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Il salotto buono di Partecipolis, fra Pd e Chiesa, discute del Museo del violino: un Ufo da inserire in un contesto cittadino e in un progetto di politica culturale

Creato il 05 febbraio 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

Pd e Chiesa cremonese si studiano, cercano una sintonia possibile su alcuni temi che, in caso di vittoria elettorale dei Democratici alle prossime comunali, consentirebbe anche al mondo cattolico una valorizzazione diversa. Il primo partito della provincia è rappresentato a ogni livello istituzionale: può dunque essere efficace. La Chiesa pure resiste alla violenza della crisi, quanto a consenso, e a propria volta rappresenta e offre una prospettiva carica di storia e di passione civile, a Cremona in particolare, nella città di Boccazzi e Bonomelli. C’è chi può pensare a un’opa di Azione cattolica sul Pd, in città come a proprio modo in Regione. Ac sul modello di conquista di Comunione e liberazione? Lo stile è differente, storicamente. Il civile cristianesimo, la buona educazione e formazione cattolica, restano un patrimonio dopo la disastrosa avventura di CL.
Dialogo conservatore, fra Pd e Chiesa, poiché esclude immigrati e le loro culture e religioni, la grande questione dell’integrazione, esclude pure le problematiche giovanili più ardue, e guarda alla tutela dell’esistente dal rischio di una crisi rovinosa, eppure questo confronto è necessario. Sarà in parte salottiero, in parte trainante.
Nella tempesta del presente e del futuro prossimo, incombe il Museo del Violino regalato come un oggetto misterioso dal non nominato Arvedi, mentre il patrimonio museale diocesano non è ben conosciuto né valorizzato, e lo stesso sistema museale comunale – e peraltro provinciale – merita qualcosa in più.
Partecipolis ieri in via Baldesio ha proseguito un dibattito aperto in cui la Chiesa si inserisce e discute. Don Andrea Foglia, in una serata fitta di spunti, che provo a raccontare in più parti, ha lanciato la provocazione: “Apre il museo del violino e gli altri, uno alla volta, chiudono”.
Gli intervenuti (la dirigente del settore cultura del Comune Jotta, il moderatore Franco Verdi, l’ex sindaco e parlamentare Paolo Bodini in un intervento dal pubblico) hanno infatti sottolineato che dell’attività, del progetto del Museo arvediano nulla si sa di certo. I finanziamenti scarseggiano, i biglietti d’ingresso non bastano a tenere aperti i musei civici, un museo così impegnativo costringe a una scelta. I biglietti coprono un terzo dei costi, mentre il ministero della cultura dispone di un miliardo e 200mila euro in tutto, di cui 200mila proprio per i musei.
La dirigente Jotta ha fatto notare come in ogni caso i violini storici non avevano casa: parte a palazzo Affaitati, parte a palazzo comunale. Per reggere, il sistema cittadino ha bisogno di aprirsi, farsi conoscere, entrare in rete con gli altri musei.
Il museo del violino richiede però una scelta a Cremona. O respingerlo e isolarlo, e nessuno vuole sprecare l’opportunità, oppure inserirlo in un progetto di sistema, che attragga visitatori a Cremona e al suo ampio patrimonio culturale. È in gioco l’occasione, grazie al riconoscimento dell’Unesco al saper fare liutario come patrimonio dell’umanità, di promuovere finalmente e valorizzare la Cremona del violino e della musica, in un ampio e diffuso contesto culturale.
Critiche alla strana iniziativa del museo del violino fanno vibrare sala Mercanti in via Baldesio 4: “Non c’è stato nemmeno un dibattito pubblico sul Museo che un imprenditore dona a Cremona: bellissimo dono, di cui troppo poco si sa” ha dichiarato Paolo Bodini, sul cui intervento si dovrà tornare. Bodini ha anche sostenuto che dei 200 milioni di cinesi che visiteranno l’Europa nei prossimi anni, almeno 20 milioni dovrebbero essere portati in Italia, ma ci vuole marketing.
E chi lo sa fare il marketing a Cremona? Chi ha la necessaria esperienza internazionale? Di queste questioni Claudia Cremonesi ha parlato ampiamente su questi audaci e fervidi fogli elettronici, indicando prospettive molto innovative. Di tali focosi e documentati slanci rimarrà luminosa traccia?
E finalmente ne parlano i cremonesi di Partecipolis, non più solo i superfalchi del solito giornale edito dal solito blocco agrario-industriale anni 30, che come sempre vorrebbe scegliere politici e strategie, quando una città è qualcosa di più partecipato e mai sintetizzabile.

prosegue

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