Il ricordo di Gianfranco La Rosa

Da Girolamo Monaco

Turi. Turi
Zibibbo. Turi di nome. Zibibbo di soprannome. Zibibbo, perché Turi, e prima di
lui suo padre buonanima, e prima ancora suo nonno, è il titolare di una putia,
una bettola di vino di terz’ordine, all’antica, dissestata, ma amata, familiare
e calda, che profuma di muffa buona, umida e calda come un incontro notturno.
Da maggio a
settembre con Gianfranco ogni giovedì pomeriggio è un piacere comprare il vino
da Zibibbo. Entrare alle 4 e uscire alle 6 per portare a casa solo cinque litri
di vino: uno di zibibbo, due litri di nero d’Avola, un litro di Insolia.
E prima di
compare, assaggiarli tutti, il bianco tipo Chardonnay, quello che viene da
Campobello di Ma zara, il randazzese.
Assaggiare prima
di comprare e nel frattempo parlare, fino a diventare amici, amici veri.
Gianfranco,
Zibibbo ed io: amici sui temi importanti della vita, parlare di donne e lavoro,
della putia di Zibibbo e della sua laurea in lettere, della scuola di
Gianfranco, parlare di me e delle mie fatiche.
D’estate il
locale risuona delle nostre risate e delle nostre storie, tutte sincere perché
ognuno se le riconosce dentro, mentre sorride al desiderio di raccontarsi e di
incontrarci ancora.
Un po’ brilli,
ma mai sconnessi.
Parlare di
donne, delle donne che sono tutte uguali e tutte belle, e tutte ci fanno
incazzare, e tutte ci proteggono come il molo grande del porto di Riposto, e
tutte ci scaldano come il vino di questo calice.
Così ogni
estate, così ogni giovedì d’estate, dalle ore 16 alle ore 18, certe volte fino
alle 20, perché non c’è tempo quando gli amici si parlano e si sputtanano, ma
si vogliono bene.
Da dieci anni
abbiamo questo appuntamento, da quando Gianfranco ha preso casa a mare a
Riposto, accanto alla mia, e condividiamo la terrazza e il barbecue.
A fine settembre
si rinnova l’appuntamento per il maggio successivo.
Gianfranco è
morto il 24 novembre 2007, a
48 anni, strappato all’amore di sua moglie e dei suoi tre figli, strappato alla
mia amicizia, di compagno dai tempi della scuola, di marito di mia sorella, di
padre dei miei nipoti.
Sabato scorso ho
incontrato Turi Zibibbo al supermercato. Ma non ho avuto nemmeno il coraggio di
salutarlo.
Mai più andrò a
comprare il vino da lui.

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