Magazine Diario personale
"... Troppo imbellettate, vedo solo ovunque chiare d'uovo, latte virginale e mille bazzecole che non conosco affatto..."
Per chi ama l'opera ecco di seguito l'opera di questa commedia di Moliére, di Arturo Rossato. La prima esecuzione avvenne presso il teatro La Scala di Milano nel 1929, sotto la direzione del maestro Arturo Toscanini.
Dal XVI secolo il secondo sesso diventa il gentil sesso e la donna diventa il centro delle celebrazioni.
Il canone del dolce stil novo lascia il passo ad una nuova concezione dove la donna non è più angelizzata, era, infatti, più vicina all'immagine della Vergine. Nel Seicento diviene una creatura procace e dalle forme generose con una punta di malizia ed erotismo nel suo sguardo, una Venere.
I canoni di bellezza muliebre di questa epoca richiedono capelli folti e biondi, un biondo caldo più vicino al bruno; pelle lucente e chiara; occhi grandi, espressivi e scuri con un filo di azzurro nel bianco della cornea; naso non aquilino; bocca piccola e carnosa; mento rotondo con la fossetta; collo lungo e tornito; spalle larghe e petto turgido dalle linee delicate; mani bianche morbide ed affusolate; gambe lunghe e piedi piccoli.
Purtroppo la maggioranza non possedeva un aspetto simile ma i rimedi per raggiungere questi risultati erano a disposizione. Le stanze erano diventate praticamente molto simili ai laboratori degli alchimisti: in ogni angolo si notavano pentole, barattoli, pomate ed essenze.
Per togliere gli inestetismi e i segni dell'età le ore di trattamento non si contavano. Per impallidire l'incarnato era impiegato succo di limone, per schiarirlo la borace sulfurea ( il borace, tra l'altro, è anche un antibatterico, funghicida e detergente ma secondo varie opinioni è tossico per questo è meglio impiegare il bicarbonato) e il "Fuoco di Sant'Elmo", ossia il sublimato di mercurio.
Poiché questi trattamenti non sono appropriati in quanto troppo aggressivi e tossici, le controindicazioni erano altissime ad esempio il più delle donne finivano con l'avere denti neri e sporgenti, alito disgustoso il viso con la pelle mezza bruciacchiata ed una pelle per nulla morbida. Per ottenere la morbidezza si applicava olio o grasso, siero o vino all'acqua del bagno. Quindi per risciacquarsi acqua di rose, o di ciliegie e poi veniva applicata una maschera di albume d'uovo. In seguito veniva applicato il trucco anche sul collo, le spalle ed il seno.
Sulle guance si passava uno strato di biacca o cerone, quindi l'allume sulle guance, per dare un colore rosa. Sulle labbra si stendeva il "fattibello", il rossetto. Questo era prodotto mescolando insieme allume, gomma arabica ed insetti.
L'allume seccava la pelle raggrinzendola e bruciandola.
Il risultato di tutti questi "belletti" era devastante.
Ho provato ad immaginarmi il risveglio di un dolce marito e la prima idea che mi è venuta in mente è uno Shock.
Chissà che razza di mostri i poveri mariti si trovavano ogni mattino! Delle vere streghe se poi, per caso, il matrimonio non era neanche dei più felici, e visto che anticamente il convolare a nozze implicava tutte le ragioni escludendo quelle del cuore, doveva essere un vero e proprio inferno!
Non solo il viso ma anche i capelli erano dipinti si usava infatti passare delle ciprie , questo era valido anche per gli uomini.
Ad un certo punto alcune donne decidevano di non ricorrere più agli artefici del trucco, che tra l'altro la chiesa aborriva,. Generalmente accadeva questo o per vedovanza, come per Madame de Maintenon o Anna d'Austria, dopo la dipartita di Luigi XVI, oppure per vecchiaia, intorno ai 35/39 anni, così fece Maria Teresa d'Austria. Infine per alcuni contesti di un certo peso. A tal proposito è rinomato il comportamento assunto dalla giovane Mademoiselle de Montpensier che per far comprendere il suo desiderio di sincero chiarimento con Anna d'Austria le si presentò senza un velo di trucco affermando, appunto, che era una scelta voluta.
Se diamo un'occhiata all'igiene purtroppo si nota che era assai scarsa: il bagno era un'abitudine poco frequente, si era abituati a lavarsi al massimo le mani ed i denti e fino al quattordicesimo secolo non era conosciuto il sapone.
I medici per curare si attenevano alle antiche conoscenze, quindi ci si rivolgeva agli astri studiando la loro influenza e si credeva che il corpo fosse fatto di quattro elementi: aria, fuoco, terra ed acqua. Da questi nascevano i quattro umori sangue flegma, bile gialla e bile nera. la variabilità di quantità di questi quattro elementi dava sanità o malattia. Per curare il medico usava quindi il salasso: il medico apriva una via per far sgorgare il sangue impuro, oppure si applicavano delle sanguisughe.
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