Il Salone dello studente – il terzo targato centrodestra, in Santa Maria della Pietà – è terminato. Alcune considerazioni mi sento quindi di farle. La prima, evidente a tutti coloro i quali hanno avuto modo di entrare – anche per una sola volta, poiché balza all’occhio – nel Salone, riguarda l’angustia degli spazi. Una ristrettezza quantificabile in 4/5 metri quadrati al massimo. Ciò che mi chiedo, dunque, è questo: come può un ragazzo decidere del proprio futuro sulla base di un’offerta che si sviluppa lungo il perimetro di una stanzetta tanto striminzita? Non si tratta di una mostra di serpenti della Val di Fassa o di farfalle dei colli Euganei. E’ forse, con tutto il rispetto per i naturalisti, qualcosa di più. Espositori appiccicati l’un l’altro, questo a detta non solo mia ma anche di molti insegnanti con i quali mi sono confrontato durante le giornate del Salone. Non si contavano gli alunni costretti ad ascoltare loro malgrado, con una evidente confusione generale, le risposte a domande fatte da ‘colleghi’ a fianco.
In sostanza: al ragazzo che deve investire sul proprio domani manca la possibilità di prendere visione, in maniera chiara e proficua, delle diverse offerte formative a disposizione.
Tutto secondo copione, d’altronde, come è stato nei due anni passati. Con un surplus, in questa edizione, di sarabanda: un viavai di ragazzi senza bussola, cartina di tornasole – ahinoi – del nostro tempo. Un triste e opaco specchio dell’Italia di oggi.
Piccole cose, piccoli dettagli. Critiche pretestuose, dirà qualcuno. Per nulla. Inevitabili sì, invece, stante la vastità delle attività da proporre e delle realtà da far conoscere. Che hanno avuto come contraltare una location misera nelle dimensioni. E il solito refrain del “dobbiamo fare i conti con le risorse a disposizione” non regge più. Se è vero come è vero che su circa 80 mila euro – il costo del Salone – oltre 70 mila arrivano da soggetti privati e dal contributo chiesto alle scuole. Il Comune sborsa poco più di 7 mila euro, considerando che per la quattro-giorni in Santa Maria della Pietà non è stato previsto un euro di affitto, essendo i locali di proprietà del Comune stesso.
Il Salone dello Studente non è una vetrina per farsi belli. Bensì una vetrina per presentare un’offerta formativa, per proporre un’attività didattica. Evidentemente è bene metterlo in chiaro, dal momento che l’assessore Alquati non perde occasione per ribadire la bontà e l’utilità di un Salone che è convinta dia lustro al suo assessorato. Un Salone che invece, a mio avviso e come detto non solo mio, concepito in questo modo non serve proprio a nulla.
Basta con la transumanza scolastica: il Salone dovrebbe essere partorito itinerante, capace di toccare le diverse scuole. Come? Con formatori che, in collaborazione con l’Ufficio scolastico territoriale, si presentano nelle diverse scuole a promuovere la propria offerta didattica, le proprie specificità. Se invece viene strutturato in questo modo, tanto vale non farlo. Meglio passare la mano. Saltare il giro.
Prof. Daniele Bonali
Consigliere Comunale – Partito Democratico
Il Salone dello Studente umilia la scuola: così, meglio non farlo (di Daniele Bonali)
Creato il 05 dicembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignaniPotrebbero interessarti anche :
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