Prima di alzarmi dal tavolo, lancio una scorza di formaggio a Lina.
Giorni fa l’avrebbe addentata al volo. Muso poggiato sulla sua coperta, apre gli occhi, mi osserva uscire dalla cucina. Si solleva stancamente sulle zampe e mi segue fino alla porta del cortile.
«Allo?».
«Era ora» risponde una voce risentita.
«Che vuoi?».
«È da un po’ che non ci sentiamo. Secondo te, cosa posso volere?».
«Non lo so. So soltanto che il mio nome non dovrebbe più esserci nei tuoi elenchi».
«Come sta il vecchio rimbambito?».
«Philippe non è un rimbambito».
«Il tuo aereo parte domani mattina alle sette e mezzo».
«Non ricordo di aver prenotato voli».
«Sempre quest’atteggiamento ostruzionistico…», sbuffa.
«Nessun ostruzionismo. È quel che avevamo stabilito».
«Avevamo? E da quando sei tu che stabilisci? C’è un lavoretto da sbrigare e sei il più indicato, mica c'è da discutere»."
Una scrittura chirurgica, essenziale, che non teme di evocare sentimenti delicati in questa disumana realtà.
Osvaldo Capraro vive e insegna a Monopoli (BA). Dopo Il pianeta delle isole rapite (la meridiana), ha pubblicato il noir Né padri né figli (e/o), con cui ha vinto nel 2006 il premio ‘Città di Bari’. Ha partecipato alle antologie Qualcosa da dire. Voci da una Puglia migliore (Kora), Ogni maledetta domenica (minimum fax) e Meridione d’inchiostro (Stilo Editrice).
Suoi articoli e racconti sono apparsi sullo «Straniero» e su «Nuovi Argomenti».
Nessun altro mondo - Osvaldo Capraro (Ed. Stilo)