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Il rock alternativo anni ’70 e oltre? su “moonstone”!

Creato il 26 febbraio 2014 da Postpopuli @PostPopuli

 

di Giovanni Agnoloni

Il rock alternativo Anni ’70 e oltre? Su “Moonstone”!

 

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Sonia Caporossi

Facendo il traduttore, spesso passo la nottata a lavorare al computer. E, lavorando, ascolto musica. Niente di meglio, allora, di un programma che trasmette rock di qualità. Conoscevo già Sonia Caporossi per il suo ottimo lavoro di critica e riflessione filosofica, condotto con Antonella Pierangeli sul blog Critica Impura, e ho scoperto la sua trasmissione “Moonstone”, sulla musica alternativa rock ed elettronica dagli Anni ’70 a oggi, che si è rivelata un’ottima compagna di (o verso le) ore piccole – va in onda la domenica dalle 21,00 alle 24,00 su Radio Centro Musica.

Ecco la mia intervista all’ideatrice e conduttrice:

1. “Moonstone”, un programma radiofonico che si può considerare una piccola enciclopedia sonora della musica rock alternativa ed elettronica dagli Anni ’70 fino ad oggi. Com’è nata questa idea?

- Moonstone nasce sulle frequenze di Radio Centro Musica nel 2008, anno in cui il fondatore della radio Marco Gollinelli, conoscendo i miei trascorsi musicologici sulle pagine della rivista specializzata Musikbox, mi chiese di occuparmi di una trasmissione di musica rock e alternativa. Sono rimasta al timone di quella prima avventura di Moonstone fino al luglio 2009, poi la vita mi ha portata ad occuparmi di altro (nel frattempo mi sono data alla scrittura sia come autrice che come critico letterario, oltre a proseguire la mia carriera musicale con i Void Generator); finché, nel settembre 2013, non ho fortuitamente rincontrato Marco, che mi ha invitata a tornare all’ovile a braccia aperte. La trasmissione va di nuovo in onda dal 20 Ottobre 2013 ogni domenica sera dalle 21.00 a mezzanotte, in esclusiva su RCM, a cicli di dodici puntate successive e, debbo dire, nonostante proponga musica di nicchia, con ottimi risultati di ascolto.

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2. In ogni puntata ti concentri su un tema particolare, dando così all’esperienza musicale una ricchezza di sfaccettature densa di valenze artistiche e didattiche. Insomma, sei riuscita a fondere le tue due vocazioni, filosofica e musicale? Puoi parlarci del tuo percorso, in questo senso?

- Nel nuovo palinsesto 2013-2014 di RCM, quello che prima era lo slogan di Moonstone, suoni e rumori del vecchio e del nuovo millennio, è diventato a tutti gli effetti parte del titolo della trasmissione, a caratterizzarla in maniera maggiormente filologica rispetto al passato: si tratta di tre ore intense di musica alternativa italiana e straniera, indie, psychedelia, stoner, desert, hard rock, nu metal, new wave, dark, electrogothic, gothic rock, doom, experimental, art rock, electrovintage, electroclash, electronic body music, aggrotech, technovintage, dreampop, shoegaze, grunge, ska, neofolk, batcave, garage, punk, post punk, crossover, progressive, symphonic, math rock, post rock, medieval, new romantic, no wave, noise, darkwave, industrial, death rock, glam, neue deutsche welle, kosmische musik, krautrock, contemporary classical e chi più ne ha più ne metta.

Ogni genere musicale viene compiutamente inquadrato all’interno della propria storia e cronistoria, e si spendono parole a introdurre le figure dei vari artisti, spesso dimenticati, semisconosciuti o del tutto ignoti al grande pubblico. La novità di questa nuova edizione di Moonstone è lo spazio dedicato al suo interno alle letture di poesia ultracontemporanea, specialmente italiana; novità indottami dal “mestiere” di critico letterario, che ho sempre più intensificato nel corso degli anni e che mi mette a contatto con il vasto sottobosco (a molti questa parola non piace: a me piace tantissimo) dei poeti e dei letterati, giovani e meno giovani, italiani e non. Ecco perché oggi Moonstone può compiutamente definirsi come un “programma di musica alternativa e letture poetiche” da me interamente ideato e condotto, nella piena libertà espressiva concessami dalla Direzione Artistica della radio.

Per quanto riguarda la filosofia, è sempre la mia concezione estetica di base a guidarmi nelle scelte e nelle playlist: in particolare, mi affido ad alcune regole preliminari, come la prevalenza della forma sul contenuto (che in musica può significare far prevalere la parte musicale sul testo), l’inquadramento dei generi in un’ottica non coercitiva ma da “sistema logico aperto” e, inoltre, una certa predilezione per gli “outsider” e la sperimentazione.

3. Quale, nel complesso, il valore storico della stagione del rock alternativo Anni ’70, a livello internazionale, ma anche, più specificamente, italiano?

- È stata un’era creativa che ha funto da ponte tra gli ancora acerbi anni Sessanta, pop art, postblues e psichedelici, e il riflusso minimalistico e new waver degli anni Ottanta, per una vita considerati inferiori e vituperabili, ma che in realtà rappresentano in qualche modo il ritorno a un neoclassicismo del tutto pregno e degno, rispetto al barocco (uso il termine come un complimento) del progressive. Gli anni Settanta “alternativi” (nel senso di “alternativi al pop”), decennio che si dibatte felicemente fra classic rock e progressive, fra kosmische musik e sperimentalismo, fra punk e post punk, è stato uno dei periodi musicali più fecondi e più degni di studio; il problema è che tutti, o quasi, all’inizio vi si sono appunto dedicati a discapito dei decenni successivi, caduti controrevisionisticamente nel dimenticatoio per un collettivo “remare contro” da parte di critici faziosi. E questo, da un punto di vista prettamente filologico, è quanto di più antiscientifico possa darsi.

