenti. I dialoghi sono funzionali all’intreccio e, fatta eccezione per alcuni passaggi in cui emerge la voce personalissima di un’autrice di vero talento, assai poco brillanti: pare insomma che, nella sua prima opera “crime”, J.K. Rowling abbia tenuto il freno a mano tirato rinunciando a conferire al genere quel tocco di originalità di cui avrebbe così disperatamente bisogno.

Quel che avrebbe potuto essere un ottimo romanzo d’esordio di Robert Galbraith, a conti fatti, diventa una buona e senz’altro godibile incursione di una scrittrice coi controfiocchi nella letteratura poliziesca: il provvidenziale battesimo del fuoco di una coppia d’assi dell’investigazione di cui sentiremo parlare a lungo.

Il richiamo del cuculo

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Robert Galbraith è lo pseudonimo della scrittrice britannica Joanne “K.” (sta per “Kathleen”, nome della nonna paterna) Rowling.

La sua fama è legata alla saga di romanzi fantasy dedicati alle avventure del giovane mago Harry Potter, edita in Italia da Salani: Harry Potter e la pietra filosofale (1997), Harry Potter e la camera dei segreti (1998), Harry Potter e il prigioniero di Azkaban (1999), Harry Potter e il calice di fuoco (2000), Harry Potter e l’Ordine della Fenice (2003), Harry Potter e il principe mezzosangue (2005), Harry Potter e i Doni della Morte (2007). Nel 2012 pubblica il suo primo romanzo non “potteriano”: Il seggio vacante.

“Il richiamo del cuculo” è il romanzo d’esordio di Robert Galbraith, il primo della serie con protagonista Cormoran Strike; la seconda indagine di Strike, che si intitolerà Il baco da seta (titolo originale: The Silkworm), uscirà in Italia il prossimo 9 ottobre.

Simona Tassara

- recensione originariamente pubblicata dalla Rivista Fralerighe


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