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Il sapore di Graça

Creato il 10 febbraio 2012 da Elle_lx
Un pomeriggio a zonzo per il quartiere di Graça, che sorge su una collina sovrastante quella di Alfama, da dove si godono due splendidi panorami sulla Baixa e sul Tejo.Era da un po' che non ci passavo, specialmente a piedi, e certo vedere Villa Sousa -l'edificio ricoperto di mattonelle celesti che domina il Largo- è come attraversare diversi livelli temporali: un po' mi ricorda una Lisbona lontana e semisconosciuta di alcuni anni fa, quando c'ero venuta in viaggio, e l'osservavo da fuori. Poi però accade che in quelle case meravigliose con patio e scale di legno si abbia modo di entrarci varie volte, e di conoscerne certe stanze colorate di vita e dalle finestre enormi con i posti per sedersi incorporati.
Di quanti strati di emozioni mi sono spogliata.Quanto si potrebbe scrivere su questo angolo di città. 
Le ore passano in fretta quando sei con gli amici a parlare davanti ad una bibita. Anche se non era quella che volevi, e di questo ringrazierai sempre la signorina sbadatella nelle vesti di simpatica e stralunata cameriera di un bar che sembra il salotto di casa tanto è accogliente.Poi è tempo di andare, ma sulla via del ritorno, nella sera buia in cui non passa quasi più nessuno nella strada, da una porta che si apre su altre scale di legno giungono dolci note... ed il richiamo è troppo invitante per resistergli. Saliamo le scale e ci troviamo in un'altra casa. Di legno. A Graça. Dove si suona jazz in una stanza, così, come si fosse in salotto, e poi c'è anche lo spazio per bere qualcosa e rilassarsi.Si chiama Laboratório, e, se fino a qualche tempo fa era di analisi cliniche, da tre mesi è diventato uno spazio per fare musica e cinema.
Il sapore di Graça
Mobilio di recupero tra cui spicca un vecchio juke box che attira la mia attenzione. Sono sicura che funzioni ancora.
Il sapore di GraçaIl sapore di Graça
Finalmente il mio bicchierino di ginjinha. Me lo sono davvero sudato oggi!
Il sapore di Graça
E poi... ancora finestre coi posti per sedersi incorporati.
Perché quassù sedersi alla finestra dev' essere un'abitudine comune per chi la vita la vuol vedere scorrere da dietro ai vetri, spiandola, temendone l'irruenza tanto da non trovare la forza di affacciarsi a quella finestra, ma scegliendo di sostare ore seduto ad aspettare, ad osservare.E lo sguardo può allungarsi un po' più in là fino a trovare la pace nel fiume dei tramonti rosa e oro.
Oppure come me si poteva restare seduti, avvolti in una calda coperta di note, l'occhio teso a cogliere lo sferragliare antico di un tram che scivolava via veloce tra i balconi in ferro battuto della notte lisboeta.
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