Magazine Diario personale
In Russia, nella città di Penza, è stato inaugurato un nuovo monumento a Josif Vissarionovic Dzhugashvili, meglio noto come Stalin. Non è un monumento imponente e non è esattamente un monumento pubblico, visto che si trova nel cortile dell’edificio che ospita il Comitato cittadino del Partito comunista; ma è pur tuttavia un segno dei tempi che cambiano. Soprattutto perché sulla vicenda, che ha sollevato indignate reazioni di alcuni gruppi di attivisti per i diritti umani, il locale partito del potere Russia Unita ha scelto di non proferire parola, così come le autorità cittadine, come riferisce il giornale online Progorod58. Insomma, l’argenteo busto dell’ex dittatore è un fatto privato che il potere ritiene di non dover criticare né tantomeno proibire (il che del resto esulerebbe dalle sue possibilità legali). Chiaro però che a trattenere Russia Unita e il sindaco di Penza da ogni commento sulla questione non è tanto il rispetto della privacy dei dirigenti comunisti quanto la fastidiosa sensazione che a criticare troppo si rischierebbe una perdita di consensi tra gli elettori.
Il monumento infatti è stato commissionato dal Pc di Penza su richiesta di un folto gruppo di pensionati veterani della guerra ’41-’45, spalleggiati da più giovani cittadini, sull’onda di una generale rivalutazione popolare della figura del “piccolo padre” emersa di recente anche attraverso clamorosi sondaggi televisivi. E se il Comitato cittadino del partito ammette di non essere riuscito a raccogliere una somma sufficiente con le collette in loco (solo l’equivalente di circa 7.000 euro), rivela d’altro canto l’esistenza di una rete di aficionados di Stalin corsa in aiuto da altre regioni della Russia e principalmente dalla repubblica caucasica dell’Ossezia del Nord, con contributi non meglio precisati che hanno consentito di realizzare l’obiettivo.
Va ricordato che l’Ossezia del Nord ospita già dei monumenti a Stalin (ne abbiamo visto uno in una via principale di Beslan, la città del massacro di ragazzini del 2004) e probabilmente vi si trova una fonderia con il calco del busto del dittatore: da quelle parti il georgiano Stalin era del resto quasi di casa, e gli ossetini in particolare avevano apprezzato la sua decisione di “ripulire” la zona dalle popolazioni ingusce e cecene nel ’44, per punire la presunta collaborazione con gli occupanti tedeschi. Va aggiunto inoltre che le statue, i busti e i bassorilievi del leader, tolti ufficialmente dalle pubbliche piazze dopo il 1956, non sono in realtà mai scomparsi del tutto in Russia (anche a Mosca ne restano diversi nel museo all’aperto accanto alla Casa degli Artisti).
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