I posti come le persone sono altalene. Le persone, certe persone, lo sono ancora di più perché laddove dipende dalla forza di chi ti spinge sull’altalena quanto riesci a toccare con le gambe il punto immaginario più un alto, per certe persone dipende da come gira tutto il resto intorno a loro.
Le mie altalene dipendono molto dal tempo che fa, dal particolare calore dell’aria nei mesi al di fuori della classica estate, perché a meno che non siate estatefobici, caldofobici, marefobici, a star bene in estate son bravi tutti.
Allora il giorno in cui – un giorno di festa, un giorno senza sveglia, un giorno di cappuccini a letto, un giorno lento – un giorno in cui esci per la prima volta dell’anno a gambe nude, è un giorno felice.
Oggi Napoli è bella ed è al suo apice di bellezza stagionale: un delicato equilibrio di caldo normale, di poche persone e poco rumorose per strada per via della festa, di cortili soleggiati dove togliersi le ballerine e stendere le gambe per farle colorire.
Ed è una bellezza che sta montando da un po’, giorno dopo giorno quando la mattina esco e ci salutiamo con un bacio sulla porta, quando la sera esco e ci incontriamo in piazza e la luce è ancora forte e beviamo in piedi e parliamo e mi chiedono come stai? e rispondo bene e rispondo in pace. E penso a quanto sia difficile poter dire con sincerità bene e in pace, poterlo dire e poterlo sentire e sapere che bene e in pace dipendono così tanto da come si muove la città e la vita intorno a te. E ne approfitti come quando sull’altalena senti la fitta allo stomaco per l’altezza e l’immediata ricaduta indietro perché tra un po’ sarà maggio e sarà bello e impressionante come i tulipani polacchi, arancioni e bianchi, che piano piano sono cresciuti e ora sono già sfioriti e dei quali conserveremo per l’anno prossimo i bulbi che con così tanta cura abbiamo portato da Danzica.
Poi verrà giugno, il caldo asfissiante, la spazzatura, la polvere bianca sotto i marciapiedi contro le formiche e gli scarafaggi. La nuova spinta da farsi dare e portare in avanti il corpo, prima la testa, poi un colpo secco di schiena e infine tendere le gambe e se necessario tendere anche le punte dei piedi. Fino alla fitta allo stomaco, il sangue alla testa e poi di nuovo indietro.
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