Il sadismo mai sazio per la guerra

Da Femminileplurale

In questi giorni – per Gaza, l’Ucraina, la Siria – si sente spesso parlare di «strage di innocenti». È un’espressione che solo apparentemente può sembrare neutra, se non buona, mentre in realtà è efferata: sottintende che una “strage di colpevoli” sarebbe meno grave o forse, addirittura, benvenuta. Come se fossimo stati infettati dalla mentalità dell’uccidere, massacrare, umiliare – come se ai “colpevoli” (giudicati quando e da chi, per che cosa?) fosse lecito infliggere una pena di morte e, visto che stiamo parlando di «strage», addirittura di massa.
Da questa mentalità sanguinaria era infettato anche l’articolo di Guido Crainz pubblicato ieri su Repubblica, in cui il professore parlava della gogna inflitta ai prigionieri di guerra ucraini come di una manifestazione incruenta (sic).
L’eterno dibattito giornalistico sull’opportunità o meno di pubblicare immagini violente dovrebbe prendere in considerazione anche il fatto che, in questo show della guerra e della disumanità, pare che a noi indignados della famosa opinione-pubblica-occidentale-democratica la dose di orrore da somministrare per essere soll-eccitati debba essere sempre più alta. Di orrori piccoli si accontentino gli altri, show must go on.

P.S. Marcella su facebook fa notare che strage degli innocenti è un’espressione che viene da lontano, alludendo all’episodio raccontato nel Vangelo in cui Erode, venuto a sapere della profezia dei Magi sulla nascita del Messia, fa ammazzare tutti i neonati maschi nati vicino a Betlemme. Tutto vero, ma l’espressione giornalistica è diversa: solo occasionalmente viene riferita ai bambini, il suo uso più frequente è invece generico. È in questa genericità che si nasconde l’implicito della pena di morte per il non meglio identificato colpevole. 


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