Magazine Curiosità
Quando osserviamo e “scegliamo” uno specifico risultato, tutte le altre possibilità diventano incoerenti rispetto a ciò che vediamo e si auto-escludono. Siamo noi a determinare ciò che si verificherà e sperimenteremo nella nostra vita sulla base del nostro punto di osservazione. Quando iniziamo a guardare il mondo da molti più punti di visti che vanno oltre le credenze limitanti, iniziano a manifestarsi nuovi eventi, situazioni e sincronismi. Solo perché crediamo che qualcosa sia possibile, ci apriamo a quella possibilità nella nostra vita. Newton credeva che la luce consistesse di un flusso di piccoli frammenti di materia fisica, o particelle. Ma nel 1803 con il famoso esperimento della doppia fenditura, Thomas Young scoprì che la luce si comporta come onde che possono urtarsi o interferire l’una con l’altra. Nel suo esperimento, Young mise due schermi, uno dietro l’altro davanti a una luce. Un raggio di luce laser monocromatico colpisce un microscopico forellino nel primo schermo e da questo, in base al principio di Huygens viene diffratto sulle due sottilissime fenditure S1 ed S2 equidistanti dalla fenditura singola. I due fori (di dimensioni paragonabili alla lunghezza d’onda della luce) si comportano come sorgenti puntiformi e coerenti e la luce da essi emessa interferisce come le onde sull’acqua prodotte da una sorgente doppia. Proseguendo, la luce colpisce uno schermo sul quale si visualizza una figura di interferenza caratterizzata da bande chiare e scure, in cui l’interferenza è costruttiva e da nodi in cui l’interferenza è distruttiva. Basandosi sui risultati dell’esperimento, Young provò che la luce non è, come credeva Newton, una particella, ma un’onda che si muove con le stesse modalità del suono. Approfondendo la rivelazione di Young che la luce si comporta come un’onda, Albert Einstein studiò l’effetto fotoelettrico, per il quale il metallo colpito da un raggio di luce emette elettroni. Nel 1905, Einstein, usando il concetto di Max Planck di blocchi discontinui di energia, lavorò sulla luce per spiegare l’effetto fotoelettrico e concluse che, se ci si potesse avvicinare a sufficienza, si vedrebbe che le onde di luce sono in effetti particelle, piccoli frammenti di luce chiamati insieme che egli chiamò fotoni. Einstein provò che i fotoni, colpendo gli elettroni, provocano la loro espulsione e il conseguente rilascio di energia durante il processo (effetto fotoelettrico). Young provò per primo che la luce si comporta come delle onde, ma Einstein provò che la luce è fatta di particelle luminose chiamate fotoni. La luce è un’onda o una particella? Il dualismo onda-particella è un paradosso fondamentale della fisica quantistica. Nel 1961 e nel 1989, gli esperimenti della doppia fenditura di Young vennero ripetuti. Ciò che gli scienziati scoprirono è che se si rallenta l’emissione della luce verso un singolo fotone (o elettrone) alla volta e si realizza lo stesso esperimento di Young, i risultati sono sorprendenti. Come ci si poteva aspettare, con una fenditura aperta il fotone oltrepassa lo schermo e lascia un punto di luce corrispondente. Con entrambe le fenditure aperte, il modello di interferenza delle onde si manifesta anche con un singolo fotone. Come può essere? Come possono esserci onde di interferenza quando i fotoni passano attraverso una sola fenditura alla volta? Un singolo fotone dovrebbe essere una particella o dovrebbe poter attraversare una qualsiasi delle due fenditure, ma non entrambe. Invece, quando le due fenditure sono aperte, anche se i fotoni sono emessi uno alla volta, appare il modello di interferenza che indica la presenza di più di un’onda. Per quanto possa apparire illogico, l’unica conclusione da trarre è che i singoli fotoni passano effettivamente attraverso entrambe le fenditure simultaneamente e che ogni fotone interferisce solo con se stesso. La luce si comporta a volte come un’onda e a volte come una particella. John von Neumann, celebre matematico, fu chiamato ad interpretare i risultati sconcertanti dell’esperimento e giunse alla conclusione che l’unica spiegazione possibile fosse la presenza di una variabile nascosta. Secondo il lavoro di Thomas J. McFarlane, Quantum Physics, Depth Psychology and Behond, von Neumann giunse alla fine alla conclusione che quel fattore x fosse la coscienza umana! In pratica , il motivo per cui il fotone o l’elettrone interferiva con se stesso era che la nostra coscienza (quella degli esseri umani) provocava il collasso della funzione d’onda, e ciò produceva la differenza tra la percezione della particella e dell’onda. Se partiamo dal presupposto