La nascita delle materie plastiche
La plastica è uno di quei materiali che possiamo trovare, oggi, in ogni aspetto della nostra vita quotidiana.
Verso la fine degli anni 50′, la plastica, fece il suo debutto cambiando letteralmente il mondo dell’industria che, sino ad allora, non aveva conosciuto nessun prodotto del genere, infatti grazie al suo basso costo di produzione iniziò ad addentrarsi sempre più in rami industriali quali: automobilismo, architettura, medicina, elettronica, aereonautica etc.
L’industria delle materie plastiche ha avuto in questi ultimi 60 anni uno sviluppo incredibile, solo negli ultimi 20 anni l’uso della plastica nelle automobili è aumentato del 114%, senza contare poi l’incremento ottenuto nell’industria elettronica.
Questo sviluppo ha reso l’industria plastica una tra le più importanti industrie odierne, incrementando il numero di materiali prodotti, anche molto diversi fra loro per aspetto e caratteristiche, che possono sostituirne altri quali: legno, metallo, vetro, etc. e che noi chiamiamo tutti con lo stesso nome: “plastica”.
Sviluppo e ricerca della plastica nell’industria elettronica
I nuovi materiali dell’industria plastica, spesso, sono trattati ed ottimizzati con vari processi, affinché possano acquisire determinate caretteristiche, che ne permettono l’applicazione in campi come l’elettronica.
Talvolta questi processi rendono le plastiche, alla fine del loro ciclo vitale, difficili da smaltire richiedendo un esborso economico e un inquinamento notevoli che incidono in modo evidente sui costi di produzione.
Sono un ottimo esempio le plastiche termoindurenti, utilizzate particolarmente nell’elettronica di largo consumo come parti di componenti hardware, queste plastiche sono trattate con additivi che le rendono molto resistenti alle alte temperature ma che, a loro volta, le rendono praticamente impossibili da riciclare.
Proprio per questo motivo l’attenzione e lo studio degli scienziati si sta spostando sempre più, in questi anni, verso plastiche che, pur mantenendo le loro specifiche qualità, possono essere riciclate e prodotte, a basso costo, in ecosostenibilità.
Dunque, negli ultimi anni abbiamo assistito ad innovazioni della plastica come quella scoperta da Antonius Broekhuis e colleghi del Dipartimento di ingegneria chimica dell’Università olandese di Groningen (tra cui figura anche l’italiano Francesco Picchioni) una plastica termoindurente che può essere sciolta e rimodellata, più volte e a basso costo, senza perdere le sue caratteristiche originarie di durezza e resistenza al calore.
Altra incredibile innovazione sono le plastiche auto-rigeneranti , materiali complessi che sono in grado di riparare discrepanze strutturali più o meno evidenti con l’intervento dell’uomo o in modo del tutto autonomo.
Alcune di esse sono state sviluppate ispirandosi al funzionamento di quella “macchina” complessa e perfetta che conosciamo con il nome di corpo umano e possono essere riparate anche dopo aver subito uno sparo!
Come la plastica scoperta dai ricercatori della Illinois University che prende il nome dall’omonimo film “Terminator” in cui il famoso cyborg T-1000 è capace di completa auto-guarigione.
Marek W. Urban, professore della University of Southern Mississippi di Hattiesburg (USA) con i suoi colleghi ha ideato uno speciale polimero che “sanguina” di una sostanza rossa quando danneggiato e si autorigenera alla luce solare ma anche sotto una lampadina, al cambiamento di pH o di temperatura.
IBM Research ha annunciato di aver scoperto una nuova classe di polimeri chiamata polyhexahydrotriazine che, più forti delle ossa, hanno la capacità di auto-guarigione, sono leggeri, e sono riciclabili al 100% e, curiosamente, non sono stati scoperti dai chimici bensì dai supercomputer di IBM.
Un team di scienziati della CIDETEC ha creato un polimero elastico che può rigenerarsi senza aver bisogno di un aiuto esterno come il calore, la luce, prodotti chimici o qualsiasi intervento umano.
Presente e futuro delle plastiche auto-rigeneranti
Considerando tutti questi nuovi e speciali polimeri, magari, si potrebbe anche pensare che essendo dei materiali sperimentali il loro effettivo utilizzo arriverà in un tempo ancora molto lontano, ma i tempi sono maturi e l’utilizzo di questi nuovi polimeri, unito alla forte domanda del mercato dell’industria elettronica, arriverà probabilmente nel giro di pochi anni, tralasciando il fatto che potrebbero comunque essere utilizzati in molti altri diversi campi produttivi rispetto all’industria elettronica.
Basti pensare che il mercato propone oggi dei prodotti che, seppur in minima parte, fanno già utilizzo di questi materiali avanzati, un esempio lampante è il nuovo LG G FLEX 2, dispositivo presentato al CES 2015 pochi giorni fa che come il predecessore è dotato di una back cover auto-rigenerante. (Per tutte le altre novità del CES vi consigliamo di visitare la nostra homepage)
Quante volte vi è capitato di graffiare sbadatamente la cover del vostro smartphone con le chiavi di casa? Oppure quante volte, dopo una lieve caduta in strada, la vostra cover ha presentato ammaccature e graffi più o meno lievi?
Ebbene si, tra poco tempo, tutto questo non sarà più un problema, perchè l’utilizzo di questi materiali potrebbe diventare presto uno standard per tutte le case produttrici di device di largo consumo. Di seguito un video dimostrativo della funzione auto-rigenerante della back cover di LG.
Vi ricordiamo che la nostra anteprima è visualizzabile a questo link | Anteprima LG G FLEX 2.
Per quanto riguarda il futuro di questi materiali cosa ne pensate?
Siete d’accordo all’utilizzo di questo genere di materiali?
Pensate come me che diverranno presto degli standard, se no, perché?
Discutiamone insieme!