Ciao,
sai cosa è il "rilascio emozionale"? Si tratta di
una etichetta per indicare un metodo di gestione
delle emozioni...o meglio per lasciarle andare.
Qualche tempo fa ti ho parlato del "tassello
mancante della crescita personale" e di come,
inserendo questa parte si possa "crescere in
modo più ecologico". Oggi ti parlo di una
tecnica facile che unisce "tutti i puntini"...
...ti avviso devi ascoltare un po' di "teoria e
di delirio" prima di arrivare all'esercizio...lo
sforzo sarà ricompensato :-)
Sei riuscito ad ascoltarlo? Allora se non ci sei
riuscito sappi che l'immagine della cassetta che
vedi in alto NON è l'audio (scrivo questo per chi
non ha mai ascoltato il mio podcast dal blog).
Ok, dopo questo dettaglio tecnico "che bisogno
c'era di parlare di una ennesima metodologia
per gestire le emozioni"?
Nelle "puntate precedenti" ti ho mostrato quanto
sia importante l'aspetto della "accettazione". E'
questo il tassello mancante! Per anni la crescita
personale si è orientata solo al cambiamento,
spingendo le persone a cambiare senza passare
per quel processo essenziale che oggi in molti
chiamano "accettazione".
Questo concetto paradossale: "che per cambiare
bisogna accettare...e cambiando si accetta" è la
chiave per quella crescita personale ecologica.
Tuttavia l'aspetto dell'accettazione da solo può
non bastare, soprattutto perché necessita di un
certo addestramento a quella che qui su psinel
chiamiamo "presenza". Saper restare nel
presente, senza giudicare ed intenzionalmente.
Per questo è bene avere anche degli strumenti
che facilitino queste capacità. Nel campo della
psicoterapia, spesso i due concetti (accettazione
vs cambiamento) vengono assimilati in una
procedura, quella del rilascio emotivo. Cioè
di allenarsi a lasciare andare le emozioni ed
i pensieri associati ad un certo evento.
Nelle metodiche di accettazione non si cerca di
fare un bel niente, ma solo di osservare quella
determinata emozione nel suo sorgere. E di
guardarla come se fossimo sulla riva di un
fiume mentre osserviamo lo scorre dei nostri
pensieri/emozioni. Questo non è facile ma
soprattutto a volte non è sufficiente, nel
senso che tutti...
...prima o poi, veniamo catturati da una qualche
esperienza emotiva. Così chi si allena con le
pratiche di presenza impara come "mollare la
presa". Quindi quando parlo di rilascio emotivo
non mi riferisco alle note abreazioni (una
scarica emotiva di materiale rimosso con scopi
catartici) ma a qualcosa di molto diverso...
...lo scopo non è quello di "scaricare l'energia
accumulata dalla emozione" ma quello invece
di disidentificarti (nonostante questa energia)
lasciando andare... avendo fiducia che quella
rappresentazione (emotiva o cognitiva) verrà
gestita dai tuoi processi inconsci. Non si tratta
ne di "scaricare" e ne di "dissociare" (cioè
fare finta di niente)...
...e neanche di scappare dalle nostre emozioni
e rappresentazioni (evitamento esperienziale).
Ma si tratta di scoprire che la maggior parte
del dolore che proviamo è dovuto al nostro
grado di attaccamento a quelle rappresentazioni.
Più facciamo fatica a staccarci da un pensiero
e più questo riesce ad influenzare la nostra
attività mentale...drenando energia!
Ci possono essere 10 milioni di motivi per cui
ci attacchiamo ad una emozione/pensiero, e
spesso le persone cercano di divincolarsi da
questi proprio ricercando i "perché" di quelle
"fissazioni". E molte volte è proprio questa
ricerca interiore che solidifica la fusione con
i tuoi pensieri. E' po' questo che intende
Watzlawick con il suo "guardarsi dentro
rende ciechi".
"Chiedersi il perché delle cose" non è negativo,
anzi è inevitabile. Infatti il tuo cervello non può
fare a meno di dare significato alle cose che lo
circondano. Tuttavia questi significati non sono
sempre "corretti" ma sono semplicemente delle
ipotesi che creiamo sul nostro mondo. Proprio
come degli scienziati che ipotizzano e creano
teorie! Ma se lo scienziato si innamora delle
sue teorie non farà dei veri progressi...
...e lo stesso capita dentro di te, quando, per
così dire ti "innamori" o ti "fondi" con le tue
ipotesi e teorie (i tuoi giudizi sul mondo) stai
si soddisfando il tuo bisogno di significato
e allo stesso tempo stai limitando la tua
percezione. Perché ogni giudizio funge da
griglia per il ragionamento successivo!
Allora come fare? dobbiamo essere sempre
pronti a renderci conto che le nostre "teorie",
quelle che creiamo nella nostra mente, sono
solo teorie! non si tratta della realtà! o per
dirla con una frase che sicuramente conosci:
"la mappa non è il territorio". Quella mappa
che costruisci è semplicemente una cartina
che ti aiuta ad orientarti ma non si tratta
della realtà.
Lasciar andare quindi, non significa fare finta
che "tutto ciò che pensi non valga" e quindi
metterlo da parte. Anzi! significa avere rispetto
per tutte le teorie che crei, anche quelle che ti
dicono il contrario di ciò che pensi. Cosa che
dovresti spostare soprattutto sulle teorie che
gli altri creano. Quindi sapendo che anche le
loro affermazioni sono "mappe" e non
realtà.
Tutto questo è comprensibilissimo se pratichi
la meditazione. Ma non tutti hanno il tempo e
la possibilità di raggiungere quella abilità di
"lasciar andare". Per questo mi ho cercato una
tecnica che permettesse facilmente di farti
rendere conto di quanto sia "utile lasciar
andare". Se hai ascoltato il podcast sai
che ho usato "un gesto fisico"...
...non è per nulla casuale che l'abbia scelto!
Infatti come provano sempre più ricerche il
tuo corpo e la tua mente sono interconnessi
in modo circolare. Quella che chiamano la
emoboided cognition, cioè la cognizione
incarnata. Non c'era bisogno di tutte queste
ricerche, infatti lo stesso William James
si era già accorto di questo legame...
...ma per oggi ti ho già detto troppe cose, ora è
il tuo turno. L'argomento è vastissimo, fammi
sapere che cosa ne pensi lasciando un tuo
commento qui sotto. E se ti è piaciuto il post,
aiutami a far crescere psinel condividendo
queste informazioni con chi credi possa
esserne interessato.
A presto
Genna