Un gran parlare in giro di rientro a scuola: consigli organizzazione, acquisto libri, corredo... ma i bambini, loro che sono i diretti interessati, coloro che la scuola se la vivono sulle spalle, cosa ne pensano? Sicuramente a casa si esprimono, ne parlano con i genitori, i fratelli, i nonni ma qui non giunge l'eco delle loro idee, le aspettative, i desideri e le paure.
In esclusiva per questo blog l'intervista telefonica realizzata con Marco (nome di fantasia), un'alunno che si appresta a frequentare la classe terza di scuola Primaria.
Domanda: Secondo te Marco, i bambini sono contenti di rientrare a scuola?Risposta: Sono contenti di ritrovare gli amici, di fare la ricreazione assieme, si sono contenti di ritornare.
Come dovrebbero essere secondo te i primi giorni di scuola?Io prima di tutto farei fare qualche cosa di facile, poi secondo me me se spieghi bene tutte le cose puoi continuare con le cose più difficili.
Tu pensi che per te questo sarà un anno più difficile?Si, si inizia a fare cose più difficili, si scrive di più, iniziano gli studi più duri. Perchè ti spiegano cose complesse. Ci sarà da studiare di più, e a volte può diventare una cosa pesante.
Tu come pensi debba essere la scuola per piacere tanto ai bambini?Credo che debba essere una via di mezzo tra la serietà e il gioco. L'impegno diventa più pesante. Io dico di non scrivere molto, un pò di più ma non molto.Tu lo sai che quando si cresce il lavoro deve diventare più duro?A te sembra tanto facile fare la maestra?Crescendo si deve studiare di più. Leggere cose nuove, più difficili.
Beh ho visto che ora le domande le fai tu. Non credo sia facile fare la maestra, ma ogni cosa si può fare in rapporto all'età. Se sei grande fai cose da grande, se sei bambino fai cose da bambino, non credi?Cosa ti aspetti da questo terzo anno?Mi aspetto di imparare l'abitudine allo studio. Come il gioco, il mangiare, la mamma che comanda, così lo studio diventa una mia abitudine. Così come le cose che facciamo sempre.
Note:Questa che avete letto è un'intervista vera, non fatta per gioco ma sul serio al telefono. Io credo che il bambino il cui nome di fantasia è Marco, ci ha detto tra le righe tante cose: paure, senso del dovere, ma anche voglia di divertirsi ancora con il gioco. Anche una grande aspettativa verso le cose nuove, sul senso di fatica del diventare grandi (inculcato da noi adulti).
Marco ci lascia con una frase che vale tutta l'intervista l'abitudine allo studio. Lo studio come un vestito, come automatismo, paragonato al cibo o alla mamma che prende decisioni.
Ecco per questo anno scolastico auguro a tutti tanta abitudine allo studio, non intesa come noia, ma come modo di essere, come abito mentale, l'automatismo verso l'imparare e la scoperta.
A tutti i bambini GRAZIE
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