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Il Rugby e lo Sport Coaching

Creato il 16 maggio 2011 da Ekis Sport Coaching @Ekis_srl

La grande scuola di vita del Rugby incontra lo Sport CoachingIeri e oggi, insieme a molti dei ragazzi del Team Ekis Sport, siamo impegati in una due giorni di Sport Coaching e Team Building con una squadra di rugby che ha obiettivi davvero ambiziosi per la prossima stagione e un progetto molto interessante per i prossimi due/tre anni.

Finita la prima giornata sono tornato in hotel con un sacco di spunti e molta ammirazione per la società, l’allenatore e gli atleti con cui stiamo avendo il privilegio di lavorare.

Dalle mie parole avrai sicuramente intuito che al momento sono entusiasta del lavoro svolto con i ragazzi che, alla loro prima esperienza di questo tipo (durante l’anno hanno iniziato a lavorare con uno dei Coach del nostro Team su alcuni aspetti legati all’allenamento mentale per gli sportivi di alto livello, ma non avevano ancora approcciato il Team Building e le metodologie dello Sport Coaching applicate al lavoro in squadra), stanno dimostrando un atteggiamento e un entusiasmo che mi hanno impressionato.

Gli spunti che ti riporto in questo articolo meriterebbero almeno un paio di post, ma credo che valga la pena concentrarli tutti qui, in modo che tu possa avere subito alcuni elementi che credo siano estremamente importanti per il raggiungimento di traguardi ambiziosi.

Devo dirti che le premesse mi hanno fatto da subito ben sperare… prima di partire per la due giorni mi sento come di consueto con l’allenatore (a sua volta ex atleta di altissimo livello che si è tolto numerose soddisfazioni in questo sport) per concordare e finalizzare gli obiettivi su cui lavorare con i suoi uomini. Verso la fine della nostra chiacchierata mi dice una frase che esprime un concetto che spesso trasmetto agli atleti con cui lavoro, ma il modo con cui la ha detta e la congruenza della sua voce mi hanno fatto ulteriormente capire come questo sia di capitale importanza per raggiungere gli obiettivi che ti prefiggi.

Lui mi dice: “Vedi Pacci, quando vuoi raggiungere un determinato traguardo devi VIVERE e PENSARE come un atleta, una squadra che ha già raggiunto quello specifico traguardo”, che è come dire “Se vuoi vincere il campionato devi VIVERE e PENSARE come un atleta o una squadra che vince il campionato; se vuoi conquistare la promozione in serie A devi VIVERE e PENSARE come un atleta o una squadra di serie A”!

Non credo ci sia bisogno di troppi commenti. Spesso mi trovo a palare del “comportarsi come se” fossi già la persona che vuoi diventare, il concetto nella sostanza è molto simile… credo che VIVERE e PENSARE nelle mie prossime coaching sostituirà “comportarsi” :)

Nella giornata di ieri poi altre due cose mi hanno fatto riflettere e mi hanno positivamente colpito. Molto frequentemente mi trovo a lavorare con atleti che si lamentano di come il compagno gli ha servito la palla, troppo alta, troppo bassa, troppo addosso, troppo in profondità; dello schema che sceglie l’allenatore che non li valorizza abbastanza; del fatto che non si sentono al centro del gioco e così via. Credo che anche a te sia capitato di sentire situazioni del genere. E molto spesso queste lamentele sono limiti che li frenano e  che impediscono loro di giocare meglio!

Ieri, durante una delle attività che abbiamo fatto con i ragazzi della squadra, l’allenatore mi dice: “Noi siamo abituati ad adattarci a come il compagno ci dà la palla e a comportarci di conseguenza, senza lamentarci o pensare a come ce la poteva dare meglio, sappiamo solo che la dobbiamo prendere, a costo di scorticarci per terra!”, e nella mia testa ho pensato “Altra straordinaria lezione di atteggiamento!”.

Attento bene, questo non significa che non si allenino, non si parlino e non facciano l’impossibile affinché quel passaggio sia fatto nel migliore dei modi, significa semplicemente che una volta che il passaggio è fatto lamentarsi non serve a nulla, serve solo prendere quella palla e portarla oltre la linea di meta! Il loro focus è proiettato su cosa devono fare con quello che hanno e su come possono farlo al meglio, non tanto su cosa serebbe dovuto succedere! Molto simile al famoso discorso di Velasco in cui diceva qualcosa del tipo: “L’alzata non si discute, si risolve!”. Niente male, non ti pare?

L’ultima cosa che voglio condividere con te oggi è un’altra frase che mi ha detto uno dei ragazzi dopo uno degli esercizi fatti insieme, probabilmente già nota, con la piccola precisazione che nella giornata di ieri questo è stato il loro atteggiamento in tutte le sfide che gli abbiamo proposto: “Se vuoi puoi, se puoi devi!”.

Occorre forse aggiungere altro?

Non vedo l’ora di partire con la giornata di oggi.

Credo che quando un atleta di alto livello o che aspira all’alto livello faccia sua questo tipo di mentalità, ci siano veramente poche cose che lo possono fermare.

Grazie mille ragazzi, è stato piacere lavorare con voi.

A te invece do appuntamento al prossimo post.

Pasquale Acampora
Di Pasquale Acampora


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