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Il ritorno alle origini per Abbado che trionfa al Valli, insieme a Marta Argerich, l'Orchestra Mozart e la MCO gemellate insieme.

Creato il 21 aprile 2011 da Robertoerre

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Un'imponente complesso orchestrale disposto sull’intero palcoscenico del Valli, tale da assumere le sembianze di un golfo mistico di smisurate proporzioni innalzato al livello della scena per ospitare insieme l'Orchestra Mozart e la Mahler Chamber, gemellate per la prima volta. Reduci dal trionfo ottenuto al Teatro Comunale di Ferrara e a Bologna, il loro direttore Claudio Abbado le ha condotte fino a Reggio Emilia, insieme all’Estonian Philarmonic Chamber Choir. Una fusione di talenti, creature musicali forgiate con certosina minuzia, avendole fondate entrambe. Un concerto esclusivamente rivolto al repertorio francese con la peculiarità di rappresentare un ritorno alle proprie origini artistiche. A soli sette anni Claudio Abbado prova un tale stupore, quando per la prima volta ascolta i Nocturnes di Debussy alla Scala di Milano, eseguiti da Antonio Guarnieri, da convincerlo che la musica sarebbe stata la sua vita e decidere di intraprendere una carriera che lo ha portato ai massimi vertici mondiali.

Proprio con i Nocturnes si è aperto il concerto dove a tanto spiegamento di forze umane e artistiche, seguiva una leggerezza di suoni resi trasparenti, evocativi, aperti dalle prime note del corno inglese di Emma Schied che introduce Nuages, la prima delle tre composizioni. Vibrazioni impalpabili in grado di armonizzarsi nello spazio aperto e senza la camera acustica. Abbado raccoglie il tessuto orchestrale e lo tiene compatto, senza mai rinunciare a quelle sfumature di colori che solo lui è in grado di ricavare dalla partitura. Sempre inedite. Il gesto è quello essenziale cui siamo abituati. Ci conduce ad ascoltare rapiti, spesso ad occhi chiusi, per non perdere nemmeno un frammento di una gamma sonora composta da tenui e delicati passaggi, quasi sussurrati. Un susseguirsi di piano e pianissimo intervallati da soli due momenti dove musica si erge con più forza dinamica. Abbado pennella a tinte vivaci un quadro, come farebbe un pittore impressionista, ricavando dalle sensazioni percepite al contatto con la natura, rese sulla tela “en plein air”, facendo seguire Fêtes e Sirènes.

Il lirismo s’accompagnava alla voce del coro femminile dell’Estonian Philarmonic Chamber Choir, nel dare vita a quelle suggestioni evocate da Debussy, nel far trasparire il canto del mare e delle creature che lo popolano. L'attesa spasmodica si è stemperata quando la leggenda del pianismo mondiale, Marta Argerich è comparsa in scena. Con una grazia assoluta il suo fraseggio,si è resa interprete indimenticabile del Concerto in sol di Ravel. Un semplice cenno di complicità tra lei e Abbado, tale è il loro affiatamento umano e artistico, per dare vita ad una travolgente esecuzione simile ad una visione abbacinante. Entrambi conoscono ogni singolo frammento recondito della partitura esaltante di Ravel. L’Argerich estrae il suono ricavandolo da un fluire che scorre repentino sulla tastiera. S'accende come una visione abbacinante innestandosi nel dialogo orchestrale, con la complicità organica del flauto di Jacques Zoon, l'oboe di Lucas Macias Navarro, il clarinetto di Alessandro Carbonare e del corno inglese di Emma Schied. Sublime interpretazione che lascia senza respiro.

Il boato che segue è il segno manifesto del pubblico estasiato, al quale la solista ricambia con un bis eseguendo un passaggio dai Fantasiestücke di Schumann, sbalzato a cesello. Abbado conduce poi sul finale con l'esecuzione che sigla il concerto, dando ampio respiro al suono dei suoi giovani talenti, a cui chiede l'ultimo sforzo. La Pavane pour une infante défunte di Ravel è struggente, sussurrata, di un a levità impressionante. La Mer di Debussy con il suo susseguirsi di onde sonore richiama fragorosamente echi marini che rifrangono a ritmi vertiginosi, assurgendo ad una apoteosi descrittiva della potenza che la Natura possiede e domina sopra tutto. Il clamore del pubblico ha ricambiato con entusiastica approvazione offerta ai meritatissimi interpreti.

 

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Roberto Rinaldi

 

© A. Anceschi

 


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