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Il salone di Torino e il festival di Milano: due mondi editoriali

Creato il 10 maggio 2012 da Autodafe

di Cristiano Abbadessa

Si apre oggi il Salone del Libro di Torino, la più importante e visibile tra le fiere del settore. Grandi case editrici, autori famosi, ospiti importanti, passerella di autorità, esposizione mediatica costante, pubblico numeroso anche se piuttosto variegato, talvolta solo curioso o in cerca di eventi. Noi, come sempre, non ci saremo; quantomeno non ci saremo come espositori, anche se poi ci sarà chi troverà il modo di andare a dare un’occhiata alla grande kermesse.

Il salone di Torino e il festival di Milano: due mondi editoriali

Noi saremo, anzi siamo, invece tra gli animatori e i promotori del festival della letteratura che andrà in scena a Milano dal 6 al 10 giugno: una novità e un esperimento, alternativo non solo nei nomi e nelle modalità alle tradizionali esposizioni fieristiche, più o meno grandi. Un grande contenitore di eventi in cui, oltre alla letteratura che farà la parte del leone, troveranno modo di esprimersi altre forme d’arte e cultura, spesso in interazione fra loro. E un tentativo di portare la cultura e i libri fra la gente, anziché limitarsi a richiamare gli interessati verso un unico e preconfezionato teatro di posa.
Appare evidente che i due eventi rappresentano con efficace sintesi due realtà completamente diverse del mondo editoriale, due mondi lontani e, fatta salva la passione per la lettura, con pochi punti in comune. A marcare la distanza non è solo la diversità della formula, che pure conta. E non sono neppure i nomi presenti, anche se Torino è prima di tutto la vetrina della grande editoria e dei colossi, mentre il festival di Milano nasce e cresce dall’idea e dall’impegno di realtà piccole e indipendenti. È anzi probabile che, proprio in ragione del diverso format e grazie a un’organizzazione dell’evento milanese che si è conquistata credibilità strada facendo, alcune case editrici di medio calibro siano presenti a entrambe le manifestazioni: a Torino per ritagliarsi uno spazio tra i grandi nomi, a Milano per testimoniare la propria appartenenza ideale e strutturale all’editoria artigianale.
Resta però la differenza di approccio, che si declina in varie forme. Per quanto riguarda la modalità organizzativa, perché al modello classico della fiera, piccola o grande che sia (c’è un organizzatore e ci sono dei partecipanti, che pagano il proprio spazio e si ritagliano il posto al sole in conseguenza della disponibilità economica), si sostituisce la formula degli eventi, in cui sono la voglia e la capacità di investire in idee e in lavoro a determinare quantità e qualità della visibilità. E poi per quanto riguarda il rapporto con il pubblico, perché, anziché esporsi in un’unica sede deputata, durante il festival gli artisti, gli scrittori e gli editori porteranno in una molteplicità di luoghi le proprie creazioni, alternando sedi istituzionali ad altre meno prevedibili, fino alla discesa nelle strade.
Nulla di naif o spontaneista, però, perché il festival avrà un proprio calendario, appuntamenti precisi, luoghi e orari; il che non toglierà la possibilità di porgere la propria offerta anche a un pubblico più vasto e di provare a catturarne l’attenzione evadendo dal recinto. E va detto che i riscontri, l’interesse mostrato da chi metterà a disposizione gli spazi per gli eventi, la passione e la creatività con cui i protagonisti stanno attrezzando performance e presentazioni, fanno prevedere una rassegna di grande impatto e in grado di animare la città nelle giornate (e nelle serate) del festival.
Sarà anche, ci contiamo, il primo passo per la creazione di una rete stabile di rapporti tra tutti quei piccoli soggetti del mondo editoriale che, nelle varie vesti, stanno costruendo il festival e che hanno l’ovvio interesse a dare un seguito all’evento, magari strutturandosi con una proposta alternativa in cui le energie di ciascuno concorrono a dare forza e visibilità (e magari un più ampio sbocco sul mercato) a quell’editoria indipendente che sconta debolezze strutturali e difficoltà di accesso.
La scommessa di chi ha ideato e promosso il festival è quella di riuscire a creare una manifestazione ampia e coinvolgente partendo dalle proprie forze, dal lavoro, dall’impegno e dalle idee, ben sapendo di non poter invece contare su quella disponibilità economica che serve per “comprarsi” gli spazi e le attenzioni. L’idea sta prendendo forma e forza, raccogliendo adesioni e interesse. Sul tram, ora che comincia a essere affollato e ha una destinazione precisa e interessante, continuano a salire viaggiatori. Noi siamo fieri di essere tra quelli che ci hanno creduto subito e che hanno dato un apporto fattivo e generoso.


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