Sembrano passati anni da quella sera del 12 novembre 2011 in cui Berlusconi – tra l’esultanza popolare – rassegnava le dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Un governo famoso più per gli spacchi nella maggioranza, le leggi ad personam, i procedimenti giudiziari verso Silvio Berlusconi e gli altri ministri, gli scandali sessuali, le battute infelici ed inoppurtune e le controverse aggressioni che per i provvedimenti a favore del rilancio dell’economia.
La cronaca di quei giorni.
Il 26 ottobre 2011, dopo pressanti richieste dell’Unione Europea, al termine di una lunga trattativa interna alla maggioranza, il presidente del Consiglio Berlusconi invia una lettera con la promessa delle misure da adottare, tra le quali l’innalzamento dell’eta pensionabile nel 2026 e una maggiore flessibilità in uscita nel mercato del lavoro. La lettera è fortemente criticata dalle opposizioni e dai sindacati.
Il 3 e 4 novembre, il presidente del consiglio partecipa a Cannes al summit del G20. A seguito delle pressioni, registratesi durante gli incontri, per il rafforzamento della credibilità del paese, il governo italiano accetta che una delegazione del Fondo Monetario Internazionale monitori i progressi sulle riforme economiche e gli effetti di queste sui conti pubblici.
Il 7 novembre, il sottosegretario agli Affari Esteri Enzo Scotti si dimette e firma insieme a due deputati di Noi Sud una richiesta a Berlusconi di dimettersi per favorire la formazione di un governo di unità nazionale.
L’8 novembre c’è una nuova votazione alla Camera sul Rendiconto Generale dello Stato 2010 bocciato un mese prima; l’opposizione non partecipa al voto allo scopo di garantire l’approvazione del provvedimento (che ha valore meramente formale), dimostrando nel contempo che il Governo non dispone dei 316 voti che gli garantirebbero la maggioranza. La Camera approva con soli 308 voti a favore, nessun contrario e un astenuto. In seguito all’esito del voto, Berlusconi sale al Quirinale e, dopo un colloquio col Presidente della Repubblica, viene annunciato che Berlusconi si dimetterà dopo l’approvazione della legge di stabilità.
Il 12 novembre, la Camera approva i disegni di legge, già approvati dal Senato, contenenti le disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2012), il lancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2012 ed il bilancio pluriennale per il triennio 2012-2014; dopodiché, il Presidente del Consiglio sale al Quirinale e rassegna le dimissioni.
I cittadini in attesa della lieta notizia
La gioia sale
Arriva la lieta notizia: Berlusconi al Quirinale per presentare le dimissioni
Berlusconi annuncia le proprie dimissioni in televisione.
I cittadini inferociti si dirigono verso Palazzo Grazioli: la sede di tanti “bunga bunga”
Berlusconi esce da Palazzo Grazioli al grido di “Buffone, buffone”.
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