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Il rinnovamento della Spagna: i volti del ricambio generazionale
Creato il 03 agosto 2014 da RottasudovestNo. La data da cui tutto è partito è il 25 maggio 2014. E' stato quel giorno, attraverso le elezioni europee, che gli spagnoli hanno detto basta e hanno imposto il cambio che sta rinnovando il Paese. Ricordate? Il crollo del PSOE e del PP, che insieme hanno perso milioni di voti e il controllo della maggioranza assoluta del Paese. L'ascesa di Podemos, formazione ispirata vagamente al M5S italiano, nata dalle proteste degli indignados e guidata da Pablo Iglesias. La frenata di IU e di UPyD, che hanno sì raccolto i voti in fuga dai grandi partiti, ma non tanto come si sperava. Il consolidamento dei partiti indipendentisti (e non più solo nazionalisti) nei Paesi Baschi e in Catalogna. Il disastro è stato tale, per l'establishment, che pochi giorni dopo il Segretario Generale del PSOE Alfredo Pérez Rubalcaba ha annunciato le dimissioni, comprendendo di essere l'ostacolo e non la chiave di volta del rinnovamento del suo partito (come può rinnovare un uomo che è ai vertici del partito e del potere da oltre 30 anni?). E le dimissioni di Rubalcaba, nel clima caotico della crisi economica, della disaffezione alle istituzioni, della protesta crescente contro i potenti, hanno spinto re Juan Carlos ad accelerare il processo di abdicazione, a cui pensava già da tempo.
Così quelle elezioni del 25 maggio hanno dato il via allo tsunami che ha scosso il centro del potere spagnolo e che ha to ai vertici la generazione dei 40enni, nata tra la seconda metà degli anni 60 e, addirittura, la seconda metà degli anni 80.
L'edizione spagnola di The Huffington Post dedica oggi una galleria fotografica ai nuovi volti del potere. Sono quasi tutti conosciuti, sono abbastanza equamente divisi tra uomini e donne, sono quasi tutti self-made-men and women, persone che sono arrivate a occupare poltrone, in questi anni piuttosto scomode, grazie al proprio impegno e alle proprie capacità. Li guidano il re più giovane e la regina più volitiva d'Europa, anch'essi appartenti a questa nuova generazione: la sfida di re Felipe è far sì che gli spagnoli diventino monarchici, quella della regina Letizia è essere all'altezza di Sofia, scrive The Huffington Post.
Poi la galleria fotografica propone il 40enne Pedro Sánchez, nuovo Segretario Generale del PSOE, il 28enne Alberto Garzón, Segretario del Processo Costituente di IU, il 35enne Pablo Iglesias, leader di Podemos. Dopo di loro, ma solo per questioni fotografiche, le due grandi dame della politica spagnola, la 39enne Susana Díaz, che dalla Junta de Andalucía controlla il PSOE (non si muove foglia che Susana non voglia, essendo leader della più importante e numerosa federazione socialista spagnola, quella andalusa), e la 43enne Soraya Sáenz de Santamaría, vicepresidente del Governo, braccio destro di Mariano Rajoy e volto più brillante del PP in difficoltà. A loro, volti nuovi, ma non per questo sconosciuti in politica, l'Huffington Post aggiunge la 40enne Ada Colau, leader della Plataforma de Afectados por la Hipoteca (PAH), che ha trovato tutti i sistemi legali, pacifici e pacifisti per cercare di impedire gli sfratti per morosità non volontaria; ha appena annunciato che parteciperà alle elezioni municipali del prossimo anno con la formazione Guanyem Barcelona.
Non arrivano a 50 anni, promettono una Spagna più giusta, meno austera, più solidale, meno disuguale. Ma l'Huffington Post li amonisce attraverso le parole del professore di Sociologia della Complutense di Madrid Ignacio Urquizu: "Così come il cambio si è prodotto rapidamente, possono essere altrettanto rapidamente sostituiti. Non è che all'improvviso è tutto consolidato". Nessun assegno in cambio per questi nuovi dirigenti, ma, anzi, un Paese molto più attento ed esigente, meno disposto a perdonare errori e incoerenze. I media continuano ad assicurare che la ripresa è iniziata, che i numeri dell'economia spingono all'ottimismo, ma nelle strade questo nuovo clima non si respira ancora e l'atteggiamento dei cittadini continua a essere di guardinga attesa. Però.
Se i numeri iniziano a sorridere alla Spagna, se i vertici politici e istituzionali hanno saputo rinnovarsi e si presentano con una generazione che non è responsabile dei fallimenti del passato e che guarda con fiducia e realismo al futuro, come non credere in questo nuovo Paese? Come non prendere a invidiare, nuovamente, la Spagna? Ah, se l'Italia sapesse rinnovare i propri volti del potere altrettanto rapidamente e radicalmente!
Dalla galleria fotografica di huffingtonpost.es, al link già indicato, re Felipe VI, il più giovane Capo di Stato d'Europa (e, dicono gli spagnoli più monarchici, il re più preparato di tutti).
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