Il salto carpiato di Matteo non è una buona strategia

Da Paolominucci @paolo_minucci

La vignetta odierna del Fatto Quotidiano sintetizza magistralmente l’operazione che Renzi sta portando avanti con inflessibile polso da condottiero. Ancor più stringente però, per comprendere in che direzione ci muoviamo, può essere una frase di Peter DruckerGestione è fare le cose bene, essere leader è fare le cose…

Sul numero 10 di Forbes, versione spagnola, c’è un interessante articolo sulle strategie di marketing più av-vincenti del momento. Tra queste, quella della catena Cien Montaditos, vero e proprio colosso della ristorazione iberica, passato da un singolo esercizio a Huelva, Andalusia, a oltre trecento locali in sei mercati differenti in soli 12 anni. La strategia di successo della catena è legata ad un prodotto di qualità accettabile, e soprattutto a prezzi contenuti e fissi. Il consumatore sa quanto spenderà, senza nessuna sorpresa finale. È questo, quasi sempre, piace da impazzire.

Matteo da Firenze (per molti Il Gran Comunicatore, per altri, come Carlo Freccero, Il Restauratore), non sembra però aver fatto tesoro di questa piccola, utile nozione di marketing (virando piuttosto sul classico). Marketing che pure si vanta di conoscere approfonditamente e che esercita a modo suo.
La legge elettorale che si appresta a portare in parlamento, direttamente per l’approvazione in blocco, sconfessa le sue promesse (premesse) e gli auspici più elementari del suo elettorato. Dal pregiudicato Berlusconi, alle preferenze annullate, all’impegno sui diritti civili rimandato, il buon Renzi ha compiuto un salto triplo carpiato rovesciato che la Cagnotto se lo sogna.

Il Líder Maximo dell’ Italicum (o de noantri, visto il suo sereno trasferimento a Roma in barba alla carica di sindaco di Firenze) sembra aver fiducia nell’instancabile capacità di dimenticare del popolo italico, che tuttavia, così, ad occhio e croce, sembra non avere più la capacità di turarsi il naso e rischia quindi, suo malgrado, di rovesciargli il vassoio di polpette che ha davanti prima ancora di assaggiarle.

Se queste sono le condizioni, viene in mente quella famosa frase d’anonima attribuzione che circola nel mondo dell’innovazione e recita più o meno cosi: fallisci velocemente, fallisci presto, ma soprattutto fallisci a basso costo. Ché tanto pagheremo noi i suoi errori,  more solito. 

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