è più forte di me: detesto il fatto che i titoli di libri e film vengano cambiato quando sono tradotti in italiano. il titolo originale di questo libro è Shokudou Katatsumuri, Ristorante Lumaca, e preferisco questo titolo alla versione italiana, che, benchè non getti completamente i lettori fuori strada, crea comunque aspettative leggermente falsate. il Ristorante Lumaca è la creazione di Ringo, una venticinquenne allo sbando, e l'uso dell'immagine della lumaca è molto meno fuori luogo di quanto non sembri, perchè per la giovane rappresenta il guscio in cui rinchiudersi per curare le proprie ferite. scappata di casa all'età di quindici anni perchè odiava sua madre, Ringo ha vissuto con la nonna fino alla sua morte; l'anziana pareva infatti l'unica in grado di capirla e le ha trasmesso l'amore per la cucina. diventata una cuoca provetta, Ringo vive finalmente serena e appagata insieme al fidanzato indiano quando un giorno, di ritorno dal lavoro, trova una gran brutta sorpresa: appartamento svuotato di ogni cosa, fidanzato e risparmi volatilizzati. l'unica cosa che si è salvata da quel disastro è il vaso col nukadoko ereditato dalla nonna, ancora di salvezza per l'attonita protagonista che, senza nient'altro che ciò che indossa e senza nemmeno più la voce, venutale a mancare per lo shock, decide di far ritorno al paese natio. qui giunta, le tocca affrontare quella madre tanto odiata che però accetta di finanziare il suo progetto di aprire un ristorante e le affida le cure del maiale Hermès. per Ringo il cibo ha una sorta di valenza magica; mentre mescola gli ingredienti e crea i suoi piatti, è come se dipanasse alchimie e pronunciasse incantesimi che rendono le sue pietanze soavi per il palato e balsamiche per l'animo di chi le consuma. la fama delle sue prodigiose capacità si sparge e Ringo pare ritrovare la serenità, ma l'attende la prova più grande, ovvero fare i conti con il proprio passato e la propria genitrice. questo è il genere di romanzo che amo perchè parla di una rinascita in condizioni estreme, perchè ridà la speranza quando pare impossibile riprendersi, perchè regala alla realtà quel tocco surreale che rende le cose speciali. la seconda parte però è stata più difficile da affrontare, ma per motivi puramente personali che non starò qui a descrivere; vi basti sapere che ho una cosa in comune con Ringo, ma non sono pronta ad affrontarla nè credo che vorrei mai fare quel percorso. di grandissimo successo in Giappone, ne è stato tratto anche un film. e brava Ogawa-san!
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è più forte di me: detesto il fatto che i titoli di libri e film vengano cambiato quando sono tradotti in italiano. il titolo originale di questo libro è Shokudou Katatsumuri, Ristorante Lumaca, e preferisco questo titolo alla versione italiana, che, benchè non getti completamente i lettori fuori strada, crea comunque aspettative leggermente falsate. il Ristorante Lumaca è la creazione di Ringo, una venticinquenne allo sbando, e l'uso dell'immagine della lumaca è molto meno fuori luogo di quanto non sembri, perchè per la giovane rappresenta il guscio in cui rinchiudersi per curare le proprie ferite. scappata di casa all'età di quindici anni perchè odiava sua madre, Ringo ha vissuto con la nonna fino alla sua morte; l'anziana pareva infatti l'unica in grado di capirla e le ha trasmesso l'amore per la cucina. diventata una cuoca provetta, Ringo vive finalmente serena e appagata insieme al fidanzato indiano quando un giorno, di ritorno dal lavoro, trova una gran brutta sorpresa: appartamento svuotato di ogni cosa, fidanzato e risparmi volatilizzati. l'unica cosa che si è salvata da quel disastro è il vaso col nukadoko ereditato dalla nonna, ancora di salvezza per l'attonita protagonista che, senza nient'altro che ciò che indossa e senza nemmeno più la voce, venutale a mancare per lo shock, decide di far ritorno al paese natio. qui giunta, le tocca affrontare quella madre tanto odiata che però accetta di finanziare il suo progetto di aprire un ristorante e le affida le cure del maiale Hermès. per Ringo il cibo ha una sorta di valenza magica; mentre mescola gli ingredienti e crea i suoi piatti, è come se dipanasse alchimie e pronunciasse incantesimi che rendono le sue pietanze soavi per il palato e balsamiche per l'animo di chi le consuma. la fama delle sue prodigiose capacità si sparge e Ringo pare ritrovare la serenità, ma l'attende la prova più grande, ovvero fare i conti con il proprio passato e la propria genitrice. questo è il genere di romanzo che amo perchè parla di una rinascita in condizioni estreme, perchè ridà la speranza quando pare impossibile riprendersi, perchè regala alla realtà quel tocco surreale che rende le cose speciali. la seconda parte però è stata più difficile da affrontare, ma per motivi puramente personali che non starò qui a descrivere; vi basti sapere che ho una cosa in comune con Ringo, ma non sono pronta ad affrontarla nè credo che vorrei mai fare quel percorso. di grandissimo successo in Giappone, ne è stato tratto anche un film. e brava Ogawa-san!
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