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Il rubinetto notturno

Da Fiaba


Domenica 08 Maggio 2011 15:48 Scritto da Martina Vecchi

rubinetto
Da un po’ di tempo Anselmo faticava a prendere sonno, e una volta addormentato si svegliava infastidito. Dormiva in maniera discontinua.

Il mattino, appena alzato, era di pessimo umore, si sedeva a tavola in cucina e attendeva che sua moglie Nora gli versasse il caffè. Nero, amaro, bollente.

Ultimamente gli servivano più di due caffè, per carburare, e una volta schiaritosi le idee rimaneva taciturno e imbronciato per tutto il giorno.

Una notte, come al solito, si svegliò.
“Adesso voglio proprio vedere cos’è che mi disturba”, pensò, completamente lucido.

Era estate e, a parte i grilli e qualche auto non c’era nessun rumore fastidioso.

Anselmo si riaddormentò.
Si destò nuovamente una ventina di minuti più tardi, sentendo forte e chiaro il rumore dell’acqua  che scendeva  dal rubinetto nel bagno di fronte alla camera da letto.
Poiché privi di condizionatore, Anselmo e la moglie Nora tenevano sempre le porte delle stanze aperte affinché dalle finestre socchiuse giungesse un refolo d’aria a rinfrescarli, e a permettere loro di passare una notte tranquilla.
“Possibile che Nora si sia dimenticata il rubinetto aperto? ” si domandò Anselmo alzandosi lentamente, cercando di non svegliare la moglie.

“Ecco perché l’ultima bolletta era così salata.. Accidenti..”
Anselmo accese la luce del bagno.
Il rubinetto era chiuso, il lavandino asciutto.
“Povero me” si commiserò Anselmo “ Il caldo gioca brutti scherzi”.
“O magari l’età..” suggerì una vocina dal profondo del suo stomaco.
Per sicurezza chiuse la finestra. Lasciò la porta aperta.
Si coricò e cadde in un sonno profondo, questa volta fino al mattino.
Le notti successive si verificò lo stesso episodio.
Anselmo era proprio sicuro di sentire il rumore di un getto d’acqua provenire dal bagno di fronte. E cocciutamente si alzava, andava a controllare, e tornava a letto sempre più confuso.
“Hai avuto un sonno agitato, stanotte” esordì la moglie Nora una mattina, davanti al solito caffè.
“Ehm, sì, dev’essere stata la cena, non l’ho digerita” cercò di giustificarsi Anselmo. La sera precedente avevano avuto come ospiti alcuni loro vecchi amici, e Nora si era sbizzarrita ai fornelli.
“Forse dovrei farmi vedere da un medico” si disse Anselmo.
Quella sera stessa decise di rimanere in bagno per vedere.
“Dovrà pur accadere qualcosa”.
Fece una doccia rilassante, lesse un capitolo del suo romanzo e attese che la moglie si addormentasse.
E piano piano scivolò fuori dal letto.
In punta di piedi andò in bagno, senza sapere cosa aspettarsi. Si sedette sul bordo della vasca.
Non successe nulla.
La notte seguente decise di prendere un efficace sonnifero e di ignorare qualsiasi rumore si fosse permesso di svegliarlo.
Si addormentò come un bambino e non si svegliò nemmeno una volta.
L’indomani mattina, quando si alzò, Nora era già in cucina ad attenderlo con aria infastidita.
“Di un po’, ma lo sai che ieri sera ti sei scordato il rubinetto aperto? Chissà la bolletta, santo cielo….”




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