Dall'altra parte questo ritiro è stata l'occasione per conoscere tutti i miei colleghi e da questo punto di vista mi è stato davvero utile. Eravamo circa trentacinque, e ho scambiato due parole più o meno con tutti. Ho sentito alcune storie di vita decisamente interessanti. Come quella di un professore di origine ceca che è emigrata dalla Cecoslovacchia durante il regime socialista scappando in Svezia da una conferenza di Helsinki, con l'aiuto di un suo collega e amico ungherese (che per giunta era il capo del mio Dipartimento quando facevo quell'anno di dottorato a Budapest, quindi lo conosco abbastanza bene), o quella di una professoressa sposata con un ricercatore iraniano, conosciuto nella biblioteca dell'università vent'anni fa, con cui adesso ha tre figli insieme. Lei mi ha raccontato che andò in Iran la prima volta a visitare la famiglia di lui quando era in maternità, e le autorità le presero il passaporto e non potè lasciare il paese per sei mesi. Insomma, si incontrano sempre tante persone interessanti. Devo dire che ho anche diverse colleghe molto belle e molto bionde, di cui diverse di mezza età. Insieme a me c'è un altro nuovo arrivato, una finlandese, ma lei ha già passato dei periodi di ricerca a Örebro, e parla benissimo lo svedese che in Finlandia è la seconda lingua ufficiale ed è obbligatorio a scuola.
Per chiudere ecco una foto scattata nel bel mezzo del programma alternativo alla nuotata, in cui vedete Gabriele che sta per tirare a segno, Filippo (il mio collega e amico grazie al quale sono capitata in Svezia, per chi non sapesse) che gli sta dando dei consigli strategici e il padrone di casa che sta preparando l'occorrente.