Il progressive italiano, periodo assolutamente da scoprire e riscoprire, ha avuto a sua volta poco riscontro all’estero: il Banco del Mutuo Soccorso (di cui ricordo con una lacrima il frontman Francesco Di Giacomo, venuto a mancare proprio pochi giorni fa) e la PFM hanno fatto da portabandiera in Inghilterra per un fenomeno musicale che da noi ha avuto molte band meteore, le quali, dopo aver pubblicato il primo vinile, sono poi sparite per molti anni, salvo poi riunirsi come colte da un richiamo estetico impellente (mi piace pensare, ad esempio, agli Alphataurus, agli Alluminogeni, ai Genfuoco). Ad ogni modo, nel corso della prima serie di Moonstone, da ottobre a gennaio, ho introdotto prevalentemente musica alternative rock, post rock, dark, gothic, electronic body music e shoegaze; che sono poi le altre impronte musicali a cui ho dedicato il mio tempo e la mia passione in passato, anche da musicista.

4. Una puntata l’hai dedicata al “rock cosmico”, categoria cara ai connettivisti. Qual è il segreto delle sue suggestioni?

 

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I Kraftwerk nel 1976 (da Wikipedia)

- Ma sai che ad esempio lo space rock esiste anche in Italia, Battiato di Sequenze e Frequenze a parte? Con una delle band più importanti del genere, peraltro: sto parlando dei Sensation’s Fix, detentori di una discografia ottima e varia, cantata in inglese. Oggi, fra le band italiane, mi piace ricordare i Black Land e i miei Void Generator, i quali ultimamente si avvalgono della presenza ai synth del guru italiano della musica elettronica, Enrico Cosimi. Ad ogni modo, negli anni Settanta la kosmische musik ha rappresentato il periodo più fecondo sviluppatosi all’interno della dimensione kraut. Artisti come i Tangerine Dream, Klaus Schulze, i primi Kraftwerk e, nel versante più “elettrico”, i Cosmic Jokers, gli Ash Ra Tempel e altri hanno forgiato davvero un’epoca. Sorti dalle istanze sperimentali di un certo Maestro dal nome composito, Karlheinz Stockhausen, hanno sviluppato un percorso musicale introspettivo e affascinante grazie alle suggestioni dei synth analogici, degli space echo, degli oscillatori di frequenza. A dirtela tutta, l’album che ho più ascoltato in tutta la mia vita è stato senz’ombra di dubbio Phaedra dei Tangerine Dream. Lo metto ogni volta che studio, ogni volta che scrivo, ogni volta che mi rilasso. È il disco che porterei con me emigrando dalla Terra insieme agli Star Blazers. Definitely.

5. Infine, le grandi suite del rock. Ascoltandoti in questa puntata, mi si è affacciata alla mente la possibilità di leggere in questi lunghi brani elettronici una “riedizione” di certe sinfonie e sonate classiche, risalendo fino a J.S. Bach. Che ne pensi?

- Rispondo che non è assolutamente una suggestione campata in aria, se il primo album di musica classica in cui venne utilizzato sperimentalmente il nuovo sistema modulare analogico creato da Robert Moog fu appunto Switched on Bach, risalente al 1968, contenente alcuni dei brani più famosi del compositore tedesco tra cui il Concerto Brandenburghese n. 3 per intero, suonato in modo virtuoso dall’allora ventinovenne Walter Carlos, oggi Wendy, la prima transessuale della storia della musica elettronica. Aggiungo che Switched-On Bach vendette 500.000 copie, un’eventualità abbastanza rara per la musica classica ancor oggi, e rimase nella Top 40 delle classifiche Billboard per ben diciassette settimane.

6. Alcune anticipazioni sulle prossime puntate?

- Beh, come gli ascoltatori affezionati già sanno bene, dal gennaio 2014 è possibile anche vedermi in diretta video tramite l’apposito pulsante sul sito della radio. Grazie all’accorta regia video di Tino Bisagni, la mia immagine si trasforma come ondeggiando all’interno di un’astronave psichedelica! Ormai Radio Centro Musica è diventata una realtà importante, con centinaia di migliaia di visualizzazioni mensili. Nelle prossime puntate proseguiremo con l’esplorazione della musica alternativa e sperimentale; in particolare, ho in mente un paio di puntate interamente incentrate sull’heavy psych. Non voglio però anticipare troppo, anche perché spesso procedo in base a umori improvvisi, a suggestioni del momento, che mi inducono a modificare la playlist in tempo reale durante lo svolgimento della trasmissione. La mia intenzione primaria rimane sempre quella di dedicare spazio alle realtà sommerse, vecchie e nuove, rimanendo in questo fedele all’assunto che è stato già proprio del Manifesto di Critica Impura, il mio primo progetto critico, letterario e filosofico in rete, in base al quale la centralità della mia indagine è affidata all’emergenza del sommerso. Se vorrete seguirmi, ve ne renderete conto. A proposito: per le vostre necessità musicologiche, per ricercare i brani e gli artisti che avete ascoltato in Moonstone, venite pure a trovarmi su www.disartrofonie.tk: è il mio blog personale, in cui di settimana in settimana pubblico le playlist aggiornate della trasmissione. Buon ascolto e a sentirci in radio, PostPopolo!

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