- Bright Star – 2010 – ♥♥ e 1\2 -
di
Jane Campion
E’ stato uno dei maggiori esponenti della poesia romantica ottocentesca l’ inglese John Keats e di certo questo si sa. La regista di Lezioni di Piano, Jane Campion, decide di far rivivere la meraviglia della sua poesia attraverso gli occhi della stella lucente della quale si innamorò, la sua vicina di casa Fanny Brawne (Abbie Cornish). Lo fa però in maniera decisamente lenta, attraverso delle carrellate decisamente un pò troppo melense che si soffermano spesso sulla bellezza paesaggistica delle location scelte dalla regista. Il personaggio della Brawne, interpretato da un’ ottima Abbie Cornish, rappresenta in maniera convincente un particolare ideale di femminilità: quello di una donna che non vuole imitare gli uomini e non rinuncia ai suoi capricci femminili facendo del suo uncinetto un particolare e femminile modo per manifestare il suo lato artistico. Il suo personaggio è capace di amare l’ arte poetica di Keats senza però mai abbandonare la sua particolarissima arte, quella della moda, facendo dei vestiti che lei stessa cuce un’ espressione perfetta dei suoi stati d’ animo interiori. La sceneggiatura della regista neozelandese abbonda di riferimenti poetici di Keats che non sempre però risultano scorrevoli ai fini del film e che rendono spesso la narrazione decisamente ripetitiva. La macchina da presa riprende i due amanti sempre dalle porte o dalle finestre, quasi volendo spiare le loro vicende amorose che si esprimono con dialoghi poetici e che manifestano il loro amore più con le loro parole che non le loro azioni. Convincente a livello visivo è la fotografia di Greigg Fraser, che ispirandosi ai covoni di fieno di Monet, “dipinge” le atmosfere di scena in maniera impressionistica utilizzando il più possibile la luce del giorno e dando poco spazio all’ artificiosità delle luci di scena anche nelle sequenze d’ interno. L’ amore dei due protagonisti è parlato solo dai versi del poeta e dalle loro espressioni facciali non ricorrendo per nulla al rapporto carnale nè alla fisicità stessa del rapporto. Un’ amore quello di Fanny e il suo Keats “vestito” ma allo stesso modo infuocato e passionale che si consuma lentamente esattamente come la malattia agisce sul fisico del poeta inglese. Questo film, a mio parere, viene salvato dall’ essere definito il solito film romantico in costume, solamente dal personaggio di Fanny e dal suo femminismo tipicamente ottocentesco. Dal suo essere una donna che vuole distinguersi dagli uomini trovando la sua particolare creatività, anche rischiando di essere definita dai più semplicemente una donna capricciosa. Togliendo tutto questo resta che anche lo stesso personaggio, interpretato da un bravo Ben Wishaw, appare un poeta decisamente stucchevole e fin troppo con tratti femminili che risultano con l’ andare del film decisamente stucchevoli. Gli amanti del genere Ottocentesco non rimarranno di certo delusi da un film come questo perchè dotato di metafore efficaci e interpretazioni recitative al di sopra della sufficienza. Ma per chi, come me, non è molto in sintonia con questi tipi di storie ottocentesche in costume (perfette se lette in un romanzo o in una poesia ma decisamente prolisse e pesanti visivamente), troverà in esso degli interessanti punti di vista sulla figura femminile di Fanny Brawne ma nulla di più.
( Fanny Brawne con indosso una delle sue creazioni)
( Una delle tante romantiche sequenze del film)