Gli scavi di questi giorni a Mont'e Prama (Foto: Stefano Orrù)
Una scoperta eclatante in Sardegna: una distesa di reperti collegati ad un centro culturale nuragico già noto agli studiosi, il santuario dei giganti di Mont'e Prama.Attraverso l'utilizzo del georadar, un'apparecchiatura che possiede solo l'Università di Cagliari, sono stati individuati strade, muri, tombe e forse anche altre statue. I ricercatori stanno lavorando alacremente su una collina che si affaccia sul mare di Is Arutas e sullo stagno di Cabras, nella penisola del Sinis. Pensano che, sotto terra, giaccia un santuario nuragico ed una necropoli.
Proprio nello stesso luogo sono emerse le statue di guerrieri, arcieri e pugilatori che hanno permesso di rivisitare le teorie sulla storia del Mediterraneo. Qui lavorano gli archeologi dell'Università di Cagliari e Sassari, coadiuvati da alcuni disoccupati e da un gruppo di detenuti del carcere di Oristano.
I giganti di Mont'e Prama (Foto: La Stampa)
La scoperta dei giganti di Mont'e Prama risale al 1974, ad opera di un contadino che preparava la semina. In seguito emersero le statue di 28 giganti. "Quella che abbiamo eseguito a Mont'e Prama è la stessa ricerca che in Marocco ci ha consentito di scoprire l'anfiteatro romano di Volubilis e il tempio di Ercole a Lixus", ha detto il Professor Gaetano Ranieri, ordinario di geofisica applicata all'Università di Cagliari. "Abbiamo analizzato soltanto sei ettari ed abbiamo trovato tanti indizi che ci fanno pensare che esistono strutture di grande interesse archeologico: di certo non si tratta di conformazioni geologiche. A vedere i nostri rilievi penso che ci sarà da scavare per molti anni: sarebbe bello che qui venissero a lavorare gli esperti delle più prestigiose università del mondo", ha aggiunto lo studioso."In quest'area ipotizziamo di ritrovare i resti di un grande santuario collegato a un villaggio nuragico molto ricco che poteva permettersi di realizzare grandi statue ornamentali", ha affermato il Professor Raimondo Zucca, ordinario di storia romana all'Università di Sassari nonché coordinatore dello scavo, "Nella zona c'era una pluralità di insediamenti, organizzati probabilmente sulla base della gerarchia economica. C'era, insomma, una sorta di federazione a cantoni. Il santuario, secondo la nostra ipotesi, era stato realizzato intorno all'VIII secolo a.C., in un'epoca in cui si era già smesso di costruire nuraghi, con l'intenzione di celebrare la grandiosità del villaggio. Le statue che abbiamo recuperato sono le più antiche in assoluto".
Del tempio di cui parlano i ricercatori sono subito emersi dal terreno due blocchi in arenaria, elementi tipici, secondo gli archeologi dei templi di età nuragica.