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Il sacro e il profano di Castilla y León. Part II. il profano

Da Elle_lx
Il viaggio profano inizia in modo consono, cioè con due luoghi comuni della Spagna: il toro e il prosciutto (jamón).Ecco. Questi non sono affatto luoghi comuni, sono semplicemente il chiodo fisso da queste parti! A parte i tori nelle bandiere e quelli veri che pascolano perennemente nei campi, il nuovo design iberico prevede installazioni di statue coloratissime di tori a grandezza naturale lungo la statale. Tori di tutti i colori, con fantasie per tutti i gusti. Ero in macchina, purtroppo non sono riuscita a fotografarli (speravo di beccarne almeno uno vintage al ritorno, ma abbiamo cambiato strada). Ci sono anche delle strade che si chiamano semplicemente "Toro", senza neanche fregiarsi del titolo di "strada" o "viale" o, che so, "passeggio". Dove sei? In Toro no. 21, arrivo subito. Dammi solo il tempo di ingozzarmi di jamón e arrivo.Infatti è lui il re della tavola, che campeggia trionfante in ogni bar, appeso con altri cento esemplari sulle vostre teste, una spada di Damocle suina e profumatissima.E se invece optate per una caña, ossia una birra alla spina, non potete credere che lo spillatore abbia le fattezze di ciò che pende sulla vostra testa, e che sia persino corredato di elegante zampa con piedino all'insù.
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Fuori dai centri abitati si estendono i vigneti ad alberello di tempranillo di Toro. In questo caso Toro è la località, e quindi abbiamo anche i famosi vini di Toro. Olé!La terra qui è rossa, sanguigna, ed in questa stagione le viti spoglie e nere creano un colpo d'occhio particolare.
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Le città sono delle piccole perle di architettura medievale e cinquecentesca.Oltre a Zamora (di cui vi ho parlato nel post sacro) che pullula di chiese romaniche, gli altri posti che ho visto sembrano fermi alle epiche imprese della Spagna di Don Chisciotte: piazze rettangolari con portici per lo più lignei, rigorosamente Plaze Mayor, e dedali di stradine con palazzi e i loro balconi coperti in legno o ferro battuto.
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E poi Salamanca, città universitaria e viva, gioiellino romanico-gotico-barocco.
L'interno della cattedrale vecchia è uno dei più belli che abbia visto, soprattutto per gli effetti ottici che le poche finestre e i rosoni riescono a ricreare sapientemente, in un inseguirsi di luci ed ombre in bianco e nero. All'uscita il sorprendente blu immenso del cielo è accecante.
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Torniamo all'aspetto mangereccio con le tapas. Banconi lunghissimi imbanditi e dove si azzuffano i famelici prima, durante e dopo l'ora di pranzo, buttando rigorosamente le carte a terra. L'ho visto fare a tutti, camerieri che sparecchiavano compresi. Se ci arrivate affamati è la vostra fine, perché quei banchi dove alloggiano schiere di teglie piene di ogni cosa -per lo più fritta- vi sembreranno un'oasi nel deserto.Ho persino rischiato di mangiare uno spezzatino di labbra di vacca con patate: infatti lo avevo chiesto indicandolo, ma poi l'occhio m'era provvidenzialmente caduto nel piatto dell'avventore che consumava rigorosamente in piedi e, intravedendo callosità sospette, avevo chiesto ragguagli. No, grazie, facciamo che mi dai quella frionzola di...ehm...jamón, ché tanto qua non ho scampo.I vini sono ottimi, del resto in questa zona si estende la Ribera del Duero, ossia il Douro portoghese, zona vinicola da secoli e di alta qualità.
Il sacro e il profano di Castilla y León. Part II. il profanoIl piatto che anche da solo potrà infierirvi il colpo di grazia sarà fatto di salsiccia arrostita coperta da patate fritte e pimientos de padron, i cosiddetti friarielli, insomma, per chi mastica un po' di cucina del sud.
Eh già, quanto mi è familiare 'sto piatto!Gli spagnoli ci hanno lasciato eredità "pesanti" anche ai fornelli. La tortilla, ad esempio, esiste anche da noi, e si chiama frittata di patate, cioè quel che è.
La Castilla y León è anche la regione dove si parla il castigliano puro.  Gli altri. Perché io, che prima di venire a vivere qua masticavo un po' di spagnolo, adesso l'ho praticamente rimosso: la somiglianza apparentemente strettissima al portoghese, mista alla familiarità con l'italiano hanno reso tutto molto...creativo. 
Guardando nei cieli qui è  facile avvistare simpatici uccelli, di cui campanili e tetti merlati ospitano i nidi, anzi i nidoni: le cicogne! Io non le avevo mai viste, sono bellissime!  Ed emettono uno strano suono battendo il becco. L'ultimo giorno, dopo aver attraversato autunno ed inverno, finalmente decine di rondini ci ricordano che è davvero primavera.
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Simpatici insomma questi castigliani. Ma quanto sono caciaroni! Son capaci di fare chiasso anche in tre. Mentre esulto quando escono dal locale in cui sono capitata regalandomi un attimo di quiete, mi viene in mente una scritta che campeggiava qualche tempo fa sui muri di Lisbona.
Il sacro e il profano di Castilla y León. Part II. il profano
Abbassiamo il volume dunque, il viaggio e' finito: si torna in Portogallo. 

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