che gli esseri umani sono composti di fotoni, l’atto stesso di osservare provoca il collasso della funzione d’onda e cambia la struttura concreta della composizione del corpo. Quindi fondamentalmente il nostro universo è un artefatto. In sostanza la coscienza è il fattore x che viene trascurato in tutti quanti gli esperimenti, ma che spiega la maggior parte degli effetti osservabili in fisica quantistica. L’onda probabilistica è basata sul nostro modello di coscienza. Ciò significa che se espandiamo il modello della nostra realtà personale, i risultati cambiano e in modo esponenziale. La nostra osservazione o misurazione provoca il collasso della funzione d’onda. E quando smettiamo di cercare di realizzare un certo obiettivo che c’é spazio per il cambiamento. Se vogliamo a tutti i costi che qualcosa accada, ci situiamo nella nella realtà in rapporto all’informazione od oggetto in questione. Ma quando espandiamo la nostra consapevolezza dall’interno del nostro cuore, sfrecciando là fuori, siamo momentaneamente svincolati dai limiti della coscienza e trascendiamo la barriera della dimensione spazio temporale. Cambiare il modo in cui percepiamo la realtà trasforma l’oggetto della nostra osservazione, che a sua volta provoca l’immediata trasformazione del risultato finale! Ogni volta che osserviamo il mondo subatomico lo alteriamo. Ma come può essere che semplicemente osservando un’onda la si trasformi in particella? Nessuno sa come, ma è proprio ciò che accade. Il fatto che la luce sia un’onda di energia se non la osserviamo, o una particella di materia fisica se invece la osserviamo, significa che dipende da noi scegliere se osservare e focalizzarci su una particella o meno. Se la luce farà la sua comparsa come particella o continuerà la sua esistenza come onda dipende dalla nostra scelta. Questo dualismo onda-particella, uno dei pilastri della fisica quantistica, indica una verità stupefacente. Pensa a cosa significa veramente. Se non ti focalizzi sull’entità subatomica, è solo un’onda che fluttua liberamente, ma se ti concentri su di essa e la osservi, si solidifica in una particella di materia fisica. Poiché ogni atomo di questo mondo è fatto di entità subatomiche che si comportano in questo modo, che implicazioni ha tutto questo nella tua vita? Proprio come per le particelle di luce, qualsiasi cosa a cui presti attenzione accade. Se acquisti una macchina rossa, improvvisamente comincerai a vedere molte auto rosse sulla strada. È lo stesso fenomeno: ciò su cui ti focalizzi è ciò che appare. Forse penserai che se non avessi comprato l’auto nuova, non noteresti le altre auto rosse. Ma la verità è che senza la tua attenzione le auto rosse non sarebbero là! Sei tu a manifestare quella possibilità quantistica! Si tratta solo di assumersi la responsabilità e di riconoscere ciò che hai scelto. Ne deriva qualcosa di entusiasmante e incoraggiante: puoi cambiare ciò che scegli di osservare e, facendolo, puoi cambiare ciò che accade. È l’atto stesso di osservare, del focalizzarsi che crea il risultato, sia esso una particella di luce o un’automobile rossa. Il primo passo per cambiare la tua vita è di accettare che la scelta di ciò che osservi è una tua responsabilità. Infatti, il nostro mondo, ossia la nostra realtà fisica non appare se non lo osserviamo. Fino a quando non lo rendiamo manifesto, il nostro universo, come la luce, esiste solo come onde di energia, come onde di probabilità. Ciò significa che l’universo è plasmabile e si manifesta nel modo in cui lo vediamo. Ogni persona è totalmente responsabile del proprio universo. Abbiamo reso manifesto il nostro universo, lo abbiamo fatto sempre, solo che non ne eravamo consapevoli. Ma allora come è possibile farlo se non ne siamo consapevoli? Osservando, prestando attenzione. Ciò su cui una persona si focalizza è ciò che apparirà nella sua vita, nel suo mondo. Il fatto è che siamo noi coloro che lo stanno creando: noi stiamo osservando le entità subatomiche che rendono solide le onde di energia per diventare la materia del nostro mondo. Questo significa che le cose che desideriamo possono manifestarsi, ogni volta che cambiamo il nostro punto di osservazione. Per manifestare grandi cambiamenti è sufficiente iniziare ad osservare il mondo focalizzandoci su quello che desideriamo. Se poi all’osservazione segue l’azione consapevole, gli effetti diventano sempre più evidenti e visibili a tutti. Servono solo due cose per cambiare il mondo: il focus su ciò che desideriamo e la coerenza del cuore per realizzarlo. Fonte: www.essereilcambiamento.it
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