Per il suo ritorno alla Liederhalle, Rilling ha scelto un programma composto da due tra i più popolari capolavori di Mozart, la Sinfonia in sol minore K. 550 e il Requiem K. 626. Due partiture da lui più volte proposte durante i suoi trentadue anni di drezione artistica, sia negli Akademiekonzerte che in tournée. Come sempre, Rilling ha eseguito la Sinfonia in sol minore utilizzando la versione originale della partitura, quella del 1788 con un organico della sezione fiati limitato a sette strumenti senza la presenza dei clarinetti, che Mozart aggiunse per una ripresa tenutasi il 17 aprile 1791 a Vienna sotto la direzione di Antonio Salieri. Un’ interpretazione sostanzialmente non mutata nelle caratteristiche di base, sempre leggera e cameristica nelle sonorità luminose e trasparenti che Rilling ottiene dal Bach Collegium Stuttgart con il suo particolare gesto, che sembra quasi voler accompagnare per mano gli strumentisti. Ne risulta un fraseggio orchestrale fluido, equilibrato e di impeccabile eleganza oltre che ricco di attenzione nel sottolineare tutte le sfumature dinamiche. Una bellissima lettura, assolutamente esemplare sotto tutti i punti di vista.
Per quanto riguarda il Requiem, la visione interpretativa di Rilling è maturata attraverso un attento studio delle fonti che ha portato lui e la Bachakademie a commissionare nel 1991, in occasione del bicentenario mozartiano, una nuova edizione della partitura compiuta dal musicologo newyorkese Robert Levin. Come tutte le altre edizioni di questo capolavoro incompiuto, anche questa può essere oggetto di discussione visto che i problemi di natura musicologica che questo splendido frammento presenta sono numerosi e disparati. Tra gli aspetti più riconoscibili anche dall’ ascoltatore inesperto, la versione di Robert Levin aggiunge la Fuga conclusiva del Dies Irae, completata in base alle indicazioni degli schizzi lasciati da Mozart e presenta un generale alleggerimento della strumentazione, che lo studioso americano ha orientato ispirandosi agli organici dei lavori sacri composti dal musicista durante il suo periodo salisburghese. Partendo da questi presupposti, la direzione di Rilling si caratterizzava per un tono sommesso e sfumato, di profonda e intensa meditazione espressiva, con sonorità orchestrali morbide, sfumate e di grande trasparenza. Perfetta la resa dei passaggi contrappuntistici, che la direzione di Rilling sottolineava splendidamente in tutti i particolari, grazie alla prova assolutamente magistrale della Gächinger Kantorei, che sempre di più si conferma uno dei migliori complessi corali tedeschi, per la perfetta articolazione di tutte le sfumature del testo e la morbidezza degli impasti sonori. Tra i solisti, la prova migliore è stata fornita dal giovane soprano svizzero Letizia Scherrer, cantante di voce luminosa e ben controllata. Buone anche le prestazioni del mezzosoprano Barbara Hölzl, del tenore Sebastian Kohlhepp e del basso Mathias Hausmann. Il pubblico della Liederhalle ha festeggiato con intensi e affettuosi applausi il ritorno di questo grande musicista e grande uomo. Noi possiamo solo augurarci di rivederlo presto nei concerti della Bachakademie. Ad multos annos, Professor Rilling!