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Il saggio, lo stolto e Napolitano

Creato il 09 febbraio 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

Il 30 Gennaio 2014 i deputati del Movimento 5 Stelle hanno ufficializzato la richiesta di Impeachment nei confronti del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, ovvero l’atto per la messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica, così come sancito dall’ART. 90 della Costituzione.

Non sono un giurista, tantomeno un costituzionalista, quindi non starò qui a tediarvi con inutili e noiose elucubrazioni circa i massimi sistemi del Diritto, cavilli compresi; allo stesso modo, non ho nessuna voglia di elencare tutti i “capi d’accusa” (sei) presentati in tale richiesta; se non ne siete ancora a conoscenza potrete accedere a tutte le informazioni possibili in merito sulla rete.

Non so se questa richiesta di Impeachment sia o non sia pertinente, priva di fondamento oppure no, lo lascio ai grandi giornali, alla televisione o a chi senz’altro ne sa più di me.

Un vecchio detto aristotelico recitava cosi: “Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito”. Ed è proprio questo il punto su cui vorrei soffermarmi: andare oltre le parole, le azioni e i gesti per osservare la realtà così come si presenta davvero ai nostri occhi.

Durante quest’ultima settimana, molti giornalisti, politici e politicanti furbetti hanno giocato a vestire i panni dello stolto, tentando in tutti i modi di liquidare la questione in pochi minuti di dibattito. Lungi da me sostenere che Grillo interpreti il saggio della commediola, tuttavia…

Ho visto un Presidente della Repubblica far campagna politica per il professore “bocconiano” Mario Monti e scagliarsi contro chiunque osasse porre in discussione il suo operato.

Ho visto un vero e proprio leone, accecato dal mito del “Governo Forte”, battersi per consolidare le “larghe intese”, relegando gli italiani in una palude immobile e stagnante, nonostante le urne avessero gridato con forza al cambiamento; ed un agnellino di fronte all’alta finanza.

Ho visto un Presidente venir meno al suo ruolo di garante delle minoranze, inveendo apertamente e pubblicamente contro un movimento politico votato da nove milioni di italiani.

Ho visto un Presidente di 88 anni farsi rieleggere per un altro settennato, senza alcuna grave necessità o forte motivazione, nonostante avesse dichiarato più e più volte il contrario.

Ho purtroppo sentito un Presidente sostenere, in occasione dell’imminente condanna del senatore Silvio Berlusconi, che i magistrati avrebbero dovuto tener conto delle conseguenze politiche dei loro atti, dimenticandosi che questi obbediscono solo alla legge e alla propria coscienza, cosi come stabilito dalla Costituzione.

Mai ho udito una parola di sostegno, di vicinanza, di solidarietà nei confronti del PM anti-mafia Nino Di Matteo, oggetto di becere minacce di stampo mafioso da più di un anno e mezzo; nemmeno Falcone e Borsellino hanno dovuto subire un atteggiamento così viscido e distaccato da parte delle Istituzioni.

Infine, nessuno potrà mai ascoltare le intercettazioni tra Napolitano e Nicola Mancino riguardanti la trattativa Stato-Mafia, poiché sono andate distrutte proprio per volere del Colle.

Al di là della concretezza o meno di questo benedetto Impeachment, definito da Grillo stesso una “finzione politica”, io mi domando piuttosto se Giorgio Napolitano possegga ancora le qualità morali, la credibilità e le doti per interpretare al meglio un così alto ruolo istituzionale.

Dubito fortemente che un paese come l’Italia, che combatte tutti i giorni contro la crisi, la criminalità e la corruzione, possa trarre giovamento ed esempio da una figura che certamente qualche scheletro nell’armadio ancora nasconde.

Ricevuto e pubblicato.


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