Peggio dell’insensibilità dinanzi all’opera d’arte c’è solo lo stravolgerne il significato calcando a forza nelle intenzioni dell’artista le proprie impressioni, spesso balzane, non di rado a dispetto di ciò che attestano le fonti storiche, e senza lasciare adito a dubbio, o addirittura a offesa della più piana evidenza e a oltraggio del più solido buonsenso: vizio ridicolo, che tuttavia diventa francamente insopportabile quando a sostegno di quella che è immancabilmente presentata come straordinaria scoperta, strabiliante rilevazione che dovrebbe far luce sulla più intima natura dell’artista, l’eccentrico di turno non ha da produrre altro argomento che il suo intuito. Con l’articolo di Luc Templier per Donne, Chiesa, Mondo, l’inserto domenicale de L’Osservatore Romano curato da Lucetta Scaraffia, ci risiamo. E a farne le spese è la Pietà di Michelangelo Buonarroti conservata nella Basilica di San Pietro in Vaticano: «Un giorno mi è apparso un dettaglio che ha cambiato la mia visione dell’opera. […] Maria è giovane, troppo giovane, addirittura più giovane di Cristo. […] Cristo è abbandonato, […] non mostra alcun segno di rigidità. Al contrario, a forma di S, è flessuoso, sensuale, languido. […] Di fatto non vediamo più solo la Vergine e Cristo morto, ma una giovane donna e un giovane uomo volontariamente offerto alle sue braccia. Una coppia insomma. […] Capiamo ciò che Michelangelo ha suggerito in questa sublime parabola: la capitolazione consenziente del maschile al principio femminile. Giusta esaltazione dei valori femminili a lungo calpestati, eppur vicini anche ai valori dei Vangeli. […] Ma perché, mi direte, questa allegoria non era mai stata commentata? Perché le rivelazioni importanti, sacre, non possono mai essere fatte subito. Esse sono sempre velate: nella poesia, nelle favole, nelle parabole. Nel marmo. Là aspettano, a volte per lungo tempo, che qualche traghettatore (o passante) o qualche risvegliatore le colga». Chiaro, no? In quel pezzo di marmo dormiva un Gesù morto in grembo a una Maria addolorata, ma Luc Templier è passato di lì, ha buttato l’occhio e il suo formidabile intuito ha risvegliato dall’algida materia il giovanotto spossato da una formidabile scopata cui la sua ganza volge lo sguardo come a dire: «T’ho succhiato l’anima, ammettilo». Grandioso, è comprensibile che la Lucetta si sia subito precipitata a mettere in pagina lo scoop.Dinanzi a una rivelazione di tale portata i nostri pregiudizi si volatilizzano. Dalla biografia di Ascanio Condivi, che del Buonarroti era amico, avevamo letto che, a chi gli aveva sollevato l’obiezione della giovane età di Maria, Michelangelo aveva risposto: «La castità, la santità e l’incorruzione preservano la giovinezza». Mentiva, è ovvio. Riuscendo a ingannare perfino il Vasari, che di lì a poco avrebbe scritto: «Se bene alcuni, anzi goffi che no, dicono che egli abbia fatto la Nostra Donna troppo giovane, non s’accorgono e non sanno eglino che le persone vergini senza essere contaminate si mantengono e conservano l’aria de ’l viso loro gran tempo, senza alcuna macchia, e che gli afflitti come fu Cristo fanno il contrario?». L’usanza di ritrarre Maria con le fattezze di quando aveva messo al mondo Gesù per significare che fosse «Figlia del suo stesso Figlio»? Cazzate. Guardate bene la Pietà, è proprio come dice Luc Templier. Anzi, se osservate bene la mano che Gesù lascia cadere sul panneggio della veste di Maria, riuscirete anche a vedere tra le dita la sigaretta che dopo una scopata è cosa santa.
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