Alcune società umane non hanno ignorato le maschere e questo accaddè nel momento in cui l’uomo ebbe accesso allo stato della cultura. Dalla Grecia antica all’America antica passando per l’Asia e l’Oceania, le maschere hanno simbolizzato gli dei, incarnato la bellezza, espresso la magnificenza e l’illusione, ma anche la calma, l’ordine e la serenità. Maschere d’iniziazione del Peloponneso, maschere Bugaku e Nô del Giappone, maschere Barong di Java, maschere degli Eskirno e degli Indiani d’America, maschere dei Paou Orokolo della Nuova Guinea. Nell’Africa nera, il continente venne celebrato dal debutto del XX° secolo per la ricchezza della sua arte, per la scultura delle maschere e per l’infinita varietà di arte pittorica. Le maschere in questo contesto possono essere considerate come un fenomeno artistico caratterizzato dalla sua ubiquità e diversità di forme e di stili. Si incontrano maschere nelle savane dei paesi sudanesi e dei paesi Bantou come si incontrano nelle foreste del golfo della Guinea o in Congo. Queste regioni ricoprono differenti tipologie di civilizzazione : i Dan, i Vê e gli Akan. E poi ancora le civiltà dei granai con i Dogon, i Senoufo e le civiltà delle città con i Mandingo e gli Yoruba. Parliamo di società che possono essere patriarcali o matriarcali, organizzate in Stati o sulla semplice base del villaggio. Quello che stupisce in questa presenza di maschere è l’indifferenza alle variazioni di ordine geografico o culturale, sociale o politico. Esistono tuttavia delle regioni privilegiate in questa distribuzione geografica e socio-culturale delle maschere in Africa.
Il Sudan occidentale e principalmente i popoli sul delta del Niger (Bambara, Dogon, Mossi, Bobo)
Le regioni al Sud e al Sud-Est del Congo (Congo, Zaire, Angola)
Le regioni costiere da Casamance sino al Congo, in particolare i popoli del massiccio guineo-liberiano, della Costa d’Avorio, della Nigeria, del Cameroun e del Gabon.
Gli alti plateau situati tra il lago Nyassa e l’Oceano Indiano
Un centro importante di maschere si trova nel Sudan centrale, l’Oubangui Chari (l’attuale Repubblica Centroafricana) e il nord del Congo. Infine, si presume che le società politiche organizzate in Stato fortemente centralizzato siano meno ricche in maschere che quelle organizzate in califfati e comunità pastorali. Le forme sono variegate e di taglie e materiali diversificati ma con una preponderanza manifesta del legno. Esiste una profusione di forme ma tre tendenze principali sono le più importanti. La prima riguarda le maschere a forma animale o maschere zoomorfe e sono la rappresentazione dei caratteri dominanti degli animali rappresentati, come le maschere Boli dei Bambara che raffigurano leoni, iene e antilopi. Da notare l’importanza delle Tyi-Wara, maschere di antilopi che conducono le danze durante i grandi avvenimenti. Nel contempo, la danza mascherata dei Douro e dei Baoulé, è una vera rassegna di maschere zoomorfe dove appaiaono teste di cani, gazzelle e elefanti. Le maschere a figure umane o maschere antropomorfe rappresentano sia uomini che donne. Presso i Dogon, le maschere umane incarnano gli avi, i cacciatori e i maghi. Esistono anche tra i Mossi delle maschere con figure femminili accostate a maschere con figure maschili. E ancora maschere antropomorfe presso altri popoli come i Dan e i Gouro, dove i tratti sono finemente cesellati. Chi non ricorda la celebre Die-La Lou–Zaouli, una delle più belle attrazioni danzanti ivoriane. Le maschere antropomorfe associano i tratti umani a quelli animali, ma con una preponderanza di volti umani. I visi maschili comprendono alcuni ornamenti sovente periferici a carattere animale (corna, piume, denti) che servono a sottolineare le caratteristiche funzionali della maschera. Le maschere Zamblé dei Gouro ne sono un esempio. Per quanto riguarda le maschere Wé (Guéré e Wobé) questi ornamenti sono composti con raffinata ricerca estetica e rappresentano un grado molto alto d’espressione simbolica. Attraverso le forme che si donano alla materia, le culture delle maschere cercano di rendere visibile l’invisibile ed esprimere delle idee. L’unione degli elementi naturali e astratti, degli elementi inpressionisti e degli elementi surrealisti, si innesta in una sorgente di identità nuova : la maschera appunto. Colui che indossa una maschera con una testa potente, un occhio guardingo, corna di bufalo, gola di coccodrillo, esercita sicuramente una impressione di forza e di coraggio. L’equilibrio statico, la simmetria e la frontalità devono evocare la grandezza sovrannaturale delle maschere. Due altri stili appaiono chiari attraverso le forme : uno stile cubista, dove dominano le forme geometriche, caratteristica delle maschere Dogon, Bambara, Bobo e Wé (Guéré in particolare) e uno stile naturalista dove domina al contrario la rappresentazione del reale visibile, caso delle maschere dei Gouro, dei Baoulé e dei popoli del Bénin